Il valzer del presunto piano casa continua senza sosta. In nottata le Regioni hanno raggiunto l’accordo col Governo. Per combattere la crisi la ricetta è quella del Mattone, già assai utile durante gli anni sessanta per uscire dalla miseria portata dalla seconda guerra mondiale. I risultati sono a tutti noti (quartieroni senza fogne e illuminazioni, ambienti deturpati e saccheggiati, interessi mafiosi.
Roma, 31 mar. (Adnkronos) – Accordo raggiunto tra i governatori, oggi riuniti nella Conferenza delle Regioni, sulla proposta da lanciare al governo in merito alle misure per il rilancio dell’edilizia
in un’ottica anticrisi. I presidenti hanno messo a punto un documento,
diviso in tre parti, che verrà oggi pomeriggio posto all’attenzione del
ministro dei Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto nel corso di un
incontro tecnico-politico. Le Regioni, che hanno trovato un accordo tra
loro all’unanimità, sperano di trovare anche l’ok dal governo sulle
loro richieste.
Nel documento i governatori definiscono alcuni contenuti che, entro
90 giorni dall’accordo, dovranno essere definiti da leggi regionali:
danno l’ok ad aumenti volumetrici del 20% per abitazioni uni e bifamigliari (abitazioni
fino a 1.000 metri cubi), a patto che siano usate tecniche di
bioedilizia o risparmio energetico. Confermata anche la possibilità di
demolizione e ricostruzione con aumento volumetrico fino al 35%, con
l’uso di tecniche di bioedilizia e risparmio energetico. Tutto ciò
secondo le Regioni deve riguardare solo l’edilizia residenziale fuori dai centri storici e dalle aree protette, starà inoltre alle Regioni valutare le zone e i beni all’interno del proprio territorio. Gli interventi avverranno nel rispetto della programmazione urbanistica regionale.
Via libera, invece, secondo quanto auspicano i governatori, ad un decreto legge per snellire le procedure in materia
ma relativo soltanto alle competenze nazionali. Tra i punti
dell’accordo raggiunto tra le Regioni, la richiesta di dare il via ad
un vero e proprio piano casa. I presidenti lanciano così all’esecutivo
la richiesta che una parte dell’Iva aggiuntiva che verrà recuperata
grazie a questi interventi sia lasciata ai territori per destinarla a
politiche di sostegno dell’edilizia sociale.
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