Il provvedimento, firmato dai sindaci di Pisa, Vecchiano e San Giuliano sul base del c.d. Pacchetto sicurezza, si allinea al DDL Carfagna che ha introdotto il reato di esercizio della prostituzione in luogo pubblico senza distinzione di trattamento tra prostitute e clienti. Un decreto che affronta il tema della prostituzione come una questione di ordine pubblico, quando in realtà stiamo parlando di una questione sociale. Il provvedimento non tiene conto del fatto che chi si prostituisce non commette nessun reato contro terzi (ma anzi spesso li subisce) ed è chiara la volontà di non aiutare le prostitute e di nascondere il fenomeno.
Lo sfruttamento sessuale include una parte visibile, quando le vittime sono costrette ad esercitare in strada, ed un’altra, più difficile da decifrare, che comprende l’ampio ventaglio delle forme di sfruttamento nei locali notturni e in appartamenti (c.d. "indoor"): per farsi un’idea della sua vastità, basterebbe in realtà leggere i numerosi annunci pubblicati ogni giorno sulle pagine del Tirreno e della Nazione. La prostituzione forzata in strada, per la sua visibilità, è paradossalmente la forma di sfruttamento che permette più facilmente alle vittime di essere contattate dagli operatori di polizia e dagli operatori sociali, e quindi di liberarsi dalla schiavitù del marciapiede. Senza le vittime è quasi impossibile attuare efficaci azioni di contrasto.
Fino ad oggi il cosidetto "modello italiano", che ha tenuto insieme la tutela, il sostegno all’inclusione sociale delle vittime, e il contrasto alle organizzazioni criminali, è diventato un punto di riferimento nello scenario internazionale in tema di tutela delle vittime. Si tratta di un modello che ha portato il nostro paese al primato negli arresti e processi per reati di tratta.
Il giro di vite che è stato varato dalla Carfagna avvantaggia gli sfruttatori e danneggia le vittime, sopratutto i minori, perché nell DDL da lei presentato si trova un articolo che prevede il rimpatrio dei minori dediti alla prostituzione ignorando le norme internazionali secondo cui un minore dovrebbe essere rimpatriato nel proprio paese di origine solo se tale misura corrisponde alla realizzazione del suo superiore interesse.
Il traffico degli esseri umani e le forme contemporanee di schiavitù sessuale, perché di questo stiamo parlando, hanno assunto negli ultimi dieci-quindici anni una rilevanza numerica e una visibilità sociale di particolare gravità. È un mercato in forte crescita che coinvolge donne e bambini, che alimenta stati di vulnerabilità e lede profondamente i diritti della persona. È un mercato che fa leva sulla debolezza sociale ed economica di donne che aspirano a trovare migliori condizioni di vita e di lavoro nel nostro paese.
Per questo non sono necessarie queste ordinanze: è necessario, al contrario, avviare e rafforzare politiche sempre più integrate che vadano dalla riduzione del danno, alle politiche abitative, alla formazione scolastica e lavorativa.
Questo dovrebbero fare i sindaci: non firmare ordinanze proposte dal capo dei vigili urbani.
Lo sfruttamento sessuale include una parte visibile, quando le vittime sono costrette ad esercitare in strada, ed un’altra, più difficile da decifrare, che comprende l’ampio ventaglio delle forme di sfruttamento nei locali notturni e in appartamenti (c.d. "indoor"): per farsi un’idea della sua vastità, basterebbe in realtà leggere i numerosi annunci pubblicati ogni giorno sulle pagine del Tirreno e della Nazione. La prostituzione forzata in strada, per la sua visibilità, è paradossalmente la forma di sfruttamento che permette più facilmente alle vittime di essere contattate dagli operatori di polizia e dagli operatori sociali, e quindi di liberarsi dalla schiavitù del marciapiede. Senza le vittime è quasi impossibile attuare efficaci azioni di contrasto.
Fino ad oggi il cosidetto "modello italiano", che ha tenuto insieme la tutela, il sostegno all’inclusione sociale delle vittime, e il contrasto alle organizzazioni criminali, è diventato un punto di riferimento nello scenario internazionale in tema di tutela delle vittime. Si tratta di un modello che ha portato il nostro paese al primato negli arresti e processi per reati di tratta.
Il giro di vite che è stato varato dalla Carfagna avvantaggia gli sfruttatori e danneggia le vittime, sopratutto i minori, perché nell DDL da lei presentato si trova un articolo che prevede il rimpatrio dei minori dediti alla prostituzione ignorando le norme internazionali secondo cui un minore dovrebbe essere rimpatriato nel proprio paese di origine solo se tale misura corrisponde alla realizzazione del suo superiore interesse.
Il traffico degli esseri umani e le forme contemporanee di schiavitù sessuale, perché di questo stiamo parlando, hanno assunto negli ultimi dieci-quindici anni una rilevanza numerica e una visibilità sociale di particolare gravità. È un mercato in forte crescita che coinvolge donne e bambini, che alimenta stati di vulnerabilità e lede profondamente i diritti della persona. È un mercato che fa leva sulla debolezza sociale ed economica di donne che aspirano a trovare migliori condizioni di vita e di lavoro nel nostro paese.
Per questo non sono necessarie queste ordinanze: è necessario, al contrario, avviare e rafforzare politiche sempre più integrate che vadano dalla riduzione del danno, alle politiche abitative, alla formazione scolastica e lavorativa.
Questo dovrebbero fare i sindaci: non firmare ordinanze proposte dal capo dei vigili urbani.