L’ Associazione Kasbah
La Calabria e le nuove forme di accoglienza
Per far si che questo percorso prendesse forma, l’associazione ha investito nel campo della comunicazione culturale, per il fenomeno migranti, negli anni novanta diventato sul nostro territorio in continua espansione. Ciò è stato fatto attraverso l’organizzazione di eventi musicali volti al finanziamento di una casa di accoglienza e di una struttura politicamente consolidata in grado di dare supporto e solidarietà concreta. Dal 18 aprile del 2003 l’Associazione è diventata parte attiva nella gestione del progetto “La Casa dei Migranti”, una struttura adibita all’accoglienza di richiedenti asilo, resa possibile grazie alla collaborazione dell’Ente Provincia ed alla partecipazione di altri comuni della provincia cosentina, quali: Cosenza, Rende, Marzi, Rovito, San Demetrio Corone, Lappano, attraverso un Protocollo d’Intesa stilato fra l’associazione, le amministrazioni comunali sopra citate ed altri enti di categoria come Coldiretti, Cnca o enti di promozione culturale come il Centro R.a.t del Teatro dell’Acquario. Gli stessi comuni hanno reso possibile l’accoglienza di rifugiati sostenendo il progetto con l’erogazione di contributi comunali di tipo economico e con la concessione di stabili ad uso abitativo. Dopo la prima esperienza di accoglienza, che ha portato l’associazione al contatto con la comunità kurda calabrese e con essa la prima possibilità concreta di mettere in attuazione il protocollo d’intesa, l’associazione prende atto della necessità di ricercare nuovi canali per il finanziamento della Casa dei Migranti, maturando la consapevolezza che la struttura messa in piedi con piccoli contributi comunali ed il ricavato di qualche attività culturale, non dava piena risposta al fenomeno. Dal maggio del 2004 l’Associazione diventa Ente gestore del progetto “Asylon: Cosenza, la città dell’accoglienza”. Il progetto rientra nel sistema di protezione e tutela nazionale per richiedenti asilo, rifugiati politici e beneficiari di protezione umanitaria (info: www.serviziocentrale.it), di responsabilità del Ministero dell’Interno e dell’Anci, di cui il comune di Cosenza ne è capofila. Ad oggi il centro, che ha una capienza di 16 posti, ed una ulteriore disponibilità di 9 posti in strutture decentrate in altri comuni, ha dato accoglienza a più di 100 persone tra richiedenti asilo e rifugiati a cui è stato riconosciuto lo Status. Nell’ambito di tale progetto vengono garantiti servizi di prima alfabetizzazione della lingua italiana ed informatica, assistenza sanitaria e legale, accompagnamento sul territorio per il disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie all’ottenimento del permesso di soggiorno. Massima attenzione viene data all’inserimento scolastico dei minori appartenenti ai nuclei familiari in accoglienza ed alla formazione lavoro.
L’inserimento lavorativo e la ricerca di sistemazioni abitative autonome dopo la fuoriuscita dal progetto sono per l’associazione condizione necessaria per l’attuazione di ogni percorso individuale dei migranti. Oggi una parte del finanziamento ministeriale viene utilizzato come fondo per i contributi alloggiativi. L’associazione che fa da tramite fra i migranti ed i proprietari, così facendo è in grado di erogare quattro mensilità più caparra, alle persone intenzionate a rimanere sul territorio cittadino, in questo modo, il migrante a cui contestualmente è data la possibilità di usufruire di corsi di formazione o borse lavoro, ha il tempo di trovare sistemazione lavorativa più stabile, fino all’ottenimento di una condizione di piena autonomia. Per ampliare questo aspetto della formazione lavoro, da circa due anni l’associazione collabora con il Consorzio Promidea di Catanzaro, il cui compito nell’ambito della promozione sociale, è quello di attivare canali per la formazione e la fruizione di borse lavoro. Per il periodo 2005/2006 i/le ragazzi/e della “Casa dei Migranti” hanno usufruito di questi canali. Nel mese di giugno 2006 i beneficiari del progetto “Asylon, Cosenza: la città dell’accoglienza” hanno usufruito del corso di Base per RARU (richiedenti asilo, rifugiati, beneficiari di protezione umanitaria) per un totale di 120 ore, che ha avuto luogo nel comune di Rende (Cs) C/o “Zeus” P.zza della Libertà n°36. Il corso, che ha avuto come partners l’Associazione “Altroaiuto” , “F.a.i.” e il “Consorzio Promidea”, ha avuto fine nel mese di settembre. Ai partecipanti è stato rilasciato un attestato di frequenza. Mentre nel mese di novembre 2006 i beneficiari del progetto hanno usufruito di un ulteriore Corso Integrativo per RAR (richiedenti asilo e rifugiati), nell’ambito dell’iniziativa Equal Progetto Agorà Cod. IT-S2-MDL-098. Il corso organizzato dal comune di Reggio Calabria – Assessorato alle Politiche Sociali, si è svolto dal 13/11/2006 al 17/11/2006 nel medesimo comune per un totale di 40 ore. Alla fine dello stesso, i partecipanti hanno ottenuto un attestato di frequenza e la possibilità di accedere a future borse lavoro.
Inoltre, grazie all’attuazione pratica del Protocollo d’Intesa ed il nostro continuo monitoraggio sulle abitazioni di proprietà comunale, è stata resa possibile l’accoglienza per due nuclei familiari di etnia Kurda, rispettivamente nel comune di Rovito e San Demetrio Corone. Rimane, quindi, obiettivo dell’associazione la rivalutazione dei centri storici con l’inserimento di nuclei familiari. Questo percorso eviterebbe l’abbandono e lo spopolamento dei piccoli centri abitati della nostra regione, già duramente colpiti dalla forte emigrazione e dalla bassa natalità degli ultimi decenni. La maggior parte degli istituti scolastici dei piccoli centri, rischia pian piano la cancellazione definitiva delle classi elementari. Ad oggi, le scuole di questi due paesi, godono della presenza di oltre 20 bambini ed adolescenti di età variabile fra i 5 ed i 18 anni. Di fatto, la loro presenza ha impedito la brusca diminuzione dell’età scolare, in una provincia che in termini di presenze, conta 160 alunni stranieri nelle scuole elementari, 52 nelle scuole medie e 204 nelle scuole superiori, per un totale di 416 alunni stranieri.
In Calabria le comunità migranti ricoprono la maggior parte della manodopera per quanto riguarda il settore agricolo ed edilizio, senza nessuna tutela salariale. Il settore d’impiego con maggior numero di lavoratori stranieri sono le costruzioni, l’agricoltura ed il settore alberghiero. La manodopera migrante impegnata rigorosamente a nero, ingrassa le tasche di ricchi industriali e latifondisti. In tale contesto, il migrante, difficilmente riesce ad intraprendere un percorso lavorativo autonomo che lo porti in una posizione di parità con i nativi e lo tiri fuori da tali logiche di sfruttamento. Aspetto fondamentale dell’ambito lavorativo rimane essenzialmente l’esclusione del migrante da tali logiche, attraverso l’autodeterminazione nel campo lavorativo. Tale sganciamento dalla dipendenza, può essere avviato, dopo un adeguato periodo di formazione professionale, con la sperimentazione di piccole forme cooperative nel settore agricolo. E’ per questo motivo che sul terreno adiacente la struttura di accoglienza, grazie all’ennesima collaborazione con l’ente Provincia, nella fattispecie con l’Assessorato alle Politiche Sociali e all’Immigrazione, è stata creata una cooperativa agricola, di soli migranti, che per circa due anni si è adoperata della coltivazione in serra e la trasformazione di prodotti ortofrutticoli. Ad oggi la cooperativa, dopo un primo periodo di avviamento lavorativo, in cui è riuscita a fornire ortaggi per il sostentamento del centro ed un salario per i propri lavoratori, è riuscita a trovare lavoro in altre regioni italiane dove i prezzi del prodotto sono più alti e quindi più redditizi. Ora, il terreno adiacente la struttura viene costantemente preparato alla produzione, in attesa di nuove persone interessate a ripetere questo percorso.
Attività prioritaria della Kasbah, è sicuramente la lotta per la creazione di una legge sull’immigrazione dignitosa e rispettosa degli individui. In definitiva la cancellazione della Bossi-Fini ed il non ritorno alla vecchia Turco-Napolitano. La legge 182/2002 Bossi-Fini, ha degradato i migranti alla condizione di merce di scambio e attraverso l’introduzione del reato della clandestinità, ha sancito la deriva razzista e xenofoba presente nella nostra società. La necessità di contrastare e contrapporre a questa impostazione discriminatoria una visione che costituisca nella realtà quotidiana un sistema di diritti, rappresenta il nostro obiettivo. La stessa legge, con il Regolamento d’Attuazione (DPR 303) ha aumentato le già gravi violazioni costituzionali, attraverso l’istituzione dei nuovi Centri Polifunzionali (Cpt, Cpa, Centri d’Identificazione) entrati in vigore il 21 aprile 2005. I Centri Polifunzionali non hanno mai assicurano una gestione umana del fenomeno migratorio. Non hanno tutelano neanche i potenziali richiedenti asilo che il più delle volte si sono visti coinvolti nell’ignobile meccanismo delle espulsioni di massa. E’ emersa, quindi con evidenza, la drammatica tendenza a smantellare quelli che per un cinquantennio hanno rappresentato i basilari principi di rango internazionale. Principi dettati in favore dei migranti e, più in generale, in materia di libertà fondamentali. La mancanza di una legge organica in materia d’asilo, e l’adozione dell’aberrante legge Bossi-Fini, che di fatto ha vietato anche il principio della solidarietà con il “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, ha spinto l’associazione attraverso la denuncia e la partecipazione a lavorare per la creazione di una legge che tuteli, le popolazioni migranti presenti sul nostro territorio e vieti in maniera chiara e decisa la presenza dei Centri di Permanenza Temporanea sull’intero territorio nazionale. La Calabria che vanta il triste primato di avere due Cpt: Lamezia Terme (Cz) e Isola Capo Rizzuto (Kr), ha sempre espresso contrarietà e sdegno alla presenza di strutture mai considerate come bene comune. Nel corso degli anni l’organizzazione di coordinamenti e di reti antirazziste hanno permesso hai cittadini calabresi di poter esprimere un giudizio in merito a queste strutture di detenzione, prima di allora mai alla ribalta delle cronache e create come opportunità lavorativa per giovani calabresi soffocati da ‘ndrangheta e disoccupazione. Oggi, grazie alle lotte di quest’ultimo decennio, i calabresi chiedono la chiusura di questi luoghi di detenzione, consapevoli che le astronomiche cifre spese per queste vergognose strutture, potrebbero essere utilizzate per favorire altri percorsi di integrazione per migranti e giovani calabresi.
La proposta Amato-Ferrero, non ci soddisfa né come cittadini calabresi né come realtà che ha sempre lottato contro la detenzione dei cittadini migranti. Il mantenimento di sei Cpt sul territorio nazionale, è in conflitto con quel principio che garantisce la libera circolazione delle persone, ed è per questo motivo che si è ritenuta necessaria la partecipazione al corteo di Bologna.
Pensiamo che l’esperienza della “Casa dei Migranti” di Castiglione Cosentino, sia un’alternativa praticabile per la realizzazione reale di nuove forme di accoglienza. Un luogo in cui non esistono sbarre e carcerieri, una “casa”, appunto, dove coloro che vi abitano sono liberi di gestire in maniera autonoma il proprio tempo. Esempio concreto di solidarietà che può cambiare l’immagine di una regione conosciuta come luogo di emarginazione sociale e luogo ideale per la costruzione di opere del malaffare. Ci piace, invece, ricordare la Calabria come luogo d’accoglienza, di scambio interculturale con le comunità migranti, ribaltando quel clima di sospetto, intolleranza e criminalizzazione che le leggi emanate da entrambe i governi continuano a creare. Crediamo che solo con la liberalizzazione dei flussi migratori, la responsabilizzazione e la partecipazione attiva dei migranti nei percorsi d’accoglienza, si possano attuare pratiche visibili di tutela e protezione verso gli stessi. Tutto ciò richiede un supporto costante anche da parte delle amministrazioni locali, abituate troppo spesso a fare dei migranti pura materia da convegno quasi mai supportata da azioni amministrative concrete. Bisogna avviare questi percorsi laddove vi sono comuni amministrati da partiti che dell’accoglienza, della solidarietà ne fanno programma elettorale. Senza una forte spinta da parte delle reti sociali avverse a questo tipo di speculazione politica ciò non verrebbe mai realizzato. Alternative praticabili, queste, al controllo militarizzato delle frontiere e al respingimento in mare delle popolazioni migranti. Controllo, che affiancato da pratiche d’accoglienza con logiche ancora troppo assistenzialiste, produce solo dipendenza ed ulteriore marginalizzazione.
Christian Tucci
Associazione culturale multietnica “La Kasbah”
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