rilanciato oggi le accuse contro il Dalai Lama affermando che la sua
"cricca" ha innescato le violenze dei giorni scorsi in Tibet con lo
scopo di "sabotare" le Olimpiadi di Pechino. Da Dharamsala, il suo
quartiere generale in India, il leader tibetano ha polemicamente invitato i
cinesi a "indagare seriamente" sull’origine dei disordini.
"Cominciate da qui, venite nei miei uffici, controllate tutto…", ha
detto. Parlando nella sua tradizionale conferenza stampa annuale Wen Jiabao ha
sostenuto di avere le "prove" che "i disordini sono stati
premeditati, organizzati e diretti dalla cricca del Dalai Lama". Rimane
l’incertezza sul numero delle vittime, tredici secondo la Cina e almeno cento secondo
il governo tibetano in esilio. Residenti di Lhasa, la capitale del Tibet dove
venerdì e sabato scorso si sono svolte violente manifestazioni anti-cinesi,
affermano che la situazione sta gradualmente tornando alla normalità ma il
quartiere centrale della città intorno al tempio del Jokhang rimane off limits,
almeno per gli stranieri. La presenza di militari nella città è massiccia, i
principali incroci sono presidiati da mezzi corazzati e i posti di blocco sono
frequenti. L’ultimatum lanciato dalle autorità ai ribelli, "consegnatevi
se volete essere trattati con clemenza" é scaduto la notte scorsa senza
che la situazione sul terreno sia mutata. I principali monasteri buddhisti, dai
quali la rivolta è partita all’ inizio della scorsa settimana, sono ancora
circondati dalla polizia militare. Né la Cina né i tibetani hanno finora fornito
informazioni sul numero degli arresti eseguiti dalle forze di sicurezza.
Residenti di Lhasa, la capitale
del Tibet dove venerdì e sabato scorso si sono svolte violente manifestazioni
anti-cinesi, hanno detto oggi che la situazione sta gradualmente tornando alla
normalità. Il quartiere centrale della città intorno al tempio del Jokhang
rimane tuttavia off limits, almeno per gli stranieri, hanno detto testimoni
contattati per telefono dall’Ansa. Secondo le stesse fonti la presenza di
militari nella città é massiccia, i principali incroci sono presidiati da mezzi
corazzati e i posti di blocco sono frequenti. L’ultimatum lanciato dalle
autorità ai ribelli, "consegnatevi se volete essere trattati con
clemenza" è scaduto la notte scorsa senza che la situazione sul terreno
sia mutata
Ultimatum Scaduto, Continuano Le
Proteste
Continuano, nonostante la
scadenza dell’ultimatum, le proteste in Tibet. Secondo fonti tibetane e di
organizzazioni dei diritti umani, questa mattina 500 monaci del monastero
Choepel Shing hanno manifestato a Dogo, nella contea di Chone (Zhouni Xian in
cinese). Secondo le fonti, i monaci, dopo aver effettuato una preghiera
rituale, hanno sfilato per le strade con la bandiera tibetana, chiedendo
"indipendenza per il Tibet" e gridando "lunga vita al Dalai
Lama". Sempre le stesse fonti, inoltre, riferiscono di nuovi arresti a
Lithang, dove la polizia è intervenuta a fermare un’altra manifestazione di
monaci.
(ansa)