Pisa – Dopo gli 8 denunciati di Rebeldìa per l’occupazione dell’ex-asnu, il 22 febbraio dodici
persone, per lo più appartenenti al collettivo Università Antagonista, hanno
ricevuto la notifica di un decreto di condanna penale per le occupazioni del
palazzo ex-Enel e della Mattonaia.
Entrambe le occupazioni in
questione facevano parte del “Progetto
Finestre: come prendere casa senza passere dalla porta degli affitti”, un
percorso di riappropriazione del diritto alla casa e di denuncia della
situazione immobiliare che caratterizza Pisa e non solo. I due stabili
occupati, rappresentano tuttora due casi di speculazione immobiliare senza
precedenti: il palazzo ex-Enel che, ancora vuoto, fa bella mostra di sé su
Lungarno Pacinotti proprio di fronte alla chiesa Della Spina, è al centro di
uno scandalo finanziario che vede coinvolti al proprio interno personaggi del
calibro di Coppola e Fiorani, ma l’inizio delle vicende giudiziarie dei due
“furbetti del quartierino” non è stato sufficiente per garantire la legittimità
di un’occupazione che mesi prima dell’arresto dei due loschi personaggi ha
denunciato le loro manovre poco chiare nella gestione di grandi immobili. La
proposta di requisire lo stabile per destinarlo ad uso sociale rivolta dagli
occupanti al Comune di Pisa non è stata neppure presa in considerazione da una
giunta che i grandi stabili come l’ex-Enel preferisce tenerli vuoti piuttosto
che adibirli ad uso pubblico. Il caso della Mattonaia è ancora più emblematico
nell’evidenziare questo tipo di scelta: un’immobile di altissimo pregio
architettonico, situato in pieno centro storico, la cui costruzione è iniziata
ben più di vent’anni fa ed è stata finanziata attraverso i fondi per l’edilizia
popolare non solo è ancora vuoto, ma sta subendo un progressivo e inesorabile
processo di distruzione dovuto all’incuria. Uno stabile costato milioni di euro
che avrebbe dovuto ospitare case popolari non solo non le ha mai ospitate, ma
non è nemmeno mai stato completato.
L’ex-Enel e la Mattonaia
rappresentano i simboli più lampanti e incontrovertibili di una gestione
immobiliare a dir poco scandalosa. Ma questa situazione il nostro Comune la
conosce fin troppo bene, ed è proprio per questo che anziché riconoscere il
valore di iniziative come le due occupazioni in questione, che hanno costituito
gli unici due momenti in cui i due stabili sono stati aperti ed utilizzati,
preferisce interrompere bruscamente iniziative di questo tipo punendo
severamente i responsabili in nome di un alquanto ambiguo concetto di legalità
secondo il quale l’occupazione è una pratica illegale e quindi, qualsiasi siano
le sue motivazioni, deve essere repressa.
Non è casuale che i decreti di
condanna penale per fatti risalenti a più di due anni fa arrivino proprio
adesso. Tra pochi mesi a Pisa ci saranno le elezioni e, si sa, il tema della
sicurezza è ormai centrale. I quotidiani cittadini sono ormai quotidianamente
invasi da articoli che con toni entusiastici parlano di arresti, espulsioni,
denunce e fermi da parte delle forze dell’ordine. Pochi giorni fa due giovani,
denunciati perché responsabili di aver fatto una scritta su un muro di
periferia, sono stati tacciati, non è chiaro sulla base di cosa, di aver
“affrescato tutto il centro storico”. La progressiva militarizzazione del
quartiere della stazione è dipinta come l’unica risposta possibile, e in fondo
anche giusta, rispetto ai problemi legati al degrado e alla miseria.
È questa la sicurezza di cui
abbiamo bisogno? O è la sicurezza di avere un posto di lavoro fisso, che
permetta di arrivare a fine mese, la sicurezza di avere un tetto sulla testa,
senza dover pagare affitti da capogiro a speculatori senza scrupoli?
Quando è stata l’ultima volta che
la stampa locale ha dedicato un articolo alla denuncia del sempre più dilagante
precariato lavorativo, o delle migliaia di case sfitte presenti a Pisa? Solo
nel quartiere della stazione, tanto per rimanere in zona, esistono interi
palazzi vuoti. Ma si preferisce scrivere del degrado di cui sarebbero responsabili
le persone costrette a vivere sui marciapiedi di fronte a questi palazzi.
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