ROMA-(Ansa) Un blitz in Rai da parte di una trentina di giovani dell’estrema destra romana, alcuni con il viso coperto da passamontagna, e minacce ai cronisti di "Chi l’ha visto". E’ quanto accaduto a Roma, dopo la puntata di ieri sera della trasmissione di Rai tre, che ha mostrato un video degli scontri in occasione delle manifestazioni contro il decreto Gelmini.
Attorno all’una e trenta della scorsa notte, secondo quanto si è appreso, il gruppo è riuscito ad entrare nel cortile della sede Rai non lontana dalla palazzina dove è in realtà la redazione di ‘Chi l’ha visto’. Alcuni di loro avevano anche il volto coperto da passamontagna. Due dei giovani erano muniti di telecamere. Ad accorgersi dell’intrusione è stata una guardia giurata che ha avvicinato alcuni di loro ma è stato allontanato al grido di "lasciaci in pace dobbiamo protestare".
Nelle telefonate giunte in mattinata alla redazione di ‘Chi l’ha vistò si minacciano gli autori del servizio. Fatte a nome di ‘Forza Nuova’, le telefonate, le cui registrazioni sono in mano alla digos di Roma, affermano "vi abbiamo identificato a voi ed ai vostri familiari". Gli inquirenti hanno anche acquisito le immagini riprese la scorsa notte dalle telecamere fisse della sede Rai di via Teulada che mostrano l’irruzione del gruppo.
Casa Pound Italia ha replicato affermando che "è stata effettuata una pacifica passeggiata negli studi Rai di via Teulada a Roma. Abbiamo voluto denunciare un uso strumentale e criminale del servizio pubblico".
Casa Pound Italia ha replicato affermando che "è stata effettuata una pacifica passeggiata negli studi Rai di via Teulada a Roma. Abbiamo voluto denunciare un uso strumentale e criminale del servizio pubblico".
"Nei fatti tramite una trasmissione del servizio pubblico – ha concluso Casa Pound Italia – si è voluto fornire a livello nazionale una vera e propria lista di proscrizione per invitare gli antifascisti più violenti a mettere in pratica la loro aspirazione più nota: ‘uccidere un fascista non e’ reatò".
Casa Pound afferma infatti che la conduttrice di "Chi l’ha visto" Federica Sciarelli avesse sollecitato i telespettatori a fornire indicazioni sulle generalità di chi era coinvolto negli scontri. La conduttrice nega, come si può documentare dalla ragistrazione della puntata.
Casa Pound afferma infatti che la conduttrice di "Chi l’ha visto" Federica Sciarelli avesse sollecitato i telespettatori a fornire indicazioni sulle generalità di chi era coinvolto negli scontri. La conduttrice nega, come si può documentare dalla ragistrazione della puntata.
La conduttrice ha spiegato che della manifestazione a Piazza Navona "ci sono altre immagini che sono state fatte vedere pochissimo, ci hanno chiesto di mandarle in onda e noi ve le facciano vedere. Sono immagini, devo dire, brutte, vediamole insieme al ralenti. Allora – ha aggiunto commentando il filmato – ci sono dei giovani, giovanissimi tra l’altro, li vedete in basso, proprio giovani, sicuramente non degli universitari, forse dei liceali e poi ci sono delle persone, li vedete, che stanno, proprio a calci, pugni, scudisciate che si fanno largo, sono ben visibili queste persone, questo è accaduto prima di quello che avete visto voi nei giornali e nelle televisioni, durante i telegiornali, degli scontri di piazza Navona. Guardate tra l’altro la faccia sgomenta e preoccupata dei ragazzi, sono dei ragazzini, sono veramente dei ragazzini che scappano, questi qui in basso, spaventatissimi da quello che sta succedendo".
"Non ci sono parole per commentare quanto accaduto: chi parla di ‘passeggiata’ non ha il senso della misura e non conosce la differenza tra violenza e non-violenza". Lo afferma il direttore di Raitre, Paolo Ruffini, in merito a quanto avvenuto ieri notte nel Centro di produzione Rai di Via Teulada. In riferimento a quanto mandato in onda ieri da ‘Chi l’ha visto?’ sui fatti di Piazza Navona, Ruffini chiarisce che "la trasmissione ha fatto un lavoro di ricostruzione giornalistica e non ha chiesto liste di proscrizione. ‘Chi l’ha visto?’ ha documentato con immagini quanto avvenuto". Il direttore di rete ribadisce che "Raitre crede nel dialogo e nella forza del lavoro giornalistico e non si riconosce in chi ci accusa di incitare la violenza: noi la violenza ieri notte l’abbiamo subita".
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