Roma, preoccupanti le misure prese dal governo per il corteo di mercoledì contro Bush

Roma_ Stamani una decina persone, con indosso tute da carcerati, si sono incatenate davanti al carcere romano di Regina Coeli per protestare contro la decisione di spostare alcuni detenuti dall’istituto penitenziario in vista del corteo previsto nella capitale in concomitanza con la visita del presidente statunitense George W. Bush.

"Il ministero dell’Interno ha deciso di spostare 230 detenuti dal carcere di Regina Coeli – ha dichiarato Piero Bernocchi, del Patto permanente contro la guerra – e questo per far posto probabilmente ai nostri manifestanti".

"Una decisione del genere a Roma non e’ mai avvenuta – ha proseguito Bernocchi – l’unico caso in Italia e’ quello di Genova del 2001, ma questa analogia preferiamo non prenderla in considerazione. La nostra manifestazione sara’ pacifica e sicuramente incidenti non ce ne saranno".

"E’ certamente un tentativo di intimidazione grottesco e ridicolo – ha concluso Bernocchi – abbiamo avuto notizie che sarebbero stati trasferiti alcuni pazienti al policlinico Umberto I e questo in previsione di incidenti. Noi stiamo organizzando una manifestazione del tutto pacifica e la tensione intorno al corteo non l’abbiamo certo creata noi".

Di seguito riportiamo l’appello per la mobilitazione nazionale di mercoledì 11 alle 17.00 in piazza della Repubblica a Roma: 

Il presidente degli Stati Uniti Bush l’11 giugno prossimo sarà di nuovo a Roma per discutere con il nuovo governo Berlusconi – uno dei suoi più fedeli alleati in Europa – un maggiore coinvolgimento dell’Italia nelle strategie di guerra degli USA nei vari scenari.

Bush è "un’anatra zoppa" ma prima di concludere il suo mandato vuole approfittare del favorevole clima politico bipartizan in Italia per aumentare gli impegni militari del nostro paese. In poche parole Bush vuole più truppe da combattimento in Afghanistan, nuove regole offensive per il contingente militare italiano in Libano da utilizzare contro l’opposizione libanese, il pieno utilizzo dei militari italiani nei Balcani a difesa della secessione del Kosovo, il via libera ai lavori alla base militare del Dal Molin a Vicenza e l’allargamento operativo delle altre basi USA sul nostro territorio, la partecipazione attiva allo Scudo missilistico che già si sta realizzando con le prime installazioni nei paesi dell’Europa dell’Est, una maggiore collaborazione tecnologica e militare tra aziende italiane e statunitensi (vedi l’escalation della Finmeccanica) , la subalternità alle scelte della NATO, la disponibilità dell’Italia ai preparativi di guerra contro l’Iran, il rafforzamento della complicità militare e diplomatica tra Italia e Israele.

Una accresciuta aggressività militare finalizzata alla riconquista o all’ampliamento della propria sfera d’influenza sul mercato mondiale – oggi in evidente declino – è la risposta con cui gli Stati Uniti intendono rispondere alla recessione economica abbattutasi sull’economia USA. Il tentativo dell’amministrazion e Bush è quello di accollare i costi economici, sociali e militari di questa sua crisi anche sui paesi alleati.

Su questa inquietante agenda di guerra, Bush troverà piena collaborazione da parte del governo Berlusconi, il quale si sta affrettando a far suonare le fanfare della guerra e del razzismo ed a peggiorare, se possibile, in Libano, in Afghanistan e di nuovo in Iraq, il ruolo di guerra dell’Italia, già delineato da D’Alema come quello la sesta potenza (coloniale) del mondo, in quanto a presenza di militari oltreconfine.

Questa agenda la vogliamo e la dobbiamo ribaltare con una mobilitazione contro la guerra che non ha fatto e non farà sconti a nessun governo e a nessun soggetto politico che si sia reso complice della guerra permanente, delle sue alleanze e dei suoi obiettivi.

Il Patto permanente contro la guerra lancia un appello alla mobilitazione a tutte le persone che vogliono un altro mondo possibile in cui la Pace sia la stella polare della politica estera ed economica e la sicurezza sia inscindibile dalla solidarietà e dalla cooperazione e giustizia sociale. Non vogliamo che il nostro paese sia ancora complice della escalation di guerra e non vogliamo che dia il benvenuto a colui che massimamente ha incarnato in questi anni la guerra globale, la tortura e la sospensione dei diritti umani in tutto il mondo. Per dire No a Bush e No alla guerra, per dire fuori l’Italia dalla guerra, chiamiamo tutte e tutti in piazza a Roma mercoledì 11 giugno per protestare contro la visita di Bush, per lanciare il nostro grido di allarme contro l’escalation di guerra.

L’11 giugno saremo in piazza a Roma contro la visita di Bush e per riaffermare la nostra piattaforma:

– il ritiro immediato delle truppe italiane dall’Afghanistan, dal Libano, dai Balcani

– la revoca della decisione di costruire una nuova base militare USA a Vicenza e lo smantellamento delle basi militari USA/NATO nel nostro territorio per riconvertirle ad uso civile

– la revoca dell’adesione dell’Italia allo Scudo missilistico USA

– la revoca della partecipazione alla costruzione degli F35

– la revoca dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele

– il taglio delle spese militari a favore di quelle sociali.

Il Patto permanente contro la guerra

PARTECIPATE AL CORTEO NAZIONALE CONTRO LA VISITA DI BUSH A ROMA PREVISTA PER L’11 GIUGNO 2008 !

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