Né l’abbondante ritardo con cui gli 8 autobus da 50 e più persone ciascuno sono arrivati a Roma, né la pioggia, fastidiosa e insistente per tutta la durata del corteo, ha scoraggiato il nutrito spezzone pisano che ha colorato la grandissima manifestazione che ieri ha attraversato la capitale da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni. Genitori, studenti, insegnanti, lavoratori giunti da Pisa in mattinata, dopo un viaggio di 5 ore, hanno sfilato insieme, confondendosi nella marea umana che ha bloccato per diverse ore tutto il centro della capitale.
500 mila persone c’erano tutte, e lo abbiamo potuto constatare coi nostri occhi quando, malgrado il ritardo con cui siamo arrivati, un’affollatissima piazza stentava a muovere ancora i primi passi dalla zona della stazione Termini, da dove la testa del corteo si era mossa da più di un’ora prima. Colorato e vivacissimo era lo spezzone pisano: combattivo e numeroso il gruppo del Comitato genitori, dietro uno striscione giallo e blu che incitava alla difesa della scuola pubblica, seguito dai lavoratori delle scuole, con gli striscioni dei lavoratori del sostegno (“Tagli al sostegno: i disabili non creano profitto”) e degli insegnanti dell’Assemblea per la scuola pubblica (“No ai tagli alla scuola pubblica”), insieme a gruppi sparsi di studenti e di lavoratori di tutte le categorie.
Altri spezzoni dalla Toscana, da Lucca, da Firenze, da Livorno, erano sparsi lungo tutto il corteo, a conferma di una presenza qualificata da tutta la regione. Solo nel primo pomeriggio gli ultimi gruppi sono riusciti ad entrare in piazza San Giovanni, quando gli interventi dal palco erano ormai terminati insieme alla pioggia battente, che aveva lasciato il posto a un bellissimo e beneaugurante sole. Impossibile citare tutte le realtà presenti, ricordare tutti gli striscioni e gli slogan. Ma la soddisfazione di chi c’era, le facce sorridenti e insieme incazzate di chi per un giorno ha respirato l’aria della solidarietà e della comune voglia di lottare, in questo periodo buio in cui sembrano perdersi tutti in una volta diritti che si consideravano ormai per sempre acquisiti, quelle ce le ricorderemo, se le ricorderanno tutte e tutti a lungo.
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