TORINO – I farmaci "imperfetti", ovvero pericolosi per la salute dei cittadini, sono ancora in commercio. Otto persone in carcere per aver taciuto sui danni dei medicinali sui pazienti. Scandaloso il silenzio degli inquirenti sui nomi dei farmaci. Disastro colposo per la
messa in commercio di decine di medicinali non perfetti: è questo il secondo
filone dell’inchiesta della procura di Torino sull’attività dell’Aifa (Agenzia
italiana per il farmaco) che nei giorni scorsi ha portato a otto ordini di
custodia cautelare per corruzione. Per ora, tuttavia, gli accertamenti del
ministero della salute non hanno evidenziato "pericoli per la salute dei
cittadini". Tra le figure al vaglio dei magistrati spicca il direttore
generale dell’Agenzia, Nello Martini, il cui nome compare nel registro degli
indagati.
I prodotti – alcuni in
circolazione, altri ancora in attesa di essere autorizzati – nel mirino dei pm
Raffaele Guariniello, Sara Panelli e Gianfranco Colace sarebbero almeno una
trentina: psicofarmaci, antibiotici, diuretici, antipertensivi, antiasmatici a
base di principi attivi che, scaduti i canonici dieci anni del brevetto,
dovevano essere nuovamente sperimentati con tutti i crismi, ma che sono stati
proposti con modalità poco convincenti. Una serie di test, svolti di concerto
con una speciale commissione istituita dal sottosegretario alla salute
Ferruccio Fazio, sono stati disposti per capire se ci sono rischi per i
consumatori e se, in questo caso, bisogna procedere ai sequestri
La commissione "fino a oggi e allo stato delle informazioni ricevute
dalla procura di Torino, non ha riscontrato, nelle verifiche effettuate,
pericoli per la salute dei cittadini", ha detto in serata lo stesso Fazio.
A Roma, intanto, alcuni funzionari dell’Aifa sono stati interrogati in qualità
di testimoni. Il procedimento è nato nel 2006 dopo la scoperta della falsità di
uno studio, risalente a cinque anni prima, di bioequivalenza su tre generici:
un singolo episodio per il quale, a Torino, sono finiti sotto accusa il
professor Mario Eandi, direttore della cattedra di farmacologia dell’Università
subalpina, il ricercatore Carlo Della Pepa (attuale sindaco di Ivrea) e
Giuseppe Irianni, committente dello studio per conto di una casa farmaceutica.
Ma quello che sembrava un
circoscritto caso di malcostume ha portato alla luce, dopo una serie di
indagini dei carabinieri del Nas, prima numerose vicende di corruzione di
tecnici dell’Aifa da parte dei lobbisti delle industrie e poi i problemi legati
all’iter per l’autorizzazione dei medicinali e, in particolare, dei generici.
Si parla di società che fanno svolgere le analisi preparatorie all’estero (in
Ucraina) con modalità poco sicure, di pratiche sbrigate dall’Aifa troppo
celermente, di dossier piuttosto compiacenti. La notizia dell’indagine – e
della grave ipotesi di reato – ha destato più di una preoccupazione. Il
farmacologo Silvio Garattini ha invitato gli inquirenti a divulgare i nomi dei
prodotti, precisando comunque che "la definizione ‘farmaco non perfetto’
in realtà non vuol dire molto" perché "l’imperfezione potrebbe
indicare una semplice anomalia nella confezione così come un aspetto ben più
grave, quale un dosaggio irregolare nel principio attivo". Giacomo
Milillo, segretario nazionale dei medici di famiglia (Fimmg), ha annunciato che
chiederà al ministero del Welfare "chiare indicazioni" su come i
dottori devono comportarsi al momento di prescrivere le medicine. Intanto è
tornata in libertà la milanese Piera Campanella, una delle consulenti delle
case farmaceutiche finita agli arresti domiciliari per corruzione, che questa
mattina è stata interrogata senza respingere in toto le accuse.
(ansa)