La guerra al terrorismo erode i diritti umani.

Sono passati 60 anni dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo firmata all’Onu nel 1948. E in questo anniversario, presentando il rapporto 2008, Amnesty International rileva con tristezza come la violazione dei diritti dell’uomo continui ad essere moneta corrente in grande parte del pianeta e anzi sia aggravata, anche nella ‘civile’ Europa, dalle norme che mirano a limitare l’immigrazione e dalla ‘guerra al terrorismo’.

In almeno 61 paesi del Mondo ci sono prove che sia ancora praticata la tortura; in altri 54 si celebrano processi iniqui e in 77 non è consentita la libera espressione delle idee.

"La Dichiarazione del 1948 era il segnale che all’indomani della Seconda Guerra Mondiale l’umanita’ voleva dire ‘mai piu", stop alle violenze, ma oggi chi ha redatto quella dichiarazione rimarrebbe deluso", ha detto Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, nel corso della presentazione del Rapporto (pubblicato in Italia da Ega Editore), 150 capitoli dedicati ad altrettanti paesi. Nello stesso giorno in cui ha reso pubblico il Rapporto Annuale, Amnesty International ha anche presentato la sua nuova immagine: e’ rimasto il logo della candela con il filo spinato ma scritte e logo sono in nero su fondo giallo, colore di sicuro richiamo.

Amnesty International ritiene che oggi i leader di tutto il mondo abbiano da scusarsi per non aver realizzato la promessa di giustizia e uguaglianza contenuta nella Dichiarazione universale dei diritti umani. L’Associazione non vuole negare i progressi nello sviluppo di standard, sistemi e istituzioni sui diritti umani, ma l’ingiustizia e l’impunita’ sono ancora il tratto dominante del mondo contemporaneo.

"La crisi dei diritti umani in Darfur, Zimbabwe, Gaza, Iraq e Myanmar (ex Birmania) richiedono un’azione immediata. L’ingiustizia, la disuguaglianza e l’impunita’ sono i tratti significativi del mondo di oggi. I governi devono agire subito, per colmare il divario crescente tra cio’ in cui si impegnano e quello che fanno", ha detto Pobbiati secondo cui il 2008 rappresenta opportunita’ senza precedenti: negli Stati Uniti si insediera’ una nuova Amministrazione che dovra’ chiudere il centro di detenzione di Guantanamo insieme alle strutture detentive segrete e respingere l’uso della tortura, l’Unione Europea dovrebbe indagare sulla complicita’ dei suoi Stati membri nelle ‘rendition’ di sospetti terroristi e pretendere dai paesi europei lo stesso rispetto dei diritti umani che chiede agli altri Stati del mondo.

Ma si devono impegnare anche paesi emergenti come la Cina, che dovra’ rispettare gli impegni assunti quando le vennero assegnate le Olimpiadi, e grandi potenze come la Russia. Amnesty International auspica che con il neo presidente russo Dmitri Medvedev il paese mostri piu’ tolleranza verso il dissenso politico e nessuna indulgenza per le violazioni dei diritti umani
in Cecenia.

Amnesty International vede nella guerra al terrorismo la prima causa di erosione degli strumenti di difesa per i diritti umani e nella perdita di efficacia e autorevolezza da parte della Comunita’ internazionale la piu’ grave minaccia al futuro dei diritti umani. "I paesi hanno il dovere di difendere i loro cittadini dal terrorismo ma questo non puo’ essere fatto a scapito dei diritti umani", ha detto Pobbiati. In particolare, la ‘guerra al terrore’ ha un impatto  crescente negli Stati del Corno d’Africa dove sempre piu’ persone vengono trattenute in ‘incommunicado’ senza accusa ne’ processo, per presunti legami con il Consiglio delle Corti islamiche somale o con al Qaida. I leader mondiali "devono mostrare quella stessa visione, quello stesso coraggio e quello stesso impegno – ha detto Pobbiati – che portarono, 60 anni fa, all’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani".  

L’Italia non passa l’esame di Amnesty International in tema di diritti umani. Il Rapporto 2008 sulla situazione nel mondo dedica quattro delle 590 pagine al nostro Paese.

Eccone una sintesi:
  
– GUERRA AL TERRORE: le autorita’ italiane non hanno collaborato pienamente alle indagini nel contesto della "guerra al terrore" e sono state criticate dal Parlamento europeo per il loro coinvolgimento nel programma delle ‘rendition’ (sequestri, detenzioni e trasferimenti illegali di prigionieri verso Paesi dove possono essere sottoposti a tortura). Il Rapporto ricorda anche il caso Abu Omar con un riepilogo dell’iter giudiziario nel 2007.
  
– DECRETO PISANU: l’Italia ha mantenuto il cosiddetto "decreto Pisanu", riguardante misure urgenti per la lotta al terrorismo, che prevede l’espulsione di migranti, regolari o irregolari, anche in assenza di una condanna o di un’accusa per reati di terrorismo, senza garantire una tutela efficace contro il rimpatrio forzato in Paesi in cui potrebbero essere sottoposti a gravi violazioni dei diritti umani.
  
– FORZE DI POLIZIA E DI SICUREZZA E MALTRATTAMENTI IN CARCERE: l’Italia non si e’ dotata di un meccanismo efficace per il riconoscimento delle responsabilita’ delle forze dell’ordine. Il Rapporto cita l’uccisione di Gabriele Sandri da parte di un agente di polizia e la morte in carcere di Aldo Bianzino e ricorda le prime sentenze di risarcimento e i processi penali in corso nel 2007 per gli scontri avvenuti durante il G8 di Genova.
  
– COMITATO DELLE NAZIONI UNITE CONTRO LA TORTURA (Cat): il Cat ha raccomandato all’Italia di inserire nel diritto interno il reato di tortura.
  
– DIRITTI DI MIGRANTI E RIFUGIATI: l’Italia non si e’ dotata di una legge sull’asilo, specifica e organica, in linea con quanto prevede la Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati. Il Cat ha invitato l’Italia ad adottare misure per garantire che la detenzione di richiedenti asilo e altri cittadini stranieri sia applicata soltanto in circostanze eccezionali e come ultima
risorsa e comunque per il breve periodo possibile.
  
– DISCRIMINAZIONE E ROM: il 2 novembre 2007 e’ entrato in vigore un decreto legge urgente che consente l’espulsione di cittadini dell’Unione europea sulla base di un pericolo di sicurezza pubblica. Durante tutto l’anno, le autorita’ italiane hanno intrapreso sgomberi su larga scala di comunita’ rom, in violazione degli standard internazionali sui diritti umani. Diversi esponenti politici hanno di primo piano hanno usato un linguaggio discriminatorio.

rapporto_amnesty.pdf

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