Pisa – Ore 9, sfratto esecutivo. Questo è ciò che stamattina sarebbe dovuto accadere a S. Piero a Grado ad una giovane donna e ai suoi due figli adolescenti, che abitano da ben dieci anni in una casa di proprietà dell’Università di Pisa.
L’istituzione pubblica ha infatti deciso di intraprendere la via giudiziaria per liberare l’immobile, in seguito a perizie e alla votazione di tale decisione in sede di Consiglio d’Amministrazione. Ma chiariamo meglio la vicenda.
Nel 2005 erano state fatte delle perizie da tecnici dell’Università (“fidati”, dunque) che avevano attestato la non pericolosità della struttura. Quest’anno, invece, nell’ottica del “piano di ottimizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare dell’Università, che prevede alienazioni di fabbricati non necessari per le proprie finalità istituzionali”(cfr. Il Tirreno 19.09.08), guarda caso, la questione dello stabile della donna si è fatta più calda. Al Consiglio di Amministrazione è infatti stato fatto votare lo sfratto facendolo passare come necessario in quanto la struttura è (improvvisamente) pericolante e necessita di ristrutturazione. Dopo un semplice avviso della misura decisa (sfratto accompagnato da forza pubblica), eccoci a questa mattina.
Il Collettivo Precari Autorganizzati/progetto Prendocasa che sta seguendo la vicenda, si è fatto trovare prontamente sul posto ed ha interloquito con l’ufficiale giudiziario venuto per eseguire lo sfratto, accompagnato dalle forze dell’ordine al seguito “per tutelare lo svolgimento della procedura”, e rappresentanti dell’Università, nella veste principale del Dott. Federico Massantini (dirigente Economato e rappresentante dei tecnici amministrativi in Cda).
Il Collettivo presente ha portato esaurienti argomentazioni contro lo sfratto, quali la necessità di trovare un’alternativa alla donna prima dell’esecuzione della misura e la evidente responsabilità dell’Università delle conseguenze della sua decisione (ossia la donna e i figli per la strada), anche se dai suoi rappresentanti è stato dichiarato che l’istituzione non può far fronte alle “questioni sociali”, sta solo seguendo un iter deciso dal governo dell’Università stessa.
In due ore un accordo è stato raggiunto: lo sfratto è rinviato a Gennaio 2009, quando sarà più chiara la posizione della donna nella graduatoria per le case popolari, nella quale è già presente da tempo, ma da adesso sarà per lei possibile fare una nuova domanda con un punteggio maggiore (lo sfratto esecutivo fornisce infatti 4 punti di incremento).
La tutela del diritto alla casa è riuscita.