«Ce l’avete con noi perché siete invidiosi: non vi potete permettere i vestiti firmati che indosso». Con questi validi argomenti si è espressa l’unica donna del “presidio” (il secondo in tre giorni) indetto questa mattina dalla Lega nord contro le famiglie ospitate all’ex-asilo di Ghezzano: quattro gatti (proprio quattro!) che si sono presentati alle 10 sul marciapiede antistante l’asilo occupato armati di bandiere e fazzoletti verdi, scortati da decine di carabinieri, poliziotti e vigili urbani per tutte le lunghe sei ore in cui sono rimasti in piedi, al freddo, a guardare la ricca tavolata imbandita per l’ora di pranzo dalla Pisa solidale. Dall’altra parte infatti un’ottantina di persone (uomini e donne, bambini e bambine di tutte le età) hanno voluto accogliere in questo modo l’annunciata presenza della masnada leghista: canti, balli, fisarmoniche e tamburelli, maschere, stelle filanti, giochi, torte di compleanno, e gli immancabili sberleffi contro i quattro ridicoli rappresentanti delle “ronde padane”. E all’ora di pranzo, otto lunghi tavoli imbanditi nel giardino che a stento riuscivano a contenere una folla festosa, venuta a festeggiare la bellissima giornata di sole, e soprattutto a portare una attiva solidarietà alle famiglie romene, vittime dell’esondazione dell’Arno prima, che li ha costretti a fuggire dal già fatiscente campo sotto il ponte delle Bocchette, e poi della colpevole inazione delle istituzioni che ancora oggi non hanno saputo e voluto trovare una via d’uscita alla difficile situazione.
Il giorno dopo l’approvazione del decreto-“sicurezza” che tra l’altro dà il via libera al meccanismo perverso delle “ronde”, i leghisti nostrani hanno rimediato questa bella figuraccia di fronte alla popolazione pisana. Alle 16.30, allo scadere del permesso per il loro presidio, muso lungo, sorrisetto nervoso all’angolo della bocca, hanno ammainato i loro vessilli e, alla spicciolata, sommersi da una scarica finale e liberatoria di sberleffi e contumelie varie, se ne sono andati alle rispettive abitazioni.
Imparino, questi signori, che Pisa non è la Padania, e che a Pisa non riusciranno facilmente a far attecchire le rozze parole d’ordine dei loro capibastone, i loro deliranti proclami contro i più deboli, il loro becero razzismo.