Chi vive in via Mattei ?
In
Toscana non ci sono CPT, gli irregolari catturati nella nostra regione vengono
deportati nel centro di via Mattei, nella periferia di Bologna. Questo centro,
ricavato da una ex caserma, è stato inaugurato il 22 maggio 2002, ed
attualmente gestito dalla Misericordia di Firenze, dopo essere passato per le
mani della Misericordia di Modena e della Croce Rossa. Questi continui cambi di
gestione stanno forse ad indicare quanto sia scomodo gestire questo lager, da
quando hanno iniziato a filtrare all’esterno alcune notizie dei crimini
compiuti al suo interno e della resistenza quotidiana portata avanti dai
reclusi. Emblematico è il caso della rivolta del 2 marzo 2003.
Il
2 marzo, in seguito ad un fallimentare tentativo di fuga da parte di due
detenuti del CPT, e alla selvaggia rappresaglia portata avanti dalle forze
dell’ordine, la rabbia dei migranti, troppo a lungo covata, esplose. Molti
iniziarono a gridare, salirono sulle tettoie, svitarono lampadine e altri
oggetti e cominciarono a lanciarli. La risposta della polizia fu brutale:
usarono gli idranti per far scendere i dimostranti dalle tettoie, e poco dopo
si presentarono nelle camerate in assetto anti-sommossa picchiando selvaggiamente
i detenuti e ribadendo che all’interno di quelle mura non c’era spazio per la
dignità umana degli stranieri e tantomeno per le loro rivendicazioni. Il
responsabile della Croce Rossa accompagnava l’operazione, aiutando i poliziotti
a scegliere come bersagli i migranti più “scomodi”.
Dalla
questa brutta storia uscirono denunce per 11 poliziotti un carabiniere e un
responsabile della Croce Rossa. Ma la vicenda sembra essersi conclusa come
troppo spesso accade nel nostro paese.
Giacomo
Alessi, l’ispettore che guidò i pestaggi del 2 marzo, nel 2005, dopo un periodo
di allontanamento, venne promosso a responsabile degli ingressi nel CPT di via
Mattei. Invece un ragazzo marocchino, testimone chiave del processo, è stato
costretto a lasciare l’Italia in seguito a ripetute minacce e intimidazioni.
Dal
2 marzo 2003 ad oggi alcune cose sono cambiate in via Mattei: il centro è
divenuto ancora più gabbia, le sbarre sono anche sopra la testa, non c’è più il
cortile ma solo qualche metro di spazio fuori dalle celle.
Altre
cose sono rimaste immutate: i pestaggi, gli psicofarmaci nel cibo, la difficoltà
di comunicare con l’esterno e di avere protezione legale.
Gli
internati possono solo continuare a resistere, quotidianamente, disperatamente.
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