I delitti individuali non
giustificano castighi collettivi. Essere rumeni o rom non è una forma di
"concorso morale”.
Lo SPAZIO
ANTAGONISTA NEWROZ, UNIVERSITA’ ANTAGONISTA,COLLETTIVO AULA R in occasione della fiaccolata di Alleanza
Nazionale in seguito allo stupro di una ragazza il località Piagge a Pisa ed
alla campagna di criminalizzazione in atto in città delle comunità migranti ed
in particolare della comunità Rom rispondono con un documento distribuito in
città che offre un motivo di riflessione lontano da media e politicanti.
“Una
giovane donna e’ stata stuprata a Pisa.
Ancora
una volta e’ stato perpetrato un atto di dominio e sopraffazione.
Ma
le donne denunciano da sempre le continue violenze e gli assassini che
avvengono in contesti familiari da parte di padri, fidanzati, mariti, ex e
conoscenti. E’ una storia senza fine.
Il
rapporto Eures-Ansa 2005, “L’omicidio
volontario in Italia” e l’indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su
quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima è una donna; più di un
terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel
corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro è
sette volte su dieci il marito o il compagno.
La
violenza contro le donne non puo’ e non deve essere ricondotta, come si
sostiene da più parti, a un problema di sicurezza delle città o di ordine
pubblico: la violenza maschile non conosce differenze di classe, nazionalità,
cultura.
La
violenza contro le donne non è un retaggio bestiale di “culture altre”, ma
cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella
moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l’aspetto fisico e la
disponibilità sessuale spacciandoli come conquista.
Se
questi sono i fatti, cosa sta succedendo?
Succede
che è più facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i
musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause
del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.
Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la
polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno. Sfruttamento nei cantieri,
dove ogni giorno un operaio rumeno è vittima di un omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a
prostituirsi, metà delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita
organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani
comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che è sotto
gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere). Sfruttamento in Romania, dove
imprenditori italiani – dopo aver "delocalizzato" e creato
disoccupazione in Italia – pagano salari da fame ai lavoratori. Succede che si
sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom
sotto il nazi-fascismo.
Fa
specie quindi che, pronti a fomentare il clima della criminalizzazione di
massa, formazioni di destra scendano in campo a “difendere le donne”.
Quelle
formazioni hanno nel loro Dna politico l’idea di una rigida distinzione dei
ruoli all’interno della società alla donna dovrebbe competere solo lo spazio
domestico e la funzionalità riproduttiva. Quelle formazioni hanno al loro
attivo attacchi ai diritti conquistati dale donne come quello all’aborto.”
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