Crisi, Un milione di posti in meno nel 2010. In Toscana 46% di disoccupati in più

 
Continua il viaggio nella crisi. Si susseguono dati, statistiche e ricerche: la risposta però è sempre la stessa.
La portata della crisi è assai più grande di quanto media e Governo vogliano ammettere. Gli ultimi dati parlano di un milione di disoccupati entro il 2010 in tutto il paese. Solo in Toscana 370 mila posti di lavoro in meno, con uffici e servizi sociali in tilt per l’aumento esponenziale delle richieste d’aiuto.
Il mondo del lavoro è in ginocchio dinnanzi al calo di produzione di beni e servizi. E le risorse mancano. I Comuni per affrontare le spese di questi primi mesi calcolano che già di giugno c’è il rischio di finire i fondi dedicati al sociale. Le case costano, la benzina costa, i beni di prima necessità costano, ed a fine mese le famiglie si trovano senza soldi e lavoro.
“Saranno circa mezzo milione in più i disoccupati nel 2009, ma nel triennio 2008-2010 i posti di lavoro che verranno persi saranno in tutto oltre un milione. Secondo le stime dell’ufficio studi della Cgil i disoccupati attesi nel 2010 potranno arrivare a 2,6 milioni contro gli 1,5 milioni del 2007. Tra il 2007 e il 2008 sarebbero stati persi circa 350 mila posti, portando il totale dei disoccupati da 1,506 milioni a 1,854 milioni.
Nel 2009, in particolare, la crescita sarebbe di 498 mila unità, per un totale di persone senza lavoro di 2,350 milioni, cifra che salirebbe di altre 334 mila unità nel 2010, portando, nell’ipotesi peggiore, ad una platea di 2,686 milioni di disoccupati, pari a un tasso di disoccupazione del 10,1 per cento. Nel caso più ottimistico dell’evoluzione della crisi in atto, invece, nel 2010 il tasso di disoccupazione potrebbe, per l’Ires, salire al 9,0%, con un totale di disoccupati di 2,294 milioni di unità.
Nel triennio 2008-2010 il Pil italiano potrebbe scendere del 4%: il dato deriva da un calo dell’1% nel 2008 e da un drastico ribasso del Pil nel 2009, che dovrebbe superare il 3%, mentre nel 2010 la diminuzione dovrebbe ridursi a un -0,1 peer cento. La flessione dell’occupazione in Italia dovrebbe portare a un tasso di disoccupazione del 10,1% nel 2010, stima ancora l’Ires-Cgil, mentre nel 2009 il tasso dovrebbe salire al 9,3% dal 7,4% del 2008.
Le dimensioni della crisi sono drammatiche, ha sottolineato l’istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil, ed é questa, sicuramente, la crisi più grave del dopoguerra. Per fronteggiare la crisi, sottolinea il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni «occorrono scelte di sviluppo, le risorse messe in campo al momento sono scarse, e occorrono tempi di intervento rapidi, perché intervenire troppo tardi significa non recuperare più posti di lavoro e imprese».
La Cgil propone di fare una «vera riforma degli ammortizzatori sociali – dice Fammoni – Ci scontriamo sempre con l’obiezione del Governo che non ci sono risorse per fare le cose che noi proponiamo ma con una tassa di solidarietà per due anni per i redditi superiori ai 150mila euro, aumentando l’aliquota dal 43 al 48%, potremmo recuperare circa 1,5 miliardi l’anno» che consentirebbero di «estendere l’indennità di disoccupazione ordinaria, aumentare di circa 200 euro gli importi mensili di Cigo, Cigs e indennità di mobilità e ampliare la platea per il sostegno al reddito dei collaboratori».
La Cgil propone tre misure straordinarie di sostegno al reddito con una spesa prevista di 1.768 milioni di euro:
a) di estendere l’indennità di occupazione ordinaria ad una platea che include chi ha versato contributi tra 15-51 settimane (si tratterebbe di una platea aggiuntiva di 191mila disoccupati per una spesa aggiuntiva di 663 milioni;
b) sostegno al reddito dei collaboratori monocommittenti (oltre 171mila) che hanno lavorato più di 3 mesi nel corso dell’anno e da almeno 2 non versano contributi (la proposta, rispetto al bonus del Governo, estende ai redditi lordi annui compresi fra 1.001 euro e 20mila euro l’anno per un importo pari al 40% dell’ultimo compenso annuale, con circa 3.200 euro di importo medio del bonus. La platea si allarga a circa 95mila collaboratori disoccupati in più con una spesa aggiuntiva di 427 milioni di euro);
c) ampliamento di 200 euro degli importi massimi mensili di cassa integrazione ordinaria e speciale e indennità di mobilità (il costo aggiuntivo è stimato in 678 milioni di euro.”
Soltanto in Toscana tra gennaio e febbraio 370.561 lavoratori hanno perso il posto di lavoro e hanno presentato all’Inps la domanda di indennità di disoccupazione, 116.983 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno pari a un più 46,13%. Secondo quanto risulta all’Ansa, le richieste comprendono l’indennità ordinaria, speciale e con i requisiti ridotti.
I numeri della disoccupazione A gennaio le domande pervenute sono state 169.274 (con un picco nella sola giornata del 15 di 11.653 richieste) contro le 95.851 dello stesso mese del 2008. A febbraio sono salite a 201.287 (il picco è del dieci del mese) contro le 157.727 dello stesso mese dell’anno precedente. Le richieste giunte all’Inps, come detto, riguardano la disoccupazione ordinaria, a requisiti ridotti e speciale. Quella ordinaria spetta ai lavoratori licenziati, ma anche sospesi da aziende colpite da eventi temporanei, come la mancanza di lavoro, di commesse, di ordini o per crisi di mercato.

Nella sola Vldera, ad esempio, i dati delle indennità Inps sulla disoccupazione sono migliori solo alla zona di Prato. In due
mesi il numero di lavoratori sospesi o licenziati per mancanza di
ordini, nella zona, è triplicato: più 152 per cento. Nel 2007
incassavano l’in dennità in 502, oggi sono 1268.

Per ottenerla bisogna essere assicurati all’ente da almeno due anni e avere almeno 52 contributi settimanali nel biennio precedente la data di cessazione del rapporto di lavoro. L’indennità con i requisiti ridotti spetta ai lavoratori che non hanno 52 contributi settimanali negli ultimi due anni, ma che nell’anno precedente hanno lavorato almeno 78 giornate. L’indennità speciale interessa l’edilizia ed è una prestazione riservata ai lavoratori del settore quando termina l’attività aziendale, c’è una riduzione di personale o un cantiere viene ultimato.
 
C. Muraglione
(fonte Sole 24 ore, Cgil) 
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