India: attacco made in Pakistan o un affare tutto indiano?

MUMBAI – Almeno 125 morti, tra cui un italiano, e oltre 300 feriti: sembra un
bollettino di guerra il bilancio degli attacchi terroristici a Mumbai, la capitale economica dell’India, sconvolta il 26/11 sera da
una serie di attentati simultanei contro una decina di obiettivi tra cui alberghi di lusso, stazioni ferroviarie, luoghi di svago
frequentati da turisti occidentali e un centro ebraico.
A 24 ore dal suo inizio, la vicenda e’ ancora in
piena evoluzione.

L’italiano ucciso si chiamava Antonio Di Lorenzo ed era un uomo d’affari livornese di passaggio a Mumbai, la Porta
dell’India, citta’ dai mille contrasti dove immense ricchezze convivono con miseria assoluta. Gli attacchi sono stati rivendicati dai ‘Mujaheddin del Deccan’, un sigla finora sconosciuta che alcuni esperti
accostano a Al Qaida.

Il premier indiano Manmohan Singh ha detto che potrebbe esserci l’ombra del Pakistan dietro gli attentati.
Singh, che in giornata ha ricevuto un’offerta di collaborazione da parte del presidente Usa George W. Bush, ha detto che gli
attacchi hanno ”probabili collegamenti esterni”. In un messaggio alla nazione, il premier ha detto che ”ci
accingiamo a comunicare formalmente ai nostri vicini che l’utilizzazione del loro territorio per lanciare attacchi contro
di noi non sara’ tollerata”. Islamabad ha respinto seccamente le accuse negando qualsiasi
coinvolgimento. ”Ne siamo assolutamente certi: il Pakistan non e’ coinvolto”, ha detto il ministro della Difesa Ahmed Mukhtar.

MA CHI C’è QUINDI DIETRO QUESTI ATTACCHI?

Secondo l’intelligence indiana sono stati terroristi pachistani
dell’indipendentismo kashmiro legati ai servizi di Islamabad e ad Al
Qaeda. Secondo molti esperti di terrorismo, invece, sono stati i nuovi
gruppi armati musulmani indiani nati dopo i pogrom anti-islamici del
2002 e dei primi anni ’90. Gruppi che avevano anche avvertito di voler
colpire Mumbai per vendicare i recenti raid della polizia contro la
comunità musulmana.

La pista pachistana.I servizi segreti di Nuova Delhi puntano il dito contro il Lashkar-e-Toiba
(Esercito dei Puri), il principale gruppo armato indipendentista
kashmiro, sostenuti dai servizi segreti pachistani e legati ad Al Qaeda
e al Movimento della Jihad Islamica (Huji). L’attacco, secondo
loro, sarebbe diretto contro la ripresa dei negoziati tra India e
Pakistan per una soluzione del conflitto in Kashmir: proprio oggi a
Nuova Delhi i ministri degli Esteri dei due Paesi si incontravano per
riannodare le fila del dialogo.
 

Gli esperti."Gli indiani hanno tutto l’interesse ad accusare il Pakistan e Al
Qaeda, ha presentare questi attacchi come l’11 settembre indiano, ma
questa in realtà è una faccenda tutta interna", ha dichiarato
Chrtistine Fair, nota studiosa di terrorismo sud-asiatico alla Rand
Corporation. "Gli attacchi a Mumbai non hanno nulla delle tipiche
azioni del Lashkar-e-Toiba o di Al Qaeda, basate sugli attacchi suicidi, non sulla presa di ostaggi e su attacchi con fucili e bombe a mano".
La
pensa così anche Bruce Hoffman, esperto di terrorismo della Georgetown
University e autore del libro ‘Dentro il terrorismo’: "In questi
attacchi non c’è traccia del modus operandi di Al Qaeda".

La pista domestica. A sostegno della pista interna – quella dei Mujaheddin Indiani (o del Deccan) – ci sarebbe un messaggio dello scorso 13 settembre,
in cui il gruppo rivendica i precedenti attentati di Nuva Delhi,
Ahmedabad, Bangalore e Jaipur e avverte che il prossimo obiettivo di un
"mortale atatcco" sarà Mumbai e minaccia direttamente l’antiterrorismo
indiano – il cui direttore è stato ucciso negli attacchi della notte
scorsa. Il messaggio afferma la volontà di vendicare le crescenti
persecuzioni contro i musulmani indiani, i violenti raid della polizia
condotti nei mesi scorsi nelle periferie di Mumbai.

Secondo la già
citata Chrtistine Fair, la radice degli attacchi di Mumbai è ancora più
profonda: "I musulmani indiani si sono radicalizzati dopo i tragici
eventi del 2002 in Gujarat. Il governo indiano rifiuta di riconoscere
questa realtà, ma è così".
Duemila musulmani indiani furono
massacrati sei anni fa in Gujarat durante i pogrom anti-islamici
scatenati da un attacco di estremisti musulmani contro un treno di
pellegrini indù. Altri seicento indiani musulmani erano stati uccisi
nel corso delle violenze religiose che sconvolsero proprio la città di
Mumbai all’inizio degli anni ’90 in seguito alla demolizione
dell’antica moschea di Babri: la vendetta dei musulmani islamici arrivò
con gli attentati di Mumbai del 12 marzo ’93, costati la vita a 257
persone. Dietro quelle bombe c’era il potente mafioso terrorista
indiano Dawood Ibrahim, che oggi vive a Karachi sotto protezione dei
servizi segreti pachistani.
 
Fonti: Ansa, Peacereporter.
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