36° Anniversario della morte di Franco Serantini. Ha ancora senso parlare dell’uccisione di un compagno dopo così tanti anni, non solo per commemorarlo , ma anche per chiedersi come questa sia stata possibile?
Per chiedersi come uno stato che ostenta la sua democraticità possa ammettere,o peggio perpetrare lui stesso, l’assassinio di una persona con la sola colpa di difendere e lottare per i propri ideali?
L’ iniziativa organizzata ieri, 7 Maggio, dalla biblioteca franco serantini e dal coordinamento comunisti anarchici pisani"Libertà civili e leggi speciali nella civiltà attuale"da risposta a questa domanda.
E la risposta è che oggi non solo ha senso parlare delle politiche repressive del nostro ordinamento ma anzi è necessario, per comprendere quanta libertà ci rimane,e come queste si siano evolute o meglio come queste nelle maggior parte dei casi siano rimaste immutate negli anni o addirittura si siano inasprite.
La mancata proiezione del documentario: "S’era tutti sovversivi",a causa di un guasto tecnico, ha lasciato spazio a un ampio e partecipato dibattito .
All’ analisi storica di Massimo Valengo (Federazione Anarchica Milano) degli anni settanta, quelli in cui ha perso la vita Franco Serantini, sono seguiti gli interventi degli avvocati Massimo Focacci e Ezio Menzione che, con il loro patrimonio di conoscenze tecniche sul tema, ci hanno fornito utili strumenti di riflessione sul tema della repressione ,soprattutto dei reati così detti d’opinione in’Italia.
Un’Italia dove ad a un auspicabile "sgombro"di quelle norme del codice penale, di matrice fascista, che puniscono i reato politici, quelli in cui si colpisce l’individuo per ciò che crede, per ciò che è e non per ciò che fa, si è dato vita invece ad una serie di interventi che hanno potenziato tali norme, come l’introduzione dell’art 270 bis e ss.
Dato da non sottovalutare è che tutti gli interventi come la legge Cossiga o il decreto Pisanu non vanno a creare in realtà un sistema di leggi "speciali" in senso tecnico, cioè fuori dal solco dell’ordinamento penale ordinario, volte a rispondere a problemi contigenti e quindi per loro stessa natura destinate a decadere; questi provvedimenti entrano invece nell’apparato statale come leggi ordinarie o parti integranti del nostro codice.
Quel che è peggio è che oggi tutto questo passa nel plauso dell’intero arco parlamentare e della maggior parte della società civile, tutti impegnati a rispondere a un fantomatico problema "sicurezza".
Sicurezza in nome della quale sono state introdotte norme quali la legittima difesa domiciliare, per cui si arriva a scriminare perfino l’omicidio per la difesa del patrimonio, o leggi sull’immigrazione come la bossi-fini, o le leggi che hanno creato i disumani cpt.
In questa situazione la punibilità di alcuni fatti e l’eccessivo risalto mediatico ad essi concesso, solo perché espressione di un’idea politica , non è altro che uno degli aberranti aspetti delle misure gravemente limitative della libertà civili operate dallo stato italiano.
Tutto ciò risulta ancora più inquietante nel momento in cui si assiste a un sostanziale svilimento della gravità di fatti come quelli di Verona ai quali si nega l’intrinseca matrice neofascista riducendoli a meri atti di violenza:ordinaria amministrazione.
Proprio alla luce di questo panorama, risulta allora fondamentale ricordare compagni come Franco Serantini, e ricordare il fatto che viviamo in una società dove si può arrivare a rimanere uccisi per aver espresso il proprio dissenso, da quello stato che pretenderebbe da garantire la nostre libertà civili e politiche.