Corte di Cassazione: “Vanno assunti i precari dei call center”

ROMA – LaCorte di Cassazione ha stabilito che: chi osserva un
orario, chi utilizza strumenti del datore di lavoro ha diritto ad un contratto
stabile.

La Suprema corte ha respinto
il ricorso di una società del settore pubblicitario che aveva citato in causa
l’Inps sostenendo che le ragazze impiegate nel call center all’interno
dell’azienda veneta, erano lavoratrici autonome. L’istituto di previdenza
sociale, al contrario, aveva accertato la natura subordinata del rapporto fra
l’impresa e le dipendenti. Per questo, in prima battuta, il datore di lavoro si
era rivolto al Tribunale di Padova che, nel 2001, gli aveva dato ragione
affermando la natura autonoma del lavoro prestato dai giovani.

La Corte d’appello di Venezia
era invece pervenuta ad una decisione opposta dichiarando che il lavoro svolto
dalle 15 ragazze aveva natura subordinata. Contro il secondo verdetto l’azienda
aveva presentato ricorso in Cassazione ma ha perso. I giudici della sezione lavoro
hanno ritenuto corretta la sentenza della corte d’appello. Ciò perché, ha
spiegato la Cassazione,
"il giudice di merito ha ritenuto elementi qualificanti della
subordinazione delle dipendenti, le circostanze che seguivano le direttive
impartite dall’azienda, avevano un preciso orario di lavoro e utilizzavano
attrezzature e materiali della società.

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