Ocalan: Corteo a Pisa contro il sistema di tortura nelle carceri turche.

Rebeldìa – Ieri circa 400 kurdi di tutte le eta’, giunti dalla provincia di Pisa eLivorno ma anche da tutta la Toscana, hanno manifestato per le vie diPisa per la liberta’ del loro popolo e contro le torture inflitte alpresidente Ocalan prigioniero nel carcere turco di Imrali.

Kurdish Info 17.10.2008-Secondole dichiarazioni dell’avvocato (Asrin Hukuk Burosu) dell’ufficio didifesa del leader kurdo Abdullah Öcalan che da nove anni è in stato didetenzione in isolamento sull’isola prigione di Imrali, il leader kurdoviene colpito fisicamente dal personale di guardia. L’ufficio di difesaha rilasciato la seguente dichiarazione: “Il nostro assistito è da novein isolamento, in qualità di unico prigioniero sull’isola prigione diImrali e vive terribili condizioni di detenzione. Negli ultimi cinqueanni molto spesso è stato spedito nella cella bunker. Si tratta di unacella nella cella. Oltre a questi trattamenti disumani e contrari adogni norma di legge la scorsa settimana è stato oggetto di attaccofisico e di maltrattementi.
E ancora:
La sua cella, conil pretesto di una perquisizione è stata letteralmente fatta a pezzi.Di fronte alle sue rimostranze la risposta è stata: “Stai zitto, nondevi parlare, tu non hai il diritto di parlare.”  E’ stato afferrato dadue funzionari e condotto in un’altra cella.  Uno degli impiegaticolpendolo alla schiena lo ha fatto cadere.  Il nostro assistito harisposto che  è meglio la morte che i maltrattamenti. A quel punto leminacce  si sono fatte più insistenti  e uno dei funzionari gli hadetto: „non ti preoccupare la morte verrà, verrà”.

Come nell’82 nella prigione di Diyarbakir
Nelladichiarazione del difensore di Abdullah Ocalan  si legge: “ E’ senzadubbio questo accadimento, che succede per la prima volta in nove annidi detenzione da ritenere un trattamento disumano.  Riteniamo che l’attacco fisico  contro il nostro assistito non sia un caso, anzi è damettere in relazione con l’escalation che sta avvenendo in Turchia. Non è un caso che recentemente il personale di guardia del  carcere diImrali sia stato sostituito.  Siamo convinti che quello che stasuccedendo non è una iniziativa del personale di guardia del  carcere,ma che gli ordini vengono da fuori.
Lo status giuridico delcarcere di Imrali come pure tutte le norme amministrative che loregolano non dipendono dal Ministero della Giustizia bensì dallacosiddetta “unità di crisi”, che a sua volte dipende dallo StatoMaggiore del Consiglio di Sicurezza Nazionale  e dunque dall’Ufficiodella Presidenza del Consiglio.  Quello che sta accadendo , lo  si devedunque al Presidente del Consiglio.  Somiglia ai fatti avvenuti nellaprigione di Diyarbakir nel 1982.  I responsabili devono essereindividuati.  Inoltre il nostro assistito ha dichiarato che egli difronte a queste provocazioni  farà appello alla sua ragione. “E’ chiaroche si tratti di provocazioni. Non accetterò queste provocazioni per ilsenso di responsabilità che mi obbliga e mi lega al mio popolo. E’evidente e   tutti devono venirne a conoscenza che lo Stato èresponsabilie di questi accadimenti.”
Inoltre vogliamo precisare chequesti accadimenti  non avvengono senza la luce verde ossia senza l’autorizzazione dello Stato Maggiore del Consiglio di SicurezzaNazionale. Ne consegue che lo Stato è senza dubbio il responsabile ditutto questo. Chiediamo allo Stato di assumere una chiara posizione edi far luce sui responsabili.

 
 
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