Ingiustizia sociale: sentenza choc a Firenze, 7 anni ai denunciati del 1999.

 

Firenze –
Il 26 gennaio i movimenti antagonisti hanno organizzato a Firenze un corteo di
protesta contro il processo che si sta svolgendo nel capoluogo toscano e che
vede come imputati 13 compagn*  accusati
di resistenza aggravata per aver manifestato e scioperato il 13 maggio 1999
quando il Governo D’Alema decise di bombardare la Serbia. Così più di 2.000
persone hanno manifestato contro i processi per reati sociali, con un corteo
che si è snodato nelle vie del centro della città.

Il 28
gennaio il Tribunale di Firenze ha condannato a sette anni di reclusione i
tredici imputati per gli incidenti al Consolato USA del 13 maggio 1999 in
occasione dello sciopero/manifestazione indetto dal sindacalismo di base contro
la partecipazione dell’Italia alla guerra nei Balcani. La condanna risulta
essere più pesane addirittura della richiesta del Pm, che già ingiusta e grave,
prevedeva per “resistenza a pubblico ufficiale 4 e 5 anni di condanne.

Ma sette
anni per un corteo che fu pacifico, e che davanti al consolato USA vide un
reparto di  Celere ed uno di Carabinieri
caricare gente inerme a mani nude, sembra essere l’ennesimo attacco alla
libertà di dissenso, alla libertà di essere contro. Famosa fu l’immagine della
signora anziana presa in pieno volto dal calcio di fucile di un carabiniere che
fu trasmessa persino da Striscia la Notizia.

Riportiamo
la sequenza dei fatti raccontata  da Movimento
Antagonista Toscano e Confederazione Cobas:

Il 13
maggio 1999 lo sciopero delle organizzazioni di base fu un grande successo (a
Firenze 3.000 in piazza). Lo sciopero dimostrò la possibilità di lottare contro
la guerra NATO nei Balcani, guerra sostenuta dal governo di allora, guidato da
D’Alema, e definita da CGIL-CISL-UIL “una contingente necessità”. A corteo
concluso davanti al Consolato Americano partirono, senza preavviso, durissime
cariche poliziesche: candelotti sparati ad altezza d’uomo, 5 manifestanti
costretti alle cure ospedaliere, mentre tanti altri contusi evitarono gli
ospedali. L’atteggiamento delle forze dell’ordine fu conseguente alla circolare
D’Alema-Iervolino ("perché non vengano tollerate manifestazioni contro
basi militari e sedi governative").

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