PORRAJMOS: Ma i Rumeni sono davvero un pericolo?

 

Il 28 dicembre 2006 il
Ministero del Interno e il Ministero della Solidarietà Sociale con la circolare
congiunta(la n.2) annunciavano l’ingresso della Romania e della Bulgaria
nell’Unione Europea. In particolare trovavano applicazione le disposizioni del
DPR n. 54 del 2002 che prevedevano le disposizioni di diritto comunitario in
materia di libera circolazione delle persone nel territorio dell’U. E.

 

Il predetto DPR disponeva
che i neocomunitari non potevano essere espulsi ma allontanati per motivi di
ordine pubblico, di pubblica sicurezza o di sanità pubblica. Inoltre il nostro
paese optava per il regime transitorio che stabilisce l’apertura immediata per
i settori dirigenziali, di quello agricolo, di quello stagionale, del lavoro
domestico e di assistenza alle persone, edilizio e metalmeccanico, per tutte le
altre figure restavano alcune restrizioni fino alla fine dell’anno.

Questo permetteva a migliaia
di cittadini rumeni e bulgari di emergere dalla clandestinità e dal lavoro nero
e faceva si che molti altri potevano raggiungere il nostro paese e sognando un
futuro migliore.

Mentre migliaia di persone
si rimboccavano le maniche e iniziavano a progettare il loro futuro consapevoli
di lavorare tanto e senza troppe tutele, i media iniziavano a fare tante
confusione e a parlare di invasione. Di lì a poco si sono avute le prime marce
fasciste contro i rom nel varessotto, poi le tragiche morti dei bimbi a Livorno
e infine l’orrendo crimine di Giovanna Reggiani a Roma. Questo delitto
particolarmente afferrato ha prodotto la ritorsione collettiva contro un intero
popolo, su questo la classe politica non è stata di meno e fin dall’inizio
si  è distinto Valter Weltroni che ha
denunciato il “pericolo romeno” rafforzando così pregiudizi xenofobi e
prevenzioni ingiuste.

E’ aumentato il coro di
coloro che chiedono l’espulsioni di tutti: rumeni, rom,  nomadi che vivono segregati nelle nostre
periferie senza che nessuno si preoccupi di informare e di spiegare di capire.

Li descriviamo come nomadi
quando nomadi non lo sono più da decenni. Parlare dei nomadi vuol dire non
considerare mai i rom parte integrante della società, rimarcare la distanza tra
noi e loro  e segnalare che non sono cittadini.

Chiamare nomade chi nomade
non è vuol dire costringerlo in un certo tipo di esistenza, segregata come
estranea.

Sarebbe stato molto
importante che i media si fossero occupati di raccontare anche la loro di
storia, di spiegarci cosa vuol dire Porrajmos.

Porrajmos in lingua romanè
significa: distruzione,  annientamento e
sta ad indicare lo stermino degli zingari Rom e Sinti per opera dei nazisti e
dei fascisti soprattutto ad Auschwitz, Stara Gradisca, Ravensburg, ecc.

Oggi non si fa più memoria
anzi si alimentano solo spinte xenofobe tanto è vero che l’Italia è stata
recentemente ammonita dall’Onu perchè non rispetta le convenzioni
internazionali per tutte le forme di discriminazione razziale in tutte le sue
forme e di garantire l’uguaglianza davanti alle leggi senza distinzione di
razza, etnia, religione, colore, anche per quanto riguarda l’accesso alla casa. 

 

 

 

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