Pisa, 20-4-09. A due giorni dalla grande manifestazione di sabato Diop Mbaye, presidente delle comunità senegalesi della Toscana, risponde alle dichiarazione fatte da Filippeschi in seguito al corteo. Il Sindaco infatti, che continua a rimanere arroccato su posizione che lasciano poco spazio al dialogo, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui commenta così la manifestazione: “è stata una manifestazione con pochissime adesioni, lontana dalla cittadinanza, un fallimento. Noi stiamo lavorando per l’integrazione, quella vera, e il rispetto delle regole. L’illegalità non può essere ammessa. Lerner e Prosperi? Rispetto le loro idee, ma ho il dubbio che non conoscano troppo l’ampiezza del problema. Da quando ho firmato l’ordinanza, che è soprattutto un deterrente, continuo ad avere dai pisani segnali di affetto e solidarietà”. Leggendo le parole del Sindaco, che definisce una manifestazione di migliaia di persone accorse da tutta la Toscana un fallimento, viene da chiedersi se non sia lui, piuttosto che Prosperi e Lerner, a non conoscere troppo l’ampiezza del problema. Non del cosiddetto “problema abusivismo”, ma del problema causato dalla sua ordinanza. Alle parole di Filippeschi, che nei giorni scorsi non ha perso occasione di parlare di strumentalizzazione dei migranti da parte di realtà politiche cittadine, ha risposto direttamente Diop Mbaye, ribadendo che il corteo di sabato non intendeva rivendicare né tanto meno difendere pratiche illegali, ma solo mostrare come quella adottata da Filippeschi sia la strada sbagliata per superare lo stato di illegalità in cui ad oggi i migranti sono costretti. Se il Sindaco avesse prestato attenzione ai contenuti espressi dalla manifestazione, si sarebbe di certo accorto che tutti gli interventi dei partecipanti hanno ribadito la volontà di superare il commercio abusivo e qualsiasi atra forma di illegalità. L’ordinanza antiborsoni tuttavia, ben lungi dall’andare in questa direzione, porterà a forme di illegalità ben più gravi, dal momento che sta privando centinaia di persone di ogni possibilità di sussistenza. Proprio su questo punto si innesta la protesta lanciata da Mbaye: lo sciopero della fame. Da mesi le comunità migranti di Pisa sono private della possibilità di mangiare. Da oggi questa privazione, anziché limitarsi ad essere la diretta conseguenza delle scelte dell’amministrazione, diventerà strumento di protesta, mezzo per far capire a tutti le difficoltà in cui versano tante persone che non chiedono altro che poter lavorare dignitosamente. La lotta, insomma, continua.
J. Bonnot
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