Aggredita una coppia omosessuale. Nella Roma di Alemanno

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre un gruppo di una decina di ragazzi, di età molto giovane, ha aggredito una coppia di omosessuali di 28 anni, Federico e Christian.

I due avevano trascorso la serata in via San Giovanni in Laterano, ribattezzata Gay Street per la presenza di numerosi locali frequentati da omosessuali, e si stavano recando, mano nella mano, verso i Fori Imperiali, quando è scattata l’aggressione. “Froci via dall’Italia”, “Fate schifo” e altri insulti, seguiti da sputi e dal lancio di pietre e bottiglie. L’aggressione si è conclusa quando i due hanno chiesto aiuto alle forze dell’ordine, cui hanno denunciato l’accaduto.

L’episodio va ad aggiungersi all’intimidazione subita nel maggio scorso da Christian Floris, 24 anni, conduttore dell’emittente DeeGay.it, aggredito e minacciato per la sua attività, e a quella di luglio ad una giovane lesbica, durante la Gay Street in Piazza San Giovanni.

Immediata e molto dura la reazione del presidente di Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo: “Ancora una volta una terribile testimonianza di intolleranza verso le persone gay e verso l’amore omosessuale. I due ragazzi aggrediti si tenevano per mano, e questo è bastato a scatenare gli insulti e l’aggressione. Ci preoccupa molto il clima di violenza che si respira in città, per questo ci auguriamo che le istituzioni collaborino con tutte le associazioni lesbiche, gay e trans per mettere a punto un serio piano per la sicurezza e contro l’omofobia”. 

E non si è fatta attendere neppure la dichiarazione di rito del camerata-sindaco Alemanno: “Apprendiamo con sconcerto che purtroppo ancora una volta a Roma si è ripetuto un atto di aggressione ai danni di giovani gay. Mi auguro che gli inquirenti facciano al più presto luce su questo grave fatto e che i responsabili dell’aggressione siano consegnati alla giustizia in tempi brevi”.

Troppo malizioso ipotizzare che ci sia una qualche relazione tra l’elezione a sindaco di un post(?)-fascista, festeggiata sotto il campidoglio da camerati di tutte le età tra saluti romani e vecchie canzoni squadriste, e questa escalation dell’intolleranza e della violenza nei confronti degli omosessuali? Che quanto meno questi gruppi di fascistelli si sentano protetti e legittimati, in una città dove si respira una tale aria?

Forse il camerata-sindaco (che proprio in questi giorni ha contribuito a riabilitare il regime fascista – salvo il piccolo incidente delle leggi razziali) non sa che il codice Rocco (il codice di diritto penale promulgato dal regime fascista) non conteneva leggi specifiche per punire l’omosessualità, solamente per non ammettere la presenza di omosessuali in Italia? A questo proposito riportiamo una citazione dagli atti della Commissione Appiani che doveva decidere in merito: “La previsione di questo reato non è affatto necessaria perché per fortuna e orgoglio dell’Italia il vizio abominevole che ne darebbe vita non è così diffuso tra noi da giustificare l’intervento del legislatore, nei congrui casi può ricorrere l’applicazione delle più severe sanzioni relative ai diritti di violenza carnale, corruzione di minorenni o offesa al pudore, ma è noto che per gli abituali e i professionisti del vizio, per verità assai rari, e di impostazione assolutamente straniera, la Polizia provvede fin d’ora, con assai maggior efficacia, mediante l’applicazione immediata delle sue misure di sicurezza e detentive”. Dunque la repressione era semplicemente demandata alle forze di Polizia, ed infatti, nell’arco del ventennio, ci furono 20mila pratiche di ammonizione, e numerosi confinamenti in isole del Mediterraneo.

E allora perché il camerata-sindaco non ci dice due parole per spiegarci da dove proviene tutto il suo sconcerto? Da quale rielaborazione culturale? Perché suona un tantino falso, viste le sue origini, mai rinnegate, e le sue frequentazioni. Perché è inutile versare lacrime di coccodrillo, quando si appartiene ad un apparato politico e culturale che inietta sistematicamente nel tessuto sociale intolleranza e disprezzo nei confronti di omosessuali, stranieri e chiunque possa essere visto come diverso.

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