Italiani? No, grazie.

Si sono estese ad altre citta’ del Regno Unito le proteste avviate dai dipendenti della Total di Lindsey, la terza del Paese in ordine di grandezza, contro l’impiego dei lavoratori italiani e portoghesi. Motivo del contendere, lo ricordiamo, è la presenza di 93 operai
italiani della società siciliana Irem che ha vinto un appalto, contro cinque aziende inglesi, per la
realizzazione di un nuovo impianto nella raffineria.

Dalla citta’ orientale del Lincolnshire, il malcontento si e’ allargato ai lavoratori di altre raffinerie della Gran Bretagna, dove il tasso di disoccupazione e’ attualmente il piu’ alto degli ultimi dieci anni. Migliaia di addetti alle raffinerie e alle centrali elettriche in varie parti del Regno Unito stanno manifestando con cartelli e slogan che riprendono le parole del premier, Gordon Brown "posti di lavoro britannici per i lavoratori britannici".

A Grangemouth, in Scozia, oltre 700 dipendenti del colosso petrolifero BP sono scesi in strada mentre alcune centinaia di persone hanno manifestato in Galles, a Barry e Wilton. Sempre in Galles, manifestazioni di protesta a Milford Haven, come a Peterhead, nel nord-est della Scozia. Ma non sono coinvolte solo le raffinerie. Manifestazioni si sono viste
davanti agli stabilimenti delle acciaierie Corus di Redcar in Nord
Yorkshire. L’azienda nei giorni scorsi aveva annunciato il taglio di
migliaia di posti. Scioperi di solidarietà, vietati in Inghilterra, si
diffondono un po’ ovunque e nel Governo cresce il timore che la
recessione scateni un altro inverno del malcontento come quello che
piegò la Gran Bretagna negli anni Settanta e Ottanta.

Il caso di Lindsey e il coinvolgimento di un’impresa e di lavoratori
italiani ha fatto da detonatore ad una situazione molto più complessa
che coniuga la dura recessione inglese, la crescente disoccupazione e
l’arrivo di migliaia di lavoratori stranieri in Gran Bretagna. Non,
come nel caso dell‘ Irem, dipendenti di un’impresa chiamati a
realizzare un singolo progetto che richiede un buon margine di
specializzazione, ma emigranti in cerca di un lavoro fisso in un Paese
che fino a ieri offriva grandi opportunità. Ora che la crisi chiude i
rubinetti, l’insofferenza verso gli stranieri cresce e la
globalizzazione si perde in una riemersa
prospettiva provinciale.

Mentre la Gran Bretagna ha deciso di aprire un’inchiesta per appurare se la gara che ha scelto la siracusana Irem si sia svolta regolarmente, in Italia si difendono "i nostri" a spada tratta su ogni ogni mezzo di informazione. Contemporaneamente gli stessi media contribuiscono in larga parte alla criminalizzazione di ogni straniero, ogni soggetto altro al corpo statale. Ma non scordiamoci che si è sempre stranieri per qualcuno e oggi in Inghilterra sono quei lavoratori ad essere considerati i marocchini, i neri, gli albanesi e i
rumeni di turno. Col razzismo non si va da nessuna parte. [Red.]

Fonti notizie: Agi, Il Sole 24 Ore.

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