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Manuel Eliantonio, 22 anni, è morto all’interno del carcere di Marassi a Genova, dove stava
scontando una breve pena, lo scorso 25 luglio. Ma il caso è scoppiato ieri, quando
sono arrivati a Firenze Angelo Eliantonio e Iolanda Pinto per chiedere giustizia
nei confronti del nipote. Manuel è morto ufficialmente per suicidio,
ufficiosamente, si teme, per percosse. Il nonno e la nonna sono venuti dalla
provincia di Torino nel capoluogo toscano dove ha sede l’“Associazione per i
diritti violati”, per avere delle risposte agli atroci dubbi che da mesi
lacerano i loro animi, da quando il ragazzo arrestato lo scorso 25 marzo per
furto d’auto lamentava continue botte da parte dei secondini oltre a un
trattamento disumano fatto di isolamento, psicofarmaci e ricatti. Manuel era
stato condannato a 5 mesi di carcere per resistenza a pubblico ufficiale, il 5
agosto sarebbe dovuto uscire. Perché allora cercare la morte, che secondo il
carcere ligure sarebbe stata causata dalle esalazioni di gas del fornellino che
il giovane utilizzava per riscaldare i pasti nella sua cella? Troppe dunque le
incognite intorno alla morte di Manuel Eliantonio, un pezzo di cuore per i
nonni che lo hanno cresciuto e che non si arrendono di fronte ai paletti che
continuano ad incontrare nella ricerca della verità. Hanno protestato di fronte
al carcere genovese Marassi, sono riusciti ad avere delle fotografie, scattate
da un cugino di Manuel di nascosto all’obitorio. Immagini forti, che parlano da
sole e che mostrano un corpo pieno di lividi, con un inconfondibile tatuaggio
che sottolinea la veridicità del cadavere.
La lista è sempre più lunga: come
Marcello
Lonzi, Federico Aldrovandi,
Aldo
Bianzino e tanti altri, Manuel è morto mentre era alle mercé delle “forze
dell’ordine”.
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Fonte: www.toscanatv.it