Pisa, interventi della neoassessora Settimelli su sicurezza e questione rom

Il prefetto Basile ha convocato
per domani il Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico. All’ordine
del giorno i problemi della “nuova emergenza-sicurezza”. Oltre ai vertici delle forze dell’ordine
vi prenderanno parte anche il sindaco Filippeschi e il dirigente della
Provincia Pieroni. “Sarà anche avviata la discussione sulle possibili intese –
informa la Prefettura – che potranno essere definite tra Prefettura, Enti
locali e altri enti istituzionali nell’ottica di nuovi modelli di sicurezza
urbana”. A questo proposito la neoassessora al sociale Valentina Settimelli
anticipa alcune linee che l’Amministrazione seguirà per mantenere la città
sicura: un coinvolgimento diretto della Regione, “oltre a un maggior
coordinamento tra forze dell’ordine, polizia municipale e tutte le istituzioni,
aspetti che saranno valutati di concerto con il sindaco e l’Assessore Gay
(delega specifica alla sicurezza). La neoassessora accenna poi al “Patto per la
sicurezza” stipulato dal sindaco, affermando che già ne esistono esempi
positivi, come Modena. Conclude con la tanto ripetuta frase “si all’integrazione
degli stranieri, ma nella certezza del rispetto delle regole”. Questo stesso
principio d’integrazione nella legalità muove la politica della nuova giunta
nei confronti del progetto Città Sottili, verso il quale Settimelli afferma che
“chi ha tradito lo spirito del Progetto deve andarsene” e sarà comunque promosso
un censimento per verificare la reale consistenza delle persone coinvolte nel
progetto. Per quanto riguarda le unità abitative di Coltano già si prevede un
sistema di videosorveglianza, per evitare occupazioni abusive. Perché sarà
appunto la legalità a dominare, per questo “saranno smantellati tutti gli
insediamenti rom abusivi presenti in città”, continua Settimelli.

A fronte di tutto ciò viene
comunque dichiarata dalla neoassessora la “riapertura del dialogo con la
comunità rom e con i tanti stranieri che rispettano le leggi e si sono ben
integrati nella comunità locale”. E’ facile concludere così. E’ facile fare
economia di analisi e lasciare che chi ha la fortuna di riuscire a guadagnarsi
un briciolo d’integrazione sia l’esempio di una strada non riuscita agli altri.

Forse ci si dimenticano le
motivazioni delle migrazioni, le enormi difficoltà e sofferenze che queste
comportano a chi le compie, per riuscire solo a pretendere un rispetto delle
regole.

Non si prevede neanche che forse
siamo noi, la società tutta, a dovere
qualcosa a loro, a dovergli una politica
di accoglienza, una politica che comprenda le questioni abitative, sanitarie,
lavorative, sociali… E solo dopo si potrà pretendere il rispetto delle regole.

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