L’universita’ di El Quds ha accolto la carovana in arrivo da Betlemme. Circondata dal muro, l’universita’ e’ una delle piu’ grandi della Palestina. In serata si e’ spostata nel villaggio di Jayyus.
Si sono giocate 2 partite, una di basket femminile (persa con dignita’), di calcetto (giocata simbolicamente dalle compagne in solidarieta’ con la squadra femminile di Gaza), e la partita di calcio maschile difronte al muro contrassegnato da un grande murales contro il muro.
I responsabili dell’universita’ hanno accolto la carovana nelle facolta’ (tra cui le piu’ importanti sono medicina e ingegneria). Gli studenti hanno portato il gruppo nei locali adibiti alle organizzazioni studentesche. Nonostante le difficolta’ per raggiungere l’universita’, piu’ di 10.000 studenti la frequentano. Le difficolta’ derivano dai numerosi posti di blocco dell’esercito israeliano. In serata la carovana si e’ diretta verso Jayyus, villaggio palestinese circondato dal muro della vergogna. Ad accoglierla, trova Stop the wall, movimento nato per combattere la costruzione del muro, noto alla comunita’ internazionale per la battaglia condotta contro l’abbattimentodegli olivi. Questo villaggio e’ stato separato dalle terre circostanti per cui la popolazione non puo’ accede ai campi, impedendone di fatto la coltura. Secondo la legge Israeliana dopo un anno di "abbandono" questi passano allo stato; israeliano. Di fatto Israele continua a rubare la terra israeliana.
L’accoglienza e’ stata emozionante per tutto il gruppo. Centinaia di persone si sono unite in canti e balli fino a sera e Stop the wall ha proiettato alcuni video che descrivevano le proteste per il taglio degli ulivi che hanno visto come protagoniste innanzitutto le donne del villaggio. Le strade per raggiungere il villaggio sono state occupate dagli israeliani, per cui l’accesso e’ permesso solo tramite strde secondarie che allungano notevolmente il tragitto. Non solo Israele si e’ presa la terra ma fa di tutto per impedire l’accesso al villaggio. Ne derivano gravi difficolta’ per i palestinesi che hanno bisogno di raggiungere le universita’, per i generi alimentari e per i prodotti necessari alla gia’ povera economia del luogo.
Vedendo gli sguardi dei bambini non si capisce come si possa definire Israele una democrazia.