Rapporto Usaf: le basi europee e italiane con armi nucleari Usa non sono sicure

La maggior parte delle basi militari europee in cui vengono
custodite le armi nucleari statunitensi sul continente – fra cui i siti italiani
di Aviano e Ghedi Torre (provincia di Brescia) – non rispettano i necessari
standard di sicurezza: è quanto si legge in un rapporto dell’aeronautica
militare statunitense, sotto la cui responsabilità si trovano gli ordigni.

Il rapporto – diffuso dalla Federazione degli Scienziati
Americani sul suo sito – nota come in quattro Paesi europei, Belgio, Germania,
Olanda e Italia (Ghedi Torre) la sorveglianza di alcuni siti sarebbe stata
affidata a personale di leva straniero (quando dovrebbero essere sotto
sorveglianza di personale specializzato statunitense) con meno di nove mesi di
esperienza e molte strutture avrebbero bisogno di lavori di ammodernamento.

Una bomba termonucleare di tipo B-61 – un ordigno
tattico di potenza dieci volte superiore alla bomba sganciata su Hiroshima – possiede
dei meccanismi di sicurezza che impediscono di farla esplodere anche se venisse
trafugata. Tuttavia, sarebbe possibile rimuovere e utilizzare il materiale
radioattivo per fabbricare una "bomba sporca". Il rapporto conclude
consigliando di "consolidare" le risorse nucleari statunitensi in
Europa ovvero, secondo gli analisti, di trasferire gli ordigni in basi gestite
unicamente da personale militare americano.

Si tratterebbe però di una decisione dagli
aspetti legali complicati. Sebbene tecnicamente di proprietà statunitense, gli
ordigni nucleari nelle basi della Nato dovrebbero essere in caso di necessità
trasportati da apparecchi appartenenti al Paese ospitante, in base a un accordo
(bilaterale, senza coinvolgimento della Nato) di "condivisione della
responsabilità" che per alcuni
Paesi risulta politicamente assai scomodo.

Secondo le stime degli esperti vi sarebbero
attualmente in Europa fra le 200 e le 350 bombe nucleari tattiche (di cui una
cinquantina sarebbero ad Aviano e tra le 20 e le 40 a Ghedi), in un momento in
cui le aeronautiche militari della Nato sono impegnate in operazioni
convenzionali ed antiterrorismo e la deterrenza nucleare, a vent’anni dalla
fine della Guerra Fredda, non è più una priorità.

Tra Italia e Stati Uniti esiste un accordo
segreto per la difesa nucleare, rinnovato dopo il 2001. William Arkin, un
esperto dell’associazione degli scienziati nucleari, ne ha rivelato
recentemente il nome in codice: Stone Ax (Ascia di Pietra). Nel settembre 1991,
dopo il crollo del muro di Berlino, il presidente George Bush padre aveva
annunciato il ritiro di tutte le testate nucleari montate su missili o su mezzi
navali. In Europa erano rimaste 1400 bombe atomiche in dotazione all’aviazione.
In dieci anni il numero si è ridotto di circa due terzi. Le bombe nucleari in
Italia sono di tre modelli: B 61 -3, B 61 – 4 e B61 – 10. Il primo ha una
potenza massima di 107 kiloton, dieci volte superiore all’atomica di Hiroshima,
è può essere regolato fino a un minimo di 0,3 kiloton. Il secondo modello ha
una potenza massima di 45 kiloton e il terzo di 80 kiloton. Il governo di
George Bush ha ribadito molte volte di non escludere l’opzione nucleare per
rispondere ad attacchi con armi biologiche o chimiche. È stata abbandonata la
strategia della distruzione reciproca assicurata, che prevedeva armi nucleari
sempre più potenti con uno scopo esclusivamente dissuasivo. Ora gli Stati Uniti
vogliono produrre bombe atomiche tattiche di potenza limitata, e non escludono
di servirsene contro i paesi che considerano terroristi. Almeno due di questi
paesi, Siria e Iran, si trovano nel raggio dei bombardieri in Italia.

Fonti: rainews24, peacelink

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