Usa: impronte di dieci dita alla frontiera

Sicurezza e biometria, un
binomio per il controllo sui  corpi

Non  si fermano negli Usa le
misure antiterrorismo varate dopo gli attentati dell’11 settembre. D’ora in
avanti per entrare in America non serviranno più solo le impronte di
due dita, ma tutte e dieci le impronte digitali per entrare in America, in base
al programma “Us-visit” che prenderà il via questa settimana
nell’aeroporto internazionale di Washington Dulles.

Entro marzo sarà operativo in altri nove scali: Boston, Chicago, Detroit,
Atlanta, Houston, Miami, New York, Orlando e San Francisco. E entro la fine del
2008 tutti gli aeroporti saranno dotati delle apposite tecnologie, così come
tutti i posti di frontiera marittimi o terrestri.

"Ten
Fingerprints": è la nuova frontiera della sicurezza americana. Ogni
cittadino straniero dai 14 ai 79 anni dovrà permettere l’archiviazione dei dati
di tutti i suoi polpastrelli.

Finora si premevano soltanto i due indici su uno scanner che rilevava
l’impronta digitale e la archiviava, dopo averla confrontata con i dati delle
memorie dell’Fbi e del Dipartimento della Sicurezza Nazionale. Da oggi, i dati
biometrici di chi arriva in America verranno schedati nel database Ident, che
già contiene 90 milioni di impronte e cresce al ritmo di 20 milioni ogni dodici
mesi, e ci resteranno per 76 anni.
Le informazioni verranno condivise con l’Fbi, il Dipartimento di Stato, quello
della Giustizia, il Pentagono, le polizie locali, la Guardia costiera, la Cia e
tutte le agenzie di intelligence. Alla faccia della privacy!
 Due anni fa la macchina sperimentale per
scannerizzare dieci dita era grande come un forno a microonde, oggi le nuove –
che si chiamano Guardian e Identix – sono dei cubi di 15 centimetri per lato e
costano 2500 dollari. Solo a New York ne verranno messe 800 ma alla fine
dell’anno le userà ognuno dei 18mila ufficiali di frontiera. Per varare questa
misura gli Stati Uniti hanno stanziato 1,7 miliardi di dollari. Spese
indispensabili per chi deve combattere contro “Stati canaglia” e terroristi di
ognidove. Spese assurde, che indeboliranno ancora di più l’esile sistema
sociale statunitense, per dare vigore alla fantomatica sicurezza che si va
ricercando.

Gli Usa
possiedono già milioni di dati biometrici. Negli ultimi due anni, ad esempio,
il Pentagono ha raccolto immagini di impronte digitali, iridi e volti di oltre
un milione e mezzo di detenuti iracheni ed afghani. La decisione, frutto dei
recenti progressi nelle tecniche biometriche ormai considerate indispensabili
per arginare il terrorismo, suscita tuttavia grosse preoccupazioni in seno alle
organizzazioni di difesa dei diritti civili.

La biometria (dalle parole greche
bìos = "vita" e metros = "conteggio" o
"misura") è la scienza che ha come oggetto di studio la misurazione
delle variabili fisiologiche o comportamentali tipiche degli organismi,
attraverso metodologie matematiche e statistiche.

Quello che si
vuole ricercare è dunque un controllo intimo della persona, del corpo,
attraverso il sospetto generalizzato.

Il problema
eccede di gran lunga i limiti della sensibilità personale e riguarda il normale
statuto giuridico – politico (o forse si dovrebbe ormai dire semplicemente:
biopolitico) dei cittadini degli stati cosiddetti democratici in cui ci
troviamo a vivere.
Ormai da anni, in modo dapprima occasionale, e poi sempre più esplicito e
insistente, si cerca di persuadere i cittadini ad accedere come normali e umani
dispositivi a pratiche di controllo che sono stati sempre considerati
eccezionali e inumani. E’ noto che oggi il controllo che gli Stati possono
esercitare sugli individui grazie all’uso dei dispositivi elettronici come le
carte di credito e i telefoni cellulari raggiunge limiti un tempo impensabile.
Ma vi sono soglie del controllo e nella manipolazione dei corpi, il cui
oltrepassamento segna una nuova condizione globale. La schedatura elettronica
delle impronte digitali e della retina, il tatuaggio sottocutaneo e altre pratiche
del genere sono elementi che vanno oltre i limiti fin’ora mantenuti. Le ragioni
di sicurezza che vengono addotte per giustificare non devono trarre in inganno.
L’esperienza insegna che pratiche che vengono riservate inizialmente agli
stranieri, vengono poi estese a tutti. E questo sta già avvenendo anche nella
nostra Unione Europea, con il sistema VIS (Visa Information System – saranno
raccolte tutte e dieci le impronte dei richiedenti di visti) e le banche dati
del Sistema Informativo Schengen. Ciò che qui e’ in questione e’ la nuova
relazione "normale" fra i cittadini e lo stato. Questa non riguarda
più la partecipazione libera e attiva alla dimensione pubblica, ma l’iscrizione
e la schedatura dell’elemento più privato e incomunicabile: la vita biologica
dei corpi. E da qui biopolitico. Ai dispositivi mediatici che controllano e
manipolano la parola pubblica, corrispondono i dispositivi tecnologici che
iscrivono e identificano la nuda vita.

Il “tatuaggio
biopolitico” che oggi ci impongono per entrare negli Stati Uniti e’ la
staffetta di quello che domani potrebbero farci accettare come l’iscrizione
normale dell’identità del buon cittadino nei meccanismi e negli ingranaggi
dello stato.

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