Università: Cambia il diritto allo studio universitario. Un’ unica sede regionale al posto di Pisa, Siena e Firenze

Nel
confuso calderone della riduzione dei costi in Enti ed Aziende pubbliche sono
finite anche le tre Aziende Regionali per il Diritto allo Studio Universitario
di Pisa, Siena e Firenze. Nate nel ’93 come Enti dipendenti dalla Regione
Toscana ma finora dotate di autonomia amministrativa e gestionale, forniscono e
gestiscono servizi a studenti. Si va dalle borse di studio, comprendenti posto
alloggio e mensa gratuita più una parte di soldi liquidi, alla gestione della
mensa, del servizio editoriale e di numerosi altri servizi attivi per la
generalità degli studenti. Le tre Aziende sono state fino ad ora amministrate
dai rispettivi Consigli di Amministrazione, ognuno con nove componenti
(Presidente, quattro rappresentanti politici della regione, due rappresentanti
dell’ Università e due rappresentanti degli studenti, gli unici con mandato
elettorale), ma nel nuovo assetto disegnato dalla Giunta Regionale Toscana la
situazione muterà drasticamente. Si passerà ad un unico Consiglio di
Amministrazione regionale composto dal Presidente, da due rappresentanti
politici della Regione, dal presidente della non ancora costituita Consulta
Regionale degli studenti e dal Presidente del CORECO (Comitato Regionale di
coordinamento delle Università Toscane), organo fantasma. Il Consiglio
Regionale Toscano, che tanto finge di operarsi in ininfluenti leggi vetrina sulla
partecipazione, sposta il luogo di discussione e decisione delle politiche che
riguardano la vita di ogni studente e di ogni lavoratore delle ARDSU, colpendo
così la loro già risicata incisività nella discussione delle politiche relative
al Diritto allo Studio, che diverranno ancora meno partecipabili. Qualunque vertenza,
sindacale o studentesca, dovrà aver rilievo regionale e non più locale, con
difficoltà facilmente immaginabili. I lavoratori, oltre 400 nelle tre sedi, che
garantiscono il funzionamento di tutti i servizi, sono già in crisi per le
spinte esternalizzanti imposte dalla Regione che, oltre a creare pessime
condizioni di lavoro, hanno traslocato parte del reddito e delle garanzie
contrattuali, prima in mano ai lavoratori, verso cooperative politicamente
amiche, sotto forma di sproporzionati ricavi ai danni delle casse pubbliche.
Nell’ assetto che si va delineando sarà molto più facile distruggere l’ attuale
concetto di diritto allo studio, come già chiaramente espresso nei piani di
riforma del settore, fino ad ora non applicati per l’ ostruzionismo delle
stesse tre Aziende. Riduzione del costo del lavoro, del numero di borse di
studio e della loro quota monetaria, aumento del costo dei servizi agli
studenti, onerose esternalizzazioni, allontanamento di studenti e lavoratori
dai luoghi dove le politiche che li riguardano sono decise. Centralizzare il
proficuo settore del Diritto allo Studio, spostandone la gestione in un organo
molto più facile da controllare per la giunta regionale, con il già dichiarato
obiettivo di fornire l’ esempio di buona politica in vista della revisione
dell’ intera Legge 390/91 (Norme sul diritto allo studio universitario) per
definire, ovvero peggiorare, i nuovi criteri su cui basare l’ intero settore.

E l’
agenda politica ha ritmi serrati per tale manovra; entro il 31 marzo 2008 verrà
approvata la proposta di legge da parte del Consiglio Regionale. La nuova
azienda unica sarà costituita e nominata dal 1 luglio 2008, ed opererà
provvisoriamente fino alla fine del 2008 assieme alle tre aziende, che
cesseranno le loro attività, in favore dell’ Azienda unica a pieni poteri dal 1
gennaio 2009.

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