A Pisa, vince il regime proibizionista

PISA. Il Proibizionismo, fatto di chiusure e divieti approda a Pisa. Lo "scossone" per la movida locale (così definito dai brillanti giornalisti del Tirreno) è in arrivo con l’ultima ordinanza, emessa dal prefetto e dal sindaco nella riunione del comitato per l’ordine pubblico

che si è svolta ieri mattina a palazzo del governo.

Non si può bere alcol dalle dieci di sera alle tre del mattino, a meno che non si tratti di «consumo ordinario» e dalle dieci di sera fino alla chiusura dei locali si può bere solo dentro i locali stessi, non fuori. Stop quindi alle bottiglie bevute a garganella sulle spallette. E sarà proibito anche il vetro (che in realtà era già proibito). Nessuno quindi potrà stare fuori da un pub o un bar con un bicchiere in mano e sarà vietata anche la vendita ambulante. Un attacco dunque al fai da te, a chi per intendersi, per sfuggire ai prezzi da capogiro dei vari localini, la bevanda se la porta da casa; o a chi si improvvisa venditore.

Un’ordinanza valida da subito e fino alla data del 30 settembre. E’ possibile che poi venga riconfermata, almeno per i fine settimana.

«Troppi i comportamenti contrari alle regole di civile convivenza, dovuti anche ad un eccessivo uso di bevande alcoliche – ha commentato il prefetto, Benedetto Basile – e troppi gli episodi di violenza, aggravati dall’utilizzo improprio e pericoloso di bottiglie di vetro». «Un provvedimento utile – ha sottolineato il sindaco, Marco Filippeschi – sollecitato da tempo dall’amministrazione comunale, un’importante decisione del prefetto, che andrà a costituire un mosaico di iniziative su questo fronte che il Comune si è impegnato ad assumere».

Un provvedimento, che prende esempio dai provvedimenti dello sceriffo Cofferati di Bologna, ed in Toscana già attivato dall’altro sceriffo Domenici a Firenze.

Filippeschi non si preoccupa nemmeno del fatto che tale ordinanza sicuramente impopolare tra i giovani potrebbe far calare, di molto, i consensi a suo favorere di tutta una fascia generazionale. «Non credo – dice Filippeschi – la sicurezza è un’esigenza sentita da tutti». Tradotto significa: "Tranquilli, a Pisa i giovani sono soprattutto studenti, moltissimi fuori sede e quelli, si sà, non votano alle amministrative pisane, posso dormire tranquillo!".

E vediamola nei dettagli quest’ordinanza. Nello specifico vieta: «Dalle ore 22 alle 3 il possesso di bevande alcoliche, di qualunque gradazione ed in qualsiasi contenitore, in misura eccedente quanto possa essere destinato al consumo ordinario delle bevande medesime; e dalle 22 e fino alla chiusura degli esercizi pubblici, la vendita per asporto e quella ambulante di bevande alcoliche di qualunque gradazione, nonché la somministrazione di tutte le bevande in bottiglie di vetro».

Resta un interrogativo: quale interpretazione dare alla definizione: «consumo ordinario», cioè alla «dose per uso personale»?

Poi l’ordinanza sciorina la mappa delle strade inserite nell’area proibizionista, che include chiaramente tutto il centro.

Alla domanda del giornalista del Tirreno: "Ma che provvedimenti vengono presi,  ad esempio, per via Mascagni (rimasta fuori dalla mappa proibizionista), resa off limits dalla vendita al dettaglio di piccoli supermarket, i cui utenti orinano per strada a qualsiasi ora del giorno e della notte e la cui invivibilità è stata il cuore di una raffica di esposti in procura?

«Il problema lì non si pone – replica Filippeschi – perché nei locali della via, uno dei quali ha fatto ricorso al tar, è già stata stabilita la chiusura alle 18, per evitare nuove problematiche di ordine pubblico». E negli ultimi tempi le forse dell’ordine stanno passando al setaccio i locali pubblici, su tutti i fronti.

Pugno di ferro, lo "sceriffo Filippescu" insieme a Basile nel famigerato comitato per l’ordine e la sicurezza danno il via alla stagione del proibizionismo, dove è tollerata solo la dose personale, no allo spaccio insomma, anche se si parla di droghe più che legali.

Sarà tutto vero?

Il vetro era già vietato, la vendita abusiva anche, la dose personale non è quantificabile, quindi inutile parlare di sanzioni.

Rimane il divieto del "consumo ad asporto", che ha dell’incredibile. 

Immaginiamo la felicità degli oramai sempre più bistrattati proprietari dei vari localini, per intendersi, quelli che fanno pagare cara la socialità davanti ad un buon bicchiere e magari si mettono pure a capo di qualche comitato che se la prende con i suoi stessi clienti. 

Così come per la creazione del comitato ordine e sicurezza, anche in questo caso, la dinamica è sempre la stessa:

con azioni supportate mediaticamente in maniera imponente, cercare di cavalcare la deriva securitaria sembra essere l’imperativo dei nostri governanti.

Tutto questo mentre, al di là della superficialità, a Pisa il degrado e l’insicurezza restano e non stiamo certo  parlando dei giovani che popolano la città e dei loro bonghi.

Il degrado e l’insicurezza sono ben rappresentati dal numero degli sfratti, dagli appartamenti lasciati sfitti, dal numero di lavoratori precari senza futuro.

Le garanzie sociali tutte, stanno scomparendo lasciando spazio ai giochi di sceriffi che parlano di sicurezza e ordine, mentre svendono la nostra città ai palazzinari e agli speculatori, costruendo oltremisura una città fantasma  senza un reale piano di inclusione sociale per le fasce di popolazione meno abbienti.

Il popolo della terza settimana adesso si ferma alla seconda, ma Filippeschi pensa che siamo pronti a scordarcelo se ce la prendiamo tutti insieme contro chi beve troppo e ha voglia di festeggiare, in una città in cui, fra l’altro, non ci sarebbe niente da festeggiare.

 

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