Sono 138 i progetti territoriali SPRAR, approvati dal Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e dell’Immigrazione per il biennio 2009/2010. Mentre i finanziamenti accordati agli Enti locali titolari delle domande presentate, sono 31 milioni di euro per un totale di 3.000 posti in accoglienza, a fronte di una richiesta d’Asilo che supera del quadruplo la capacità ricettiva consentita dal Governo. Questi i dati scaturiti all’indomani della pubblicazione delle graduatorie d’accesso al Fondo Nazionale per le Politiche dell’Asilo.
Mentre lo stesso Ministero, guidato dal securitario Maroni, ci tiene a precisare di aver finanziato ben 23 progetti in più, rispetto alla graduatoria pubblicata nel 2008, appare evidente la diminuzione di risorse per i singoli Enti locali. Una strategia questa, che mira al convogliamento di denaro verso quelle strutture, disseminate nell’intero Paese, volte all’identificazione ed alla eventuale espulsione dei migranti più che alla loro integrazione. Questo significa, in termini monetari, che questo Governo eroga in favore dei progetti SPRAR, una media di 30-40 € pro-capite pro-di, a fronte di circa 70-80 € destinati ai centri di espulsione e d’identificazione. Discorso a parte meriterebbe l’erogazione di fondi, per altro puntuale, verso i così detti “CPT fai da te”, gestiti da privati e dove esseri umani vengono “parcheggiati” per tempi lunghissimi in attesa di espulsione. Di tale situazione ci lascia traccia Fabrizio Gatti nel suo articolo pubblicato sull’Espresso il 4 settembre 2008 (http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2039811).
Sebbene aumenti sempre più la mole monetaria erogata dal Ministero, sia verso i C.A.R.A (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo) sia verso quei Centri di detenzione improvvisati in edifici prima dismessi poi riutilizzati per il contenimento dei migranti, le stesse strutture non riescono a garantire canoni idonei, in termini di vivibilità e di igiene. Sono all’ordine del giorno, infatti, casi di sovraffollamento degradanti per la dignità di ciascun migrante recluso, mentre sono in crescita i casi di malattie come la scabbia dovuta alla calca. Intollerabile infine, la reclusione per donne e bambini che meriterebbero diversa attenzione e soprattutto strutture più consone alla loro accoglienza.
Così mentre l’Italia aspetta ancora di dotarsi di una legislazione confacente in materia di Asilo, cresce la paranoia securitaria (alimentata dalla deriva xenofoba della Lega nord) del Governo Berlusconi. Lo stesso che spende milioni di euro, dei contribuenti, per provvedimenti che sfociano nella discriminazione razziale e nella deportazione dei migranti.
Succede questo anche in Calabria, dove il progetto territoriale per “categorie ordinarie” di Cosenza viene “tagliato” di 10 posti dopo aver garantito per cinque anni tutela ed integrazione per richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria. Il progetto per “categorie vulnerabili” di Acri (Cs) viene escluso dalla graduatoria dopo solo un anno di attività. Di contro, accade, che vengono aumentate le risorse per il C.A.R.A di Sant’Anna (Kr) così come al CPTA (Centro Permanente di Temporanea Accoglienza) di Lamezia Terme, che malgrado da anni ricevano sempre più denaro sono ben lontane da una situazione di vivibilità accettabile.
Stando ai fatti, discorso serio andrebbe affrontato sul futuro del Fondo Nazionale per le Politiche dell’Asilo. Si perché a giudicare dal pacchetto sicurezza e dalla Finanziaria “contabilizzata” dal Ministro Tremonti, si prevede un taglio del 20% per il 2009 (già notato dagli Enti gestori dei progetti territoriali), ulteriori tagli del 25% saranno effettuati nel 2010 ed addirittura tagli pari a circa il 45% sono previsti per l’anno 2011, anno in cui verranno presentate le nuove domande per l’accesso alla ripartizione del fondo.
Tali decisioni, demandano di fatto, il compito ingrato di reperire le risorse necessarie per mantenere il Fondo Nazionale efficiente, all’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che già esprimeva sconcerto e preoccupazione, attraverso l’interpellanza presentata alla Camera dei Deputati dal delegato alla politiche migratorie Fabio Sturani nella seduta del 12 dicembre 2008 (http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stenbic/36/2008/1211/s020.htm).
Così mentre nelle precedenti legislature, una già stringata ripartizione delle risorse, accompagnata da una farraginosità legata ai consueti ritardi nell’accreditamento dei contributi, metteva a dura prova il lavoro svolto dagli operatori dei progetti territoriali, ma permetteva in qualche modo agli Enti locali di poter prospettare agli ospiti, un’integrazione possibile alla fine del percorso di accoglienza; oggi quell’inclusione, garantita ad esempio, mediante l’erogazione di un contributo per l’affitto di almeno quattro mensilità o attraverso l’erogazione di tirocini formativi e borse lavoro volte alla specializzazione della manodopera, in futuro con queste previsioni di spesa è facile intuire che per molti progetti territoriali ciò non sarà più facile da attuare.
Diventerà difficile soprattutto per piccoli comuni che non hanno mai goduto di un contributo corposo. Così, quel processo d’integrazione che per molti anni si è sperimentato, dando anche dei risultati positivi, faticherà nella sua attuazione visti anche i tagli che gli enti locali subiscono per lo svolgimento della loro attività Amministrativa. In conclusione, tale situazione, trasformerà molti progetti, contrariamente alla volontà dei suoi gestori, in luoghi dove verrà praticato uno sterile assistenzialismo a discapito dell’integrazione e della tutela.
Un quadro generale che non infonde sicurezza. Anche perché in termini pratici, tutto ciò significa che i Centri di Identificazione arriveranno al collasso più di quanto lo siano attualmente, vedi la situazione di Lampedusa dove un’intera isola è stata trasformata in una sorta di Alcatraz dei giorni nostri, con le giustificate proteste dei residenti e dei migranti. E’oramai chiaro il fatto che le politiche restrittive del Governo Berlusconi produrranno numeri spropositati in termini di clandestinità, con il relativo sovraffollamento delle carceri nonostante il potenziamento del sistema carcerario già annunciato dal Guardasigilli Alfano. Precipiterà l’instabilità e la conflittualità sociale sia nelle grandi metropoli che nei piccoli centri di provincia, come ad esempio la difficoltà di accesso alla casa ed alla retribuzione regolarizzata nel mondo del lavoro. Ed ancora, una continua violazione delle Convenzioni Internazionali che ai Paesi del Mediterraneo impongono integrazione più che detenzione ed indifferenza.
Ci troveremo dunque, più degli altri anni, di fronte ad una popolazione migrante di reclusi e di esclusi, salvo per le 150.000 persone che rientreranno nel Decreto Flussi già varato dal Consiglio dei Ministri, e che comunque non garantiscono la richiesta di manodopera, regolarizzata, necessaria al comparto produttivo del Paese. Ma questo è un’altro discorso che sembra non interessare al 60° Governo della Repubblica Italiana.
Mentre lo stesso Ministero, guidato dal securitario Maroni, ci tiene a precisare di aver finanziato ben 23 progetti in più, rispetto alla graduatoria pubblicata nel 2008, appare evidente la diminuzione di risorse per i singoli Enti locali. Una strategia questa, che mira al convogliamento di denaro verso quelle strutture, disseminate nell’intero Paese, volte all’identificazione ed alla eventuale espulsione dei migranti più che alla loro integrazione. Questo significa, in termini monetari, che questo Governo eroga in favore dei progetti SPRAR, una media di 30-40 € pro-capite pro-di, a fronte di circa 70-80 € destinati ai centri di espulsione e d’identificazione. Discorso a parte meriterebbe l’erogazione di fondi, per altro puntuale, verso i così detti “CPT fai da te”, gestiti da privati e dove esseri umani vengono “parcheggiati” per tempi lunghissimi in attesa di espulsione. Di tale situazione ci lascia traccia Fabrizio Gatti nel suo articolo pubblicato sull’Espresso il 4 settembre 2008 (http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2039811).
Sebbene aumenti sempre più la mole monetaria erogata dal Ministero, sia verso i C.A.R.A (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo) sia verso quei Centri di detenzione improvvisati in edifici prima dismessi poi riutilizzati per il contenimento dei migranti, le stesse strutture non riescono a garantire canoni idonei, in termini di vivibilità e di igiene. Sono all’ordine del giorno, infatti, casi di sovraffollamento degradanti per la dignità di ciascun migrante recluso, mentre sono in crescita i casi di malattie come la scabbia dovuta alla calca. Intollerabile infine, la reclusione per donne e bambini che meriterebbero diversa attenzione e soprattutto strutture più consone alla loro accoglienza.
Così mentre l’Italia aspetta ancora di dotarsi di una legislazione confacente in materia di Asilo, cresce la paranoia securitaria (alimentata dalla deriva xenofoba della Lega nord) del Governo Berlusconi. Lo stesso che spende milioni di euro, dei contribuenti, per provvedimenti che sfociano nella discriminazione razziale e nella deportazione dei migranti.
Succede questo anche in Calabria, dove il progetto territoriale per “categorie ordinarie” di Cosenza viene “tagliato” di 10 posti dopo aver garantito per cinque anni tutela ed integrazione per richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria. Il progetto per “categorie vulnerabili” di Acri (Cs) viene escluso dalla graduatoria dopo solo un anno di attività. Di contro, accade, che vengono aumentate le risorse per il C.A.R.A di Sant’Anna (Kr) così come al CPTA (Centro Permanente di Temporanea Accoglienza) di Lamezia Terme, che malgrado da anni ricevano sempre più denaro sono ben lontane da una situazione di vivibilità accettabile.
Stando ai fatti, discorso serio andrebbe affrontato sul futuro del Fondo Nazionale per le Politiche dell’Asilo. Si perché a giudicare dal pacchetto sicurezza e dalla Finanziaria “contabilizzata” dal Ministro Tremonti, si prevede un taglio del 20% per il 2009 (già notato dagli Enti gestori dei progetti territoriali), ulteriori tagli del 25% saranno effettuati nel 2010 ed addirittura tagli pari a circa il 45% sono previsti per l’anno 2011, anno in cui verranno presentate le nuove domande per l’accesso alla ripartizione del fondo.
Tali decisioni, demandano di fatto, il compito ingrato di reperire le risorse necessarie per mantenere il Fondo Nazionale efficiente, all’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che già esprimeva sconcerto e preoccupazione, attraverso l’interpellanza presentata alla Camera dei Deputati dal delegato alla politiche migratorie Fabio Sturani nella seduta del 12 dicembre 2008 (http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stenbic/36/2008/1211/s020.htm).
Così mentre nelle precedenti legislature, una già stringata ripartizione delle risorse, accompagnata da una farraginosità legata ai consueti ritardi nell’accreditamento dei contributi, metteva a dura prova il lavoro svolto dagli operatori dei progetti territoriali, ma permetteva in qualche modo agli Enti locali di poter prospettare agli ospiti, un’integrazione possibile alla fine del percorso di accoglienza; oggi quell’inclusione, garantita ad esempio, mediante l’erogazione di un contributo per l’affitto di almeno quattro mensilità o attraverso l’erogazione di tirocini formativi e borse lavoro volte alla specializzazione della manodopera, in futuro con queste previsioni di spesa è facile intuire che per molti progetti territoriali ciò non sarà più facile da attuare.
Diventerà difficile soprattutto per piccoli comuni che non hanno mai goduto di un contributo corposo. Così, quel processo d’integrazione che per molti anni si è sperimentato, dando anche dei risultati positivi, faticherà nella sua attuazione visti anche i tagli che gli enti locali subiscono per lo svolgimento della loro attività Amministrativa. In conclusione, tale situazione, trasformerà molti progetti, contrariamente alla volontà dei suoi gestori, in luoghi dove verrà praticato uno sterile assistenzialismo a discapito dell’integrazione e della tutela.
Un quadro generale che non infonde sicurezza. Anche perché in termini pratici, tutto ciò significa che i Centri di Identificazione arriveranno al collasso più di quanto lo siano attualmente, vedi la situazione di Lampedusa dove un’intera isola è stata trasformata in una sorta di Alcatraz dei giorni nostri, con le giustificate proteste dei residenti e dei migranti. E’oramai chiaro il fatto che le politiche restrittive del Governo Berlusconi produrranno numeri spropositati in termini di clandestinità, con il relativo sovraffollamento delle carceri nonostante il potenziamento del sistema carcerario già annunciato dal Guardasigilli Alfano. Precipiterà l’instabilità e la conflittualità sociale sia nelle grandi metropoli che nei piccoli centri di provincia, come ad esempio la difficoltà di accesso alla casa ed alla retribuzione regolarizzata nel mondo del lavoro. Ed ancora, una continua violazione delle Convenzioni Internazionali che ai Paesi del Mediterraneo impongono integrazione più che detenzione ed indifferenza.
Ci troveremo dunque, più degli altri anni, di fronte ad una popolazione migrante di reclusi e di esclusi, salvo per le 150.000 persone che rientreranno nel Decreto Flussi già varato dal Consiglio dei Ministri, e che comunque non garantiscono la richiesta di manodopera, regolarizzata, necessaria al comparto produttivo del Paese. Ma questo è un’altro discorso che sembra non interessare al 60° Governo della Repubblica Italiana.
Christian Tucci
Operatore Sociale
progetto SPRAR di Cosenza
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