L’ Associazione Aut-Aut

Associazione culturale Aut-Aut
 
L’associazione culturale Aut Aut nasce dal bisogno di precari e studenti di costruire solidarietà e progettualità socio-politica, con attività di produzione di beni e servizi, frutto di cooperazione e lavoro sociale.

In questo contesto, in risposta ad un ciclo produttivo atomizzante e fondato sulla precarietà, l‘associazione si prefigge di ricreare un legame sociale tra le comunità e all’interno di esse, attivando percorsi utili per la realizzazione di tali obiettivi.

Pur consapevole di non fare da deterrente alle politiche governative improntate al neoliberismo, l’associazione culturale Aut Aut si pone in contrapposizione al sistema di lavoro mercificato e capitalistico, mirando alla costruzione di rapporti sociali antitetici alla logica del profitto. Non sarà questo progetto lo strumento per modificare radicalmente l’esistente, ma sarà lo strumento che ne minerà le fondamenta.

Il contributo che si vuol dare ad una critica radicale all’economia borghese si focalizza nella ricerca di nuove fasi organizzative del lavoro, partendo dalla formula “a ciascuno secondo le proprie capacità, a ciascuno secondo le sue necessità”.

Propone una nuova fase di elaborazione e rielaborazione del mondo del lavoro, agendo come soggetto capace di autorganizzare formazione, lavoro sociale, autoproduzione non sottomesse dal conflitto capitale lavoro, capaci di arginare precarietà e marginalità tramite cooperazione reale e socialità altra.

L’associazione Aut. Aut. è lo strumento che compagne/i si danno per costruire contropotere, per rilanciare un’opposizione al sistema concreto, vicino ai bisogni espressi dalla gente. Senza temere rischi e strumentalizzazioni si propone come soggetto di riferimento nella costruzione di una nuova identità del lavoro, in cui non si tenga conto dei vincoli mercantilistici ma delle nuove relazioni in costruzione. Per questo tra gli obbiettivi rientra anche il tentativo di uscire dalla logica del terzo settore di mercato, delle esternalizzazioni, del lavoro sociale organizzato capitalisticamente, instaurando un sistema di socializzazione del lavoro inserito in un’ottica di appartenenza alla comunità. La prospettiva di realizzare un progetto capace di rendere l’uomo libero dal lavoro salariato si esplica indicando come fondamentale il bisogno di organizzare un sistema di redistribuzione del reddito all’interno dei soci svincolato dal rapporto di lavoro, con l’indicazione di una salario uguale per tutte/i, frutto del lavoro sociale che sta alla base dell’associazione. Bisogna uscire dal parassitismo del terzo settore sottolineando una nuova fase produttiva autorganizzata e condivisa, nella fase di elaborazione come nella fase d’attuazione.

In un mondo dominato dalla cultura dell’immagine, è necessario trovare il collante tra le diverse sfaccettature della nostra società in cui non c’è più spazio per vivere ma solo per vederlo fare. Tra i molti che sopravvivono manca però un legame relazionale, dovuto ai ritmi di lavoro che vengono imposti, e così lavoratori, precari, studenti, migranti, ovvero la classe lavoratrice, non riescono a organizzare sistematicamente un’opposizione a questo stato di cose. La condizione oggettiva di sfruttamento che il lavoro comporta, implica un nuovo momento di discussione in cui ognuno deve essere soggetto attivo. Si vuol fare emergere un nodo essenziale nel progetto che riguarda il rapporto che intercorre tra i vari attori sociali che sono legati a doppio mandato dalla idea madre della società neoliberista, la precarietà. La precarietà non è più un concetto che si sintetizza nella flessibilità sul posto di lavoro, ma è una condizione che si realizza in tutta la società. La fabbrica sociale del modello di produzione neoliberista rende la precarietà una condizione esistenziale, trasversale alle diverse categorie. Si afferma sul posto di lavoro, tra gli studenti, tra i migranti; diventa una caratteristica fondamentale della violenza del sistema che di giorno in giorno ogni sfruttato vive. Una condizione questa, che rende vincente le politiche governative di assoggettamento, restie a fare concessioni ad un mondo del lavoro ed ad una società in piena evoluzione.

Per ciò, il compito che l’Ass. Aut Aut vuole portare a termine rientra proprio in questa contraddizione. Identificando in precari, disoccupati e migranti, il fulcro della società del domani, pone in essere un luogo di incontro e confronto, dove la propria soggettività abbia la possibilità di esprimersi. Viviamo in una società dove si precarizza la vita, il lavoro, dove non esistono diritti sociali e le garanzie costituzionali vengono sistematicamente eluse dai poteri forti, politici e produttivi.

La critica alla società contemporanea non si ferma solo all’analisi complessiva della sua struttura, ma vuole interpretare anche le dinamiche del bisogno che sono espresse dai soggetti interessati, utilizzando gli strumenti idonei per il superamento delle contraddizioni quotidiane che ognuno vive ed a cui è costretto a sopravvivere. Il progetto necessita di una rielaborazione complessiva dell’esistente, di una forte impronta comunicativa e socializzante, di un pratica quotidiana capace di costruire una rete solidale che riesca a porre rimedio a condizioni esistenziali precarie.

L’associazione si pone come obbiettivo la costruzione di relazioni sociali non mercificate, frutto di una pratica forte e condivisa.

Una comunità perciò che riesca a rendere i soggetti operanti parte attiva di un progetto di vita.

Il “Progetto editoriale”.

Proprio con questi propositi, nasce il “progetto editoriale”. Questo si pone come obbiettivo quello di fare da elemento di unione fra le diversità, tra le comunità, tra quei soggetti che rifiutano un mondo governato da pochi, utilizzando come strumenti la costruzione di un percorso di autogestione della produzione e della diffusione di idee. Per realizzare un progetto del genere è necessario intervenire sulla produzione di materiale, sulla distribuzione dei contenuti proposti, sulla socializzazione di tutti i prodotti editoriali che fanno leva sull’antagonismo sociale.

Il progetto si compone di diversi livelli inerenti la comunicazione: produzione editoriale cartacea, produzione editoriale multimediale di materiale informativo e di analisi che siano strumento di confronto interculturale. In contrapposizione ad un sistema mediatico elitario e conservatore, nasce l’esigenza di un nuovo modo di comunicare se stessi e gli altri. L’obbiettivo è quello di discutere e coinvolgere la gente sui problemi della nostra società, della nostra città, del nostro quartiere.
Si parte dalla constatazione della mancanza di un sistema mediatico democratico, ovvero accessibile, libero da infiltrazioni istituzionali e parastatali, schiavo della pubblicità e del rendiconto economico. Il potere editoriale è concentrato in pochi imprenditori, quasi mai “puri” (cioè impegnati solo sul terreno dell’editoria), nelle banche, nell’agenzie pubblicitarie. È una risposta alla casta dei giornalisti, alla gestione politica delle redazioni, alla precarietà del settore.

Il progetto editoriale rappresenta la prima fase dell’azione sociale che l’associazione intende produrre. Si vuol creare un luogo di scambio e di incontro e lo si vuol fare in un’ottica di reale socializzazione di saperi, culture, notizie; per far si che ciò avvenga è necessario coprire più campi comunicativi e su più livelli in quanto si è consapevoli del fatto che le fonti di sapere sono diverse per ognuno; nel progetto si distinguono un livello di produzione editoriale cartaceo e uno multimediale. A questi si aggiunge la ricerca di luoghi fisici articolati sul territorio capaci di fungere da punto di distribuzione di materiali e idee.

Produzione cartacea: si propone la creazione di una pubblicazione periodica che si assuma l’onere di essere il canale di divulgazione per eccellenza del lavoro dell’associazione e uno strumento di lettura critica dell’esistente; si propone la pubblicazione di pamphlet d’inchiesta e di contro-informazione; la distribuzione di materiale bibliografico.

Produzione multimediale: si propone di costruire un sito web, un blog, una radio su internet, una televisione di strada; si propone una distribuzione bibliografica libera, si propone la distribuzione di materiale d’inchiesta auto-prodotto. Ogni livello di progettazione deve essere mirato, ovvero deve creare spazi di agibilità socio-politica a tutti quei soggetti che vengono esclusi dal sistema di mercato dei saperi; ogni progetto dovrà quindi essere elaborato insieme a migranti, precari, disoccupati, studenti.

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