Sequestro Achille Lauro: Fatayer è libero…ma clandestino

Campo profughi, campo di prigionia, campo di detenzione temporanea. Ci sono vite sempre avvolte dal filo spinato. Ci sono vite che non hanno asilo, non hanno luogo, non hanno scampo, come quella di Ibrahim Abdellatif Fatayer, ex combattente palestinese del Fronte per la Liberazione della Palestina, arrestato e condannato dai tribunali italiani a 25 anni di carcere per il sequesto dell’Achille Lauro.
Egli ha riacquistato la libertà nella mattinata di ieri, uscendo dal Cpt di Ponte Galeria nel quale era rinchiuso. Travagliata la vita italiana di Ibrahim, che tutt’oggi, nemmeno con l’uscita dal cpt e con la pena scontata in carcere, vede conclusi i suoi problemi con lo Stato italiano. Se fino a ieri la sua bollatura si fermava a "terrorista", oggi è arricchita anche da quella di "clandestino"..

Ibrahim è uscito dal carcere nel 2005, dopo 20 anni di reclusione, momento dal quale ha tentato di rifarsi una vita in Italia, trascorrendo i suoi tre anni di libertà vigilata a Perugia, facendosi aiutare dalla Caritas e dandosi da fare, trovando lavoro prima in un magazzino poi in un ristorante. Il 9 aprile 2008, nel can-can elettorale italiano, recandosi per l’ordinaria firma in questura, ha trovato l’ennesima sorpresa: nonostante nello stesso mese di aprile la magistratura abbia dichiarato Ibrahim un soggetto non più "socialmente pericoloso", la prefettura di Perugia ha decretato la sua espulsione, ritenendolo pericoloso e per di più clandestino.. ultimo colpo di coda di un governo Prodi prono ai voleri americano-israeliani.

Ibrahim è stato spedito nel cpt di Ponte Galeria, nell’attesa necessaria per capire in quale paese mandarlo (Libano? Stati Uniti?!), dove avrebbe dovuto rimanere 60 giorni, che sono diventati 120 in seguito all’espletazione da parte dei suoi avvocati della richiesta di asilo politico all’Italia. La principale motivazione di questa richiesta consiste nella particolare situazione dell’ex guerrigliero palestinese, ritrovatosi con una pena scontata in Italia e con un per niente celato interesse nei suoi confronti degli Stati Uniti (solo nel 2004 la Cia gli ha fatto visita in carcere per interrogarlo sul dirottamento dell’Achille Lauro e sull’uccisione dell’americano Leon Klinghoffer).

Oggi Ibrahim Abdellatif Fatayer si trova nella condizione di non desiderato in Italia, con in tasca un ordine di allontanamento e la notifica del diniego dell’asilo politico, e di apolide, essendo il suo paese sotto occupazione da parte dello Stato d’Israele. Il ricorso fatto dagli avvocati gli concede altri 15 giorni di tempo per rimanere nei confini nazionali, poi si procederà con l’esplulsione, nonostante al momento si presenti come ineseguibile.

Ibrahim è nato in un campo profughi di Beirut, in quello di Tell El Zaatar, nel 1965 da una famiglia palestinese esplulsa dalla propria casa nel 1948, sotto la minaccia armata delle forze sioniste. E’ cresciuto in Libano, come uno dei tanti bambini senza identità che hanno riempito i campi profughi di uno Stato libanese che li ha perennemente discriminati, tollerandoli ma lasciandoli nel loro oblio. Il Libano "non conosce" Ibrahim, non gli ha mai rilasciato la cittadinanza. L’Italia conosce benissimo Ibrahim ma se ne vuole liberare, dato che dopo 23 anni lo considera ancora un "clandestino".

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La storia di Ibrahim
Abdellatif Ibrahim Fatayer nasce a Beirut nel 1965, nel campo profughi di Tell El Zaatar (“la collina del Timo”), dove i genitori si erano rifugiati nel 1948 dopo l’espulsione dalla Palestina. Cresce nella miseria e nella guerra, per la discriminazione esercitata dal Libano nei confronti dei profughi e per l’assedio postoi da Israele. Nel 1975 le falangi cristiano-maronite uccidono oltre 100 operai e combattenti palestinesi, le forze progressiste libanesi si schierano con l’Olp, scoppia la guerra civile libanese. Israele bombarda il sud del Libano per "rappresaglia preventiva" e Ibrahim si ritrova sotto le bombe, sotto le quali perderà quasi tutta la sua famiglia. Il 12 agosto 1976 Tell El Zaatar cade dopo sette settimane d’assedio: vengono massacrati migliaia di palestinesi, falangi e israeliani attaccano il campo. Quando Ibrahim aveva 11 anni vede uccidere il padre davanti ai suoi occhi, a 13 anni decide di entrare nella milizia armata di Al-Fatah. La violenta operazione "Pace in Galilea" ed i successivi accordi costringono il 17enne Ibrahim all’esilo, come altri 13mila guerriglieri. Solo qualche tempo più tardi sarebbe arrivata l’offensiva contro l’oramai sguarnita Sabra e Chatila. Il 7 ottobre 1985 Ibrahim s’imbarcò con altri 3 giovani profughi palestinesi sulla nave da crociera dell’Achille Lauro, diretta ad Ashdud, per compiere un’azione dimostrativa contro una base militare israeliana e chiedere la liberazione di 52 detenuti politici palestinesi. Il viaggio si tramutò in dirottamento, cambiando radicalmente i destini e i progetti dei giovani: Ibrahim ha fatto 20 anni di prigione, Khaled Hussein è ancora oggi in carcere a Benevento, Abu Abbas è morto nel carcere di Abu Ghraib.

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