Università: Sugli spazi…la parola agli studenti

Pisa – La
questione degli spazi, in particolare il problema dell’accesso e dell’uso degli
spazi messi a disposizione degli studenti, ha sollevato nelle ultime due
settimane numerose polemiche.

Ciò
che viene messo sotto accusa in primo luogo è la politica di chiusura portata
avanti dal rettorato circa le strutture che fanno capo direttamente all’ufficio
Economato, ovvero i poli didattici Carmignani e Porta Nuova.

Per
capire meglio quale sia stato il problema fino ad ora e come si sia arrivati
ad
una mobilitazione che ha visto una larga partecipazione degli studenti bisogna
partire per lo meno da marzo-aprile di quest’anno, è in questi mesi che alcune
iniziative, svotesi in strutture peraltro non competenti direttamente gli
uffici del rettorato, hanno provocato alcuni danneggiamenti, un furto e qualche
vetro rotto.

A
partire da questi due episodi gli studenti, nello specifico le associazioni
studentesche che solitamente usufruiscono di questi spazi per svolgere le
proprie iniziative, talvolta feste, ma il più delle volte cineforum, dibattiti
e assemblee, hanno assistito ad una limitazione di fatto della disponibilità ad
utilizzare i poli didattici.

Il
più delle volte questa limitazione si è ridotta ad un semplice rallentamento
dell’iter burocratico, mai stato troppo celere, delle diverse richieste che
venivano bloccate nei vari passaggi da un ufficio all’altro per le varie
vidimazioni, rendendo necessario che i delegati delle varie associazioni
seguissero passo per passo  il cammino
delle richieste per accertarsi dell’effettiva disponibilità delle  strutture.

Altre
volte è stato negato il permesso con motivazioni che andavano dal rischio di
danneggiamenti, alla sicurezza quando non alla quiete pubblica (specialmente
relativamente alle feste).

Il
lavoro degli studenti ha risentito spesso dei ritardi della burocrazia o dei
suoi rifiuti, dato che i tempi richiesti per mettere in piedi un’iniziativa non
sempre possono permettersi un’eccessiva lentezza, compromettendo spesso
l’effettiva riuscita di alcuni eventi.

L’evoluzione
della linea decisa dal rettorato e presa subito a modello dalle singole
facoltà, come Scienze Politiche i cui studenti si sono visti negare la
possibilità di apertura serale dei locali, è ha come epilogo la convocazione di
una commissione per la stesura di un nuovo regolamento.

Tale
rinnovo delle norme legate alluso degli spazi universitari con tutta probabiltà
andrà a ratificare quelle limitazioni che fin ora hanno segnato negativamente
la possibilità di partecipare attivamente alla vita universitaria.

Motivo,
questo che ha portato ad una presa di posizione decisa di tutte le associazioni
coinvolte che si sono organizzate in assemblea per discutere il problema.

Da
qui nasce una settimana di intensa mobilitazione nel mondo universitario
cittadino volta ad informare la popolazione studentesca di ciò che stava
avvenendo, viene quindi fatto circolare un’appello di convocazione
dell’assemblea d’ateneo che avrà come obbiettivo quello di opporre alle
decisioni prese negli uffici del rettorato, la voce degli universitari che
intendono decidere in prima persona sulle modalità di gestione delle strutture,
ritenendo, come viene precisato nell’appello: " E’ possibile dopo mesi di
chiusura e di rifiuti delle nostre richieste accettare che l’accessibilità agli
spazi universitari venga ulteriormente limitata o peggio che la loro
concessione venga affidata ad un regolamento approvato da una commissione di
dubbia democraticità?

Crediamo
che l’unica componente studentesca che possa deliberare sulla fruibilità degli
spazi può essere solamente un’assemblea pubblica, aperta a tutti e che veda la
più larga partecipazione possibile".

I
lavori dell’assemblea d’ateneo, riunitasi martedì 13 nei locali del Palazzo
Quaratesi, sono andati avanti per circa tre ore.

Lo
slogan di convocazione recita: "sugli spazi decidiamo noi", il
messaggio è chiaro, se lo si vuole recepire.

Numerose
sono state infatti le posizioni degli studenti che intendono la vita
universitaria come momento di partecipazione diretta alla produzione di
cultura, piuttosto che vivere l’università come "scuola materna",
come spesso viene provocatoriamente asserito.

Partecipazione.
Probabilmente è stata questa la leva che ha fatto scattare la necessità di dire
la propria in un momento che vedeva gli studenti rimossi dal loro ruolo di
protagonisti, oltre che di "clienti" del mondo universitario.

Ed
infatti la quasi totalità degli interventi in assemblea ha voluto sancire
l’importanza di questo principio, quasi a voler dimostrare che solo con il
coinvolgimento diretto in ciò che ci riguarda possiamo ritenerci liberi, senza
dover subire passivamente decisioni prese da terzi.

Ma
l’intento dell’incontro era soprattutto quello di sancire delle linee guida per
la regolamentazione degli spazi, regolamentazione decisa da studenti per gli
studenti, capendone meglio interessi e necessità e conoscendo quali siano le
potenzialità delle strutture e l’importanza di riempirle di contenuti altri
rispetto a quelli proposti dalla limitata offerta didattica.

Tale
decisione è stata presa come logica conseguenza di quel principio della
partecipazione di cui si è parlato, decisione che di fatto ha determinato
l’illegittimità della commissione di revisione oltre alla sua "dubbia
democraticità" riconosciuta dalla totalità dei partecipanti.

Il
passaggio successivo è stata una mobilitazione vera e propria che ha visto
nuovamente scendere in piazza decine di studenti.

Mercoledì
14 novembre, in occasione della prima seduta della commissione è stato
allestito un presidio sul lungarno Pacinotti, davanti alla sede del Rettorato.

Scopo
della manifestazione è stata la richiesta di rendere pubblica la seduta della
commissione, rendendola accessibile soprattutto alle decine di studenti
accorsi, richiesta che si è di fatto tradotta nel blocco della seduta, logica
conseguenza del tentativo di svolgere comunque la riunione senza convocare
parte della componente studentesca.

Chi
stava presidiando l’ingresso del palazzo, circa ottanta studenti, ha fatto
ingresso all’interno, seguendo il rettore ed i suoi collaboratori fino al primo
piano, premendo, questa volta in maniera più ravvicinata, affinchè la
discussione avvenisse di fronte a tutti.

L’epilogo
di questa giornata di mobilitazione è stato un incontro tra studenti e
prorettore cosa che, per chi conosce le modalità di svolgimento di queste
giornate, non ha nulla di stupefacente.

Solitamente
questi incontri si concludono così come erano iniziati, senza prese di
posizione ben definite da parte di chi si vede sottoporre richieste ben
precise, difficili da aggirare; di fatto il risultato non è stato troppo
diverso da quello che già in assemblea era stato paventato, semplicemente un
rinvio delle decisioni e quindi un protrarsi della gestione fatta di
limitazioni, con in più il pretesto che è stato impedito lo svolgimento di una
riunione il cui scopo principale era proprio quello di sbloccare la situazione.

Lasciati
i locali del rettorato e sciolto il presidio una parte degli studenti ha dato
subito un primosegno di come loro intendono risolvere un problema creato dalle
istituzioni universitarie mostrando come in realtà sia estremamente semplice
mettere in pratica il principio di legittima autogestione degli spazi.

Il
Collettivo dell’aula R (scienze politiche) non ha dovuto far altro che
spostarsi di pochi metri, in via Serafini, e per la seconda volta nell’arco di
una settimana, dar luogo ad un’autogestione dell’apertura serale dei locali
della facoltà, continuando il dibattito a partire dai nuovi sviluppi raggiunti
nell’incontro pomeridiano.

E
probabilmente sarà questo il naturale sviluppo degli eventi.

Altri
incontri sia a livello di singole associazioni e collettivi all’interno delle
facoltà di riferimento, sia a livello di Ateneo, sono previsti per questa
settimana.

La
questione degli spazi, da problema burocratico e di facile soluzione, è ormai
diventata una querelle di respiro molto più ampio che potrebbe
facilmente estendersi a diversi ambiti della vita cittadina.

In
gioco non c’è solo la possibilità di fare qualche festicciola, ma l’agibilità
politica all’interno delle università.

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