Intervista a Henry
Ramirez 31 .01 .07
La Colombia occupa un luogo strategico nella geografia
americana e nella parte Nord del Sud America. Nella strategia degli Stati Uniti
la
Colombia è
molto importante nel controllo della regione. Gli Stati Uniti sono andati
sviluppando diverse strategie di controllo, economico, politico e militare; il
Plan Colombia ne è l’esempio attuale. E’ un piano militare ufficialmente per
combattere il narcotraffico però, realmente, è una strategia di controllo
politico e repressione di tutto il movimento di resistenza in Colombia.
Un’altra strategia di controllo sociale sviluppata dagli USA insieme al Governo
Colombiano è la firma del trattato di libero commercio; questo permette
l’entrata dei prodotti nordamericani senza alcuna restrizione nel nostro
territorio; i prodotti colombiani,
invece, hanno molti limiti ed ostacoli; l’unico che non ha restrizione, ma,
invece, ha il sussidio, è il ricavato della palma africana.
La Colombia ora si trova nel secondo mandato di un
governo repressivo, mafioso diretto dal Presidente Alvaro Uribe Velez che è
stato rieletto nonostante la nostra Costituzione proibiva la rielezione
immediata. Grazie al congresso, che era a favore per quasi l’settanta per cento
di una riforma costituzionale senza che il popolo colombiano fosse
interpellato. La Colombia ha sofferto per un sanguinoso conflitto
armato per molti anni, sviluppato maggiormente come una lotta contropopolare
degli Stati Uniti e del governo colombiano che ha eliminato
sistematicamente i contadini, i
movimenti sociali e popolari; con la scusa di contrastare la ribellione
colombiana hanno assassinato e sgomberato le terre dei contadini e degli
afro-discendenti. Una delle strategie che lo stato colombiano ha applicato con
maggior rigore è quella paramilitare; il paramilitarismo in Colombia sorge
nell’anno 1962, data che risulta dai documenti desecretati del Dipartimento di
Stato e della C.I.A.; l’ordine dato all’esercito colombiano era quello di
costituire corpi di civili armati che operavano in maniera clandestina con
azioni di tipo terroristico per controllare la popolazione. Nel 1962 non
esistevano i gruppi guerriglieri che operano adesso, le F.A.R.C. nacquero nel
1964 e l’E.L.N. successivamente.
Quello
che abbiamo potuto constatare durante l’accompagnamento alle comunità, lo
sviluppo di questa strategia di controllo politico e militare si esplica
tramite lo sgombero dalle terre e l’uccisione dei contadini per impiantare
progetti d’infrastrutture, progetti agroindustriali e di sfruttamento delle risorse
minerarie. Per esempio nel Choco dopo l’operazione militare tenutasi nel 1997
dalla brigata settima dell’esercito sgomberarono la comunità del Cacarica per
impiantare nel loro territorio progetti come la coltivazione della palma
africana. Qui possiamo vedere l’implicazione diretta di organismi dello stato,
uffici pubblici, membri dell’esercito, imprese e gruppi paramilitari nella
realizzazione e nella pianificazione di questi crimini.
Il
governo di Uribe si è inserito in una repressione che sta vivendo una seconda
fase; è evidente la relazione tra il governo ed il paramilitarismo: al momento
sono detenuti tre membri del congresso accusati di narcotraffico e
paramilitarismo, più di quindici funzionari di alto livello legati al
Presidente. Grazie al controllo dei mass media Uribe però riesce a evitare le
responsabilità che detiene sia come Presidente sia come patrocinatore dei gruppi militari. Quando era governatore
dell’Antiochia promosse il tentativo di trasformazione dei paramilitari in
cooperative legali di sicurezza.
Nello
sviluppo della resistenza popolare incontriamo due esperienze di insorgenza
armata: le Farc e l’Eln. Sono due delle guerriglie più antiche dell’america
latina e ancora oggi persistono nella lotta armata. Si presentarono 150 tentativo
di accordo tra il governo ed i gruppi insorti, ma il governo ha eliminato,
tramite la strategia paramilitare, chiunque scegliesse una via politica
pubblica nel paese; per esempio quando nel 1982 il governo firmò un accordo di
pace con le Farc, si creò un movimento politico chiamato Up, che candidò alcuni
suoi membri al Senato ed al Congresso e negli organi politici dei dipartimenti.
Si configurò come una nuova forza politica che difendeva gli interessi della
classe popolare colombiana; tra il 1985 ed il 1990 furono assassinata più di
tremila militanti dell’Union Patriottica. Gli accordi di pace non offrirono
reali garanzie e perciò le Farc ripresero la lotta armata; la popolazione viene
accusata ogni volta che rivendica i propri diritti di appoggiare gli insorti.
Alcune comunità in Choco, in Antiochia, nel Meta e nel Cauca hanno sviluppato
una strategia di resistenza civile, sono schierati rispetto al conflitto
armato, non sono neutrali, rivendicano alcuni diritti come il diritto alla
vita, al territorio ed all’autodeterminazione.
Queste
comunità si sono sviluppate dopo essere state vittime di violazioni dei diritti
umani con un progetto di vita in mezzo alla guerra. Sfortunatamente il governo
colombiano non ha voluto riconoscere il carattere civile di queste esperienze,
ha esteso il trattamento di terroristi sia ai membri delle comunità che
prendono parte a questo processo, sia a
chi supportava queste esperienze.
Ora
inizia una nuova fase della repressione a partire dalla criminalizzazione degli
appartenenti alle comunità e delle organizzazioni dei diritti umani che vengono
processati come fiancheggiatori dei guerriglieri e dei terroristi. Ciò ha
provocato una persecuzione di massa ed un
incarceramento continuo dei membri dell’organizzazione di base. La persecuzione
portata avanti dal governo colombiano rientra nella logica del Plan Colombia
che ora si chiama Plan Patriota e che si presenta come lotta al narcotraffico
ma, in realtà, è una lotta contro il movimento popolare che denuncia il
terrorismo di stato in Colombia. In questo modo il Governo può utilizzare la
scusa del narcotraffico per strumentalizzare il movimento popolare. In realtà il narcotraffico è in mano dei
paramilitari, che gestiscono il commercio; la produzione della foglia di coca è
illegale e ciò fa sì che la repressione si abbatta solo sui contadini.
Giustizia
e Pace in questa congiuntura riconosce le ingiustizie subite dalle vittime che
non hanno chi le supporti in questo processo. Noi siamo un gruppo formato da
religiosi di diverse chiese e confessioni e da laici che operano nella difesa
dei diritti umani tramite l’accompagnamento integrale alle comunità.
L’accompagnamento integrale è un accompagnamento giuridico, pedagogico,
educativo culturale e produttivo. In modo che le comunità possano sviluppare
una strategia di resistenza e protezione della vita e del territorio
all’interno delle zone umanitarie. La zona umanitaria è un luogo determinato
fisicamente dove si esplicita che è un posto esclusivamente per la popolazione
civile. In tal modo gli attori armati del conflitto, sia del polo militare che
del polo insorgente, non possono permanere in questi territori; queste zone
sono protette continuamente da persone solidali internazionali e da Giustizia e
Pace. Adesso si sta formando una rete internazionale di modo che quando
avvengono violazioni di diritti umani si denuncia l’accaduto prevenendo alcune
situazioni; sappiamo che ciò non è efficace al 100% però crediamo che possa
garantire la possibilità di continuare a difendere la vita ed il territorio. Un
altro progetto sviluppato dalle comunità sono le zone di protezione della
biodiversità. Con la violenza e con gli sgomberi e con lo sviluppo di progetti
agroindustriali lo stato colombiano sta distruggendo la selva tropicale dl
Choco, i boschi; le comunità vogliono rivendicare il diritto a proteggere
questi ambienti che sono patrimonio dell’umanità; per questo sono state create
le zone di biodiversità.
Sono
luoghi per la salvaguardia le sementi pulite sane ed autoctone, e ciò è in
opposizione al progetto di utilizzo di sementi transgeniche per generare una
autodeterminazione ed una sovranità alimentare delle comunità. Ora, inoltre,
riconoscendo il disegno repressivo e l’impunità del governo colombiano,
riteniamo che non ci siano garanzie per lo sviluppo della giustizia in
Colombia; il governo di Uribe presentò
un disegno di smobilitazione dei gruppi di paramilitari, cercando di
presentarli come un terzo attore indipendente dallo stato. Tramite questa legge
che si chiama “giustizia e pace” viene concessa la terra di cui i paramilitari
si appropriarono e sono indultati i crimini di guerra, in modo che la
responsabilità dello stato e la commissione dei crimini contro comunità siano
oscurate. In questo quadro di ingiustizie ed impunità le comunità hanno
proposto la costituzione di una commissione etica, che è formata da 25 membri
internazionali con il compito di accompagnare le comunità, nel recupero e nella
salvaguardia dell’informazione e della memoria. Cosicché in un momento
successivo, quando ci sarà l’opportunità possa essere usata per denunciare i
crimini dello stato colombiano con la sua strategia paramilitare.
Ad
oggi nel secondo mandato del governo Uribe si autorizza la persecuzione contro
le organizzazioni sociali e sono incrementate le esecuzioni sommarie
dell’esercito, nuovamente è accresciuta l’ondata di violenza; partendo da
questa situazione si sta evolvendo un processo di resistenza delle comunità;
inoltre nasce un gruppo politico che si chiama Polo Democratico Alternativo che
ha pensato di costruire una proposta politica alternativa al Governo ed ai
partiti tradizionali in Colombia. E’ un progetto politico che riunisce varie
esperienze della sinistra in Colombia ed è ancora in costruzione ma si spera
che possa costituire un’alternativa politica.
Le
comunità che accompagniamo mantengono una posizione ferrea nella difesa della
vita del territorio, e vuole costruire un’alternativa in mezzo al conflitto
armato.
Nel
processo di resistenza, le comunità hanno utilizzato la strategia delle zone
umanitarie, ed il processo di resistenza delle comunità riconosce l’importanza
della solidarietà internazionale e l’appoggio che questa può dare è concreto e
può essere di vario tipo; la presenza fisica di persone dai vari paesi europea
e dell’America nelle zone umanitarie; può essere per uno o due mesi o per un
anno, due anni ed è una garanzia per il meccanismo di pressione internazionale
sul governo colombiano; facendo parte della rete di protezione alle comunità
quando accade una violazione dei diritti umani in presenza di un
internazionale, questi potrà fare pressione per assicurarsi un intervento del
proprio governo sul governo colombiano affinché compia il suo dovere di difesa
delle comunità. Inoltre è possibile generare un meccanismo di incidenza politica
in ognuno degli stati dell’UE che intrattengono rapporti commerciali con la Colombia. Si può incidere un po’ nella politica nazionale
tramite la pressione internazionale. Per esempio l’Europa pretende la
produzione di biocarburante, però come è possibile produrlo solo con sgomberi,
violenze ed omicidi? Denunciare questa
situazione in Europa ci permette la sopravvivenza.
Durante
il processo di falso disarmo dei gruppi paramilitari, dal 1996, si sono formate
diverse organizzazioni non governative che dietro la facciata del dialogo di
pace e della costruzione del progresso appoggiano i paramilitari. Queste ONG
hanno portato fuori dalla Colombia un discorso di “pace” per ottenere fondi
internazionali mentre al posto di pace e sviluppo finanziano i paramilitari in
diverse regioni. Per esempio nel caso della “truabien” sei municipi sono legati nell’associazione dei municipi
della regione, che è attualmente controllata dai paramilitari, e hanno ottenuto
un premio nazionale di pace e altri aiuti internazionali. Ciò che non sa il
popolo europeo è che questa pace è costruita col sangue di centinaia di
contadini assassinati tra gli anni 2000 e 2003. Per questo è importante sapere
che tipo di organizzazioni e di ONG si presentano e chi rappresentano; hanno nomi
folcloristici ed allegorici, che rendono difficile il riconoscimento e stanno
facendo un danno alla società colombiana.
Cannoletta Giuliano
Bozzo Pier Paolo
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