Sport sotto l’Assedio 2009: Israele non permette di entrare a Gaza

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Comunicato in relazione al diniego del Governo
Israeliano all’ingresso della Carovana "Sport sotto l’assedio" nella Striscia di Gaza.Non c’è niente da vedere, nessuno da incontrare. Con queste parole, Israele ha
sancito il divieto assoluto di entrare a Gaza, dal check-point di Heretz, a una
carovana internazionale composta da piu di duecento persone.

Con un fax, viene confermato per l’ennesima volta
l’apartheid in cui si trovano stritolati migliaia di palestinesi. Il muro che,
con tanta solerzia, Israele ha costruito per isolare e rinchiudere il popolo
palestinese deve essere inviolabile. Perchè nessuno deve vedere ciò che esso
contiene macerie, dolore, diritti negati -, perchè nessuno deve poter parlare
con le persone che all’ombra di quel muro ogni giorno vivono. Un muro eretto appositamente,
per nascondere al mondo intero i crimini commessi da una superpotenza mondiale.

Volevamo entrare a Gaza. Volevamo portare una
speranza a quella terra straziata, un abbraccio di solidarietà che ricordasse
agli occhi palestinesi che non sono soli.

Volevamo essere lì con loro, testimoniare nel
nostro paese la barbarie occidentale in Palestina, provare a infrangere
l’isolamento, la prigionia in cui sono costretti. Gaza è un enorme prigione a
cielo aperto, un carcere in cui è rinchiuso un popolo colpevole solamente di
esistere, ma soprattutto di non chinare la testa. Il coraggio del popolo
palestinese, il desiderio di vita nella propria terra è senza paragone, e per
questo Israele, con l’aiuto e la complicità di tutti i governi occidentali,
mette in campo forme di controllo totalitario e di repressione violenta e
generalizzata con pochi precedenti nella storia. Da questo contesto
inaccettabile prende forma il Muro. Cemento che serve a imprimere nei
palestinesi la solitudine e l’isolamento dal resto del mondo, imponendo la
sensazione che la vita stessa finisca a quel muro, bloccando informazioni,
aiuti umanitari, circolazione di corpi, solidarietà. Un altro pezzo di un
massacro in atto da troppo tempo.

Con la carovana di "Sport sotto
l’assedio" stiamo portando per i campi profughi palestinesi una speranza
che ha la forma di un pallone. Siamo una squadra di calcio – maschile e
femminile – che, attraverso lo sport, prova a portare un messaggio solidale di
fratellanza. Giochiamo con squadre
palestinesi, con ragazzi e ragazze, perchè il pallone parla la stessa lingua ovunque,
quella antirazzista e contro ogni intolleranza, contro ogni guerra.

Oltre duecento persone dall’Italia sono arrivate
con le loro esperienze e le loro abilità – portando qui laboratori di musica,
di teatro, di fotografia e di informatica – condividendole con le genti di
questa terra, perchè il muro dell’ apartheid si rompe quotidianamente, ovunque.

Volevamo infrangere il simbolo della cortina di
silenzio e morte, e ci è stato impedito. Israele, come sempre, non vuole che i
suoi progetti subiscano rallentamenti.

Denunciamo questa barbarie, denunciamo ai media
internazionali, alla società civile, a chi ha nel cuore questa terra e il suo
popolo, l’ennesima violazione di qualunque diritto, l’ennesimo atto di guerra
di una paventata democrazia che vorrebbe nascondere il sangue, le torture e il
massacro di un
popolo.
Non permetteremo che questo
avvenga.

Stronger
than a wall.
Without your freedom, we’ll never be free.

Carovana "Sport sotto l’assedio"
Palestina, 7 aprile 2009

 

www.sportsottoassedio.it

Sport sotto l’assedio 2008

 

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