Le politiche bibliotecarie d’ateneo e la scure dei tagli

La domanda è semplice: A quanto ammontano i tagli?Non è dato saperlo.Prima si parla di un 30%, ma se si considerano i soldi in meno che sicuramente arriveranno da facoltà e dipartimenti, anch’essi vittime dei tagli, allora il dato si fa veramente preoccupante.Il dirigente del sistema bibliotecario però corre a rassicurare i lavoratori in preda al panico, soprattutto gli esternalizzati e gli stessi studenti che a fronte dell’aumento delle tasse continuano a veder tagliare e peggiorare i servizi.La rassicurazione entra nel merito della spesa delle strutture: si fa riferimento alle grosse cifre che si spendono per le risorse elettroniche, abbonamenti alle riviste on-line e banche dati, per intendersi.A gran voce fanno sapere che è lì che si deve tagliare a costo di sospendere interi abbonamenti comprendenti più riviste.
 
Poi arriva la verità: i costi per gli abbonamenti sono aumentati, risulta praticamente impossibile pensare di non rinnovarli, perchè così facendo si direbbe addio a interi pacchetti di riviste, molto importanti soprattutto nell’area scientifica e poi perchè certi abbonamenti il nostro Ateneo li paga insieme ad altre università, quindi non pagare avrebbe ricadute molto gravi.Quindi non solo non si taglia sulle risorse elettroniche, ma addirittura i costi aumentano.
 
Dove finiscono i tagli? Ovviamente nella gestione delle strutture. Non si può sapere di quanto, ma mentre i dirigenti continuano a rassicurarci si incominciano ad intravedere misure allarmanti.
Quali?
Certi gruppi studenteschi, a voler pensare male sospinti da qualcuno che siede ai piani alti, incomincia a fare proposte di cambiamenti sull’orario di apertura a “costo zero”. Costo zero di certo non per i lavoratori, visto che le conseguenze di tali cambiamenti porterebbero a dissestamenti che mettono seriamente in crisi la stabilità del monte ore di certi impiegati, sempre esternalizzati.
 
In certe biblioteche escono cartelli che parlando agli studenti, chiedono:
”Nell’ipotesi di periodi di necessaria riduzione del servizio di apertura estesa ritieni preferibile
– mantenere l’apertura notturna (fino alle 23) piuttosto chiudendo il sabato mattina
– mantenere l’apertura del sabato mattina piuttosto anticipando la chiusura serale alle ore 20 o 21”
 
con crocette da apporre.
 
Intanto nessun contratto esterno di catalogazione viene rinnovato e perfino il servizio di trasporto (sempre con contratto esterno) di materiale dall’archivio di Montacchiello alle varie sedi bibliotecarie viene interrotto.
I dirigenti continuano a dire che non succede niente e che si possono dormire sonni tranquilli, ma viene da chiedersi:
 
Fino a quando continueranno a mentire? Sono preoccupati dalle assemblee che incominciano a parlare delle trasformazioni in atto?
 
Viene approvato il bilancio del nuovo centro di spesa unico delle biblioteche, ma dai dati della spartizione dei fondi tra le sedi bibliotecarie si capisce poco o nulla, se non quello sopra già descritto.
Ovviamente sulla spartizione dei fondi iniziano le faide.
La prima, tra scienziati e umanisti, tutti vogliono essere sicuri che a nessuno sia tolto più che all’altro. Le risorse elettroniche però sono una grossa fetta per le biblioteche scientifiche, mentre per le umaniste molto più importante è l’acquisto delle monografie e gli abbonamenti delle riviste cartacee.
Visto che i tagli non potranno colpire in larga parte le risorse on-line, sembra che questa battaglia la vinca l’ambito scientifico, ma non è tutto.
Inizia la battaglia anche tra sedi bibliotecarie, dipartimenti e facoltà: quest’ultimi promettono meno soldi alle varie biblioteche, spesso ne promettono meno, in percentuale, anche dei tagli che hanno subito essi stessi, questo per la preoccupazione imperante nell’andare avanti con scarsità di risorse riuscendo a garantire comunque i privilegi baronali. 
 
In tutto questo chi continua a rimetterci sono in primis i lavoratori più ricattabili e precari, ovvero gli esternalizzati, che utilizzati soprattutto nelle aperture serali (fino alle 23.00) si vedono ridurre sempre più le ore per interi periodi, soprattutto a ridosso delle feste.
Per tutto il mese di Aprile infatti sembra che il servizio di apertura serale sarà drasticamente ridimensionato.
Sembra, non si è sicuri, giusto perchè è bene che i lavoratori lo sappiano il più tardi possibile, magari il giorno stesso (come è già successo), così se si vogliono incazzare si rendono conto che comunque è troppo tardi.
 
In secondo luogo ci rimettono gli utenti, o meglio, gli studenti e chi lavora nel mondo accademico producendo davvero saperi e diffondendo cultura, magari per conto di qualcun’altro pronto a metterci la firma.
Gli studenti continuano intanto a pagare fior fior di tasse per un’università pubblica, ma sempre più gestita da privati, i ricercatori continuano a trovare sempre meno terreno fertile per proseguire il loro lavoro.
 
I tagli dunque ricadranno inevitabilmente sull’apertura delle strutture, che verrà ridimensionata al ribasso e sull’acquisto del nuovo materiale, monografie, riviste ecc.. Insomma la linfa vitale delle stesse biblioteche.
 
I rimedi che ancora oggi cercano di trovare riguardano ad esempio: l’affidamento dei costi per le risorse elettroniche a conto terzi, ovvero a privati.
Oppure il tentativo di far ricadere sempre più tutta una serie di spese dalle biblioteche ai dipartimenti, che ovviamente non sono ben accetti a ricevere tali spese per i motivi sopra indicati.
 
Un capitolo a parte riguarda poi, più in generale, le politiche bibliotecarie dell’università.
 
Incredibile come anche laddove l’Ateneo investe sul serio, quindi nell’edilizia, accedendo a spaventosi mututi, la necessità di programmare una politica per le biblioteche a lungo raggio è incredibilmente l’ultimo dei problemi.
 
Gli esempi si sprecano, prima tra tutti la struttura denominata Ex-Guidotti.
 
In tale struttura dovrà prendere forma il nuovo dipartimento di storia delle arti con annessa biblioteca. Viene da dire: “FINALMENTE! C’e n’era un gran bisogno”.
Peccato che inizialmente era prevista una struttura, per la biblioteca, più piccola di quella che è usata attualmente, in procinto di esplodere. Dopo numerose proteste arrivate da più parti, la biblioteca ha guadagnato un intero piano, ovvero 10 posti per utenti in più dell’attuale sede.
 
La struttura, uno dei maggiori investimenti in campo edilizio dell’università, sarà pronta forse tra tre anni. Per quel momento si prevede che riuscirà appena a contenere i migliaia di volumi presenti.
 
Storia analoga per un’altra delle più grandi biblioteche dell’Ateneo: Filosofia e storia.
 
Anch’essa ristrutturata da poco, spendendo molti soldi, non è già più in grado di contenere tutto il materiale in arrivo anche da altri fondi storici.
 
Il problema sembra superabile: già, perchè basta mandare via il materiale meno usato a Montacchiello dove è stato posizionato l’archivio centrale dell’Ateneo.
Altro investimento sicuramente non azzeccato e poco lungimirante.
 
Le strutture si riempono sempre più di materiale e sempre più materiale dunque viene spedito dietro Ospedaletto.
 
L’idea di posizionare un archivio di quella importanza dietro l’inceneritore pisano, la dice lunga sull’importanza che L’Ateneo vuol dare alla cultura e più in generale alla circolazione dei saperi.Sarebbe bastato trovare una locazione per tale archivio in centro o poco lontano da esso e oggi probabilmente ci troveremo quasi bello e pronto un centro bibliotecario unico e accessibile al pubblico con una vastità di materiale tale da fare invidia alle più grandi biblioteche universitarie del paese.
 
Così non è stato, per cui adesso tutte le volte che serve un volume archiviato dietro l’inceneritore, si deve aspettare che passi del tempo prima di poterlo consultare.Il problema non è quindi la mancanza di risorse, ma piuttosto l’incapacità, la malgestione e la poca lungimiranza della nostra classe dirigente universitaria nel merito di una delle questioni che sta alla base dell’istituzione formativa più importante: il libero scambio di saperi e la libertà di accesso alla cultura non sembrano interessare il nostro Ateneo.
 
Sarebbe da capire invece il perchè l’interesse si rivolga spesso verso più che fallimentari esperimenti di investimenti in partecipazioni pubblico/privati, dove i privati sono favoriti a discapito della nostra universita che puntualmente rimane inoltre invischiata in scandali pantagruelici.
 
Do you remember la vicenda Plus?Questo è un altro capitolo su cui sarebbe interessante soffermarsi per analizzare dove l’Ateneo butta (letteralmente) i soldi, anziché investirli in piani per lo sviluppo del sistema bibliotecario.
 
Vinz
Questa voce è stata pubblicata in Cronaca Pisana, Scuola e Università. Contrassegna il permalink.