Le bollette aumentano tutte. L’acqua sale del 65% e la gente non arriva a fine mese

 

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Pisa
 Dal 1997 al 2007 le bollette di gas,
acqua, rifiuti e trasporti urbani sono aumentate  in modo esponenziale. Si pensi che l’acqua è
aumentata del 61%, il gas è aumentato del 45% , i rifiuti del 43% , i trasporti
del  35% 3 la luce del 20%. (fonte unioncamere).

 

Le
associazioni dei consumatori denunciano la grave crisi in cui le famiglie del
nostro paese si ritrovano, incapaci di arrivare a fine mese. I bilanci
familiari risentono un’inflazione che tra il 1997 ed il 2006 è stata del 25%  ed in più si ritrovano con stipendi fermi e
aumenti che vanno ben oltre il fenomeno inflazionistico. Per comprenderne
meglio le ragioni bisogna cercare di capire meglio quali sono  le cause che hanno portato a tali aumenti.

In
Italia vanno di moda le esternalizzazioni, le aziende miste (metà pubbliche e
metà private), e probabilmente non si tiene conto del fatto che l’acqua non è
un bene mercificabile.

In Toscana era stato tentato un
ulteriore affondo del capitale privato sul bene acqua. Da Firenze (Dominici e
Martini erano d’accordo) era stata paventata la possibilità di un unione tra fra
i gestori dell’ATO 2, 3 e 6 (Acque spa, Publiacqua e Acquedotto del Fiora
ovvero Firenze, Siena, Pisa e Grosseto). Doveva nascere un una nuova società
mista, a maggioranza pubblica con un 49% assegnato ad Acea-Suez.

A Roma, da almeno un decennio, si
nota un vistoso interessamento per l’acqua Toscana. Acea, l’ex municipalizzata
del Comune di Roma, è presente come azionista nelle società di gestione
dell’acquedotto di mezza Regione e in tutti i capoluoghi di Provincia tranne,
tre – Arezzo, Livorno e Massa-Carrara-. In seguito alla legge Galli, del 1994,
la Toscana ha suddiviso il territorio in sei Ambiti territoriali ottimali
-sopra-, le aree omogenee dove il servizio dev’essere affidato a un gestore
unico, e individuato o società di gestione (5 sono  miste", aperte al capitale privato).
Acea è quotata in Borsa, che ha chiuso il 2000 con ricavi per quasi 2,2
miliardi di euro

(+34,7% sul 2005). Il Comune di
Roma controlla il 51 % dell’azienda. Altri azionisti di riferimento sono la
francese Suez [possiede quasi il 10% di Acea) e il gruppo Caltagirone (attivo
nel settore delle costruzioni e nell’editoria, con meno del 3%). Gli stessi
"compagni di viaggio"-insieme alla banca Monta dei Paschi di Siena e
al Consorzio toscano costruzioni-sono a fianco di. Acea nella "campagna
Toscana". Negli ultimi cinque anni, infatti, tre società che fanno capo
all’ex municipalizzata romana hanno fatto ingresso negli Ato 2, 3 e 6. Si
chiamano "Acque blu Arno basso" (Abab), "Acque blu fiorentine"
e "Ombrane spa". Nel 2006, Acea ha acquisito anche il 28-8% delle
azioni di Geal, la società che gestisce l’acquedotto di Lucca. Dopo l’ultima
gara vinta, a Firenze, nel 2006, l’Antitrust sta valutando se Acea e Suez hanno
dato vita, in Toscana, a "un’intesa restrittiva della concorrenza", e
violato così il Trattato istitutivo della Comunità europea.

  Se si considera che la sentenza dell’AGCM
(autority) in data 22 novembre 2007 con la quale l’Autorità, a seguito di una istruttoria
avviata oltre un anno e mezzo fa, afferma che: ACEA e SUEZ hanno posto in
essere un’intesa restrittiva della concorrenza ai sensi dell’articolo 81 del
trattato CE avente ad oggetto e per effetto un coordinamento delle rispettive
strategie commerciali nell’ambito del mercato nazionale della gestione dei
servizi idrici;  ACEA e SUEZ devono
astenersi per il futuro dal porre in essere comportamenti analoghi a quelli
oggetto dell’infrazione accertata dando comunicazione all’Autorità delle misure
adottate a tal fine; Che ACEA e SUEZ con riferimento all’articolo 13 del patto
parasociale intercorrente con i soci di Publiacqua – Comuni e Consiag-
procedano ad adottare misure idonee alla sua eliminazione ed in ogni caso si
astengano dal darvi attuazione; Le due società ACEA e SUEZ, rispettivamente
leader nel mercato italiano e in quello a livello mondiale, sono i partners
privati della società Publiacqua, società aggiudicataria della gestione del
servizio idrico integrato fino al 2020, della quale detengono attualmente
rispettivamente il 68,5% e il 22% del complessivo 40% ceduto a privati( fra
essi anche MPS con l’8%, CTC con lo 0,5% e SILM con lo 0,16% e CC con lo 0,01%)
; sono presenti analogamente nel capitale di Acque spa , società speculare di
Publiacqua nell’ATO 2 Pisa con il 69% e il 10% di quel 45% ceduto a privati;  sono presenti anche nella società Acquedotto
del Fiora, società dell’ATO 6 ( Grosseto- Siena), con il 79,5% e lo 0, 3% di
quel 40% ceduto ai privati; anche nel caso della gara di Livorno ( ATO5), dove
ACEA si è presentata in cordata con Italgas (e Suez non ha partecipato ma è
intervenuta direttamente presso la propria controllata spagnola Agbar per
indurla a non partecipare) è stata ipotizzata una successiva ripartizione delle
attività idriche recuperabili a seguito del buon esito del ricorso contro la
società che si era aggiudicata la gara;

A
questo quadro bisogna aggiungere le risultanze istruttorie dell’indagine, delle
quali la sentenza fornisce ampi e dettagliati stralci, dimostrano un’intesa
orizzontale tra ACEA e SUEZ che ha avuto per oggetto e per effetto un , della
gestione dei servizi idrici, ponendo in essere un’intesa restrittiva della
concorrenza, atta a violare l’articolo 81 del Trattato che quella concorrenza
vuole tutelare e garantire; proprio questa cooperazione ha condizionato l’esito
di 1/4 delle gare per la scelta del socio privato ( cosiddetti PPP) che si sono
realizzate in Italia, che ha negativamente inciso anche in altre procedure di
gara poi aggiudicate ad altri soggetti ( come nel caso della gara di Livorno) e
che in maniera separata i due soggetti siano stati interessati dalla quasi
totalità delle altre procedure di gara svoltesi nel territorio, a dimostrazione
della predominanza nel contesto concorrenziali dei due soggetti di cui si
parla; a seguito dell’istruttoria è stato dimostrato che dal 2001 ACEA e SUEZ
avevano raggiunto un accordo sul coordinamento delle rispettive attività nel
settore dei servizi , con particolare riferimento ad una stabile e finalizzata
alleanza per le gare del territorio toscano e che tale rapporto non era
inquadrato entro forme di cooperazione riconoscibili e dichiarate, pertanto
legittime, bensì occulto e funzionale ad aggredire il mercato di interesse,
alterando le normali regole che disciplinano la concorrenza e la parità di
accesso; la costituzione di questo RTI, come si legge nella sentenza, si è
prestato a distorsioni gravi della concorrenza, in contrasto con la ratio
dell’istituto di per sé potenzialmente pro- concorrenziali a patto che riguardi
imprese di dimensioni minori e portatrici di competenze specialistiche e non,
come nel nostro caso, due dei principali operatori presenti in un determinato
mercato. Infatti, quando il RTI raggruppa imprese fra loro direttamente
concorrenti, autonomamente titolari dei requisiti richiesto in sede di gara,
come nel caso di specie, il raggruppamento ha sempre un effetto restrittivo
della concorrenza in quanto riduce il numero di partecipanti più idonei al
confronto competitivo. La mobilitazione dei comitati toscani e dei lavoratori è
stata forte e puntava al riconoscimento da parte dell’amministrazione regionale
della contraddizione di un’operazione di questo tipo rispetto. alla moratoria
su tutti gli affidamenti approvata a dicembre dal parlamento.  Il progetto è ora fermo per l’opposizione
della “sinistra” di governo al Comune di Firenze, dei lavoratori di publiacqua
spa e dei comitati territoriali.

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