Un’assurda sentenza condanna l’informazione via blog

È stata pubblicata la motivazione della sentenza con cui Carlo Ruta è stato condannato «[…] per avere intrapreso la pubblicazione del giornale di informazione civile denominato "Accade in Sicilia" e diffuso sul sito internet http://www.accadeinsicilia.net/ senza che fosse stata eseguita la registrazione presso la cancelleria del Tribunale […]». La cosa è di interesse in quanto la pubblicazione aveva la forma del blog: ma ciò non è stato sufficiente ad evitare la condanna. In fondo alla sentenza di seguito riportata si evidenzia come quello specifico blog sia trattato alla stregua di una testata giornalistica: «[…] In ultimo va chiarito che non assume rilevanza, al fine di escludere la penale responsabilità dell’imputato, l’affermazione resa dallo stesso in sede di spontanee dichiarazioni, secondo cui il prodotto dallo stesso pubblicato non fosse un quotidiano, ma semplicemente un "blog" inteso come diario di informazione civile. Al riguardo giova innanzitutto evidenziare che il "blog" è principalmente uno strumento di comunicazione ove chiunque può scrivere ciò che vuole [chi ha detto che la definizione di blog è questa? n.d.r.] e come tale può anche essere usato per pubblicare un giornale. Infatti un "blog" può anche essere utilizzato come metodo di presentazione di un giornale, cioè di una testata registrata con una sua linea editoriale, per coinvolgere il pubblico. Pertanto diverso può essere l’uso che si fa del blog nel senso che lo si può utilizzare semplicemente come strumento di comunicazione ove tutti indistintamente possono esprimere le proprie opinioni sui i più svariati argomenti ed in tal caso non ricorre certamente l’obbligo di registrazione, ovvero come strumento tramite il quale fare informazione.
Nella fattispecie de qua, come risulta dalle pagine acquisite agli atti e come ha riferito il teste La Tora, per pubblicare degli articoli sul sito creato dal Ruta era necessario contattare costui e sottoporre alla sua preventiva valutazione l’articolo che si intendeva pubblicare. Pertanto appare evidente come il sito in questione non fosse un blog, al quale chiunque potesse accedere e partecipare al dibattito, ma era un vero e proprio giornale dotato di una testata e di un editore
responsabile.
A suggello e conferma di quanto sopra va, del resto, richiamato che lo stesso imputato ha definito la propria pubblicazione come "Giornale di informazione civile" […]». Il testo completo si trova nel blog dell’ avvocato Daniele Minotti http://www.minotti.net/2008/08/31/carlo-ruta-i-motivi-della-sentenza/ che ospita anche alcuni commenti.

E c’è chi si lamenta perché ‘Reporter Sans Frontières’ sul sito http://www.rsf.fr/ pone l’Italia al 40° posto (dopo Cile e Corea del Sud) per la libertà di stampa …

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