Appello Canapisa09

Riceviamo e pubblichiamo: Nove anni fa si costituiva a Pisa il comitato promotore di una street-parade a cui fu dato il simbolico nome di CANAPISA, che, ogni ultimo sabato di maggio, invade gioiosamente la città per testimoniare il valore della pianta Canapa. Dopo nove anni la posizione del comitato su questo specifico non è cambiata.
 
Le false accuse a questa pianta continuano ad imperversare ingiustamente, per questo le nostre richieste sono univoche e chiare: libertà di coltivazione per qualsiasi uso (ricreativo, medico, alimentare, manifatturiero, ornamentale, energetico, ecc.) e scarcerazione di tutti i detenuti per reati connessi alla canapa. Riconoscimento della canapa come risorsa e bene facente parte della natura e a disposizione dell’intera umanità..
Quest’anno però Canapisa, oltre al tema della canapa, dell’uso delle sostanze psicoattive e della repressione dei comportamenti ad esso correlati, tratterà del controllo sociale che da una parte produce stili di vita standardizzati, conformi alla società così com’è, e dall’altra reprime tutto ciò che è diverso, “non conforme”, deviante e soprattutto critico ed alternativo all’idea di società dominante.
 
Storicamente, in questa riflessione, possiamo inserire le lotte per l’emancipazione delle donne, l’autodeterminazione dei gay, delle lesbiche, di transex, transgender, intersex e di liberazione tutti i popoli e minoranze oppresse accanto a quelle per il superamento dei manicomi.
In questa scia vogliamo che si inserisca idealmente Canapisa.
 
Ai nostri occhi sono evidenti i tentativi, dell’apparato statale, di negare i diritti civili storicamente acquisiti, a partire da quelli sul lavoro fino ad arrivare a quelli sulla libera circolazione delle persone e delle idee. Con le politiche sulla sicurezza vengono violati anche i diritti umani più elementari: i dispositivi di produzione, controllo e manipolazione della coscienza umana, messi in campo dai governi, per rendere possibile tutto ciò, hanno posto le basi ad un annullamento della memoria storica e alla diffusione di un senso di paura ed insicurezza generalizzato che spesso sfocia in xenofobia e,ancora,nella rinuncia dei propri diritti in cambio di una sicurezza ilusoria.
 
La memoria storica collettiva, bene comune di un’intera società, risultato millenario dell’attività di socializzazione del sapere di molte generazioni, viene sempre più manipolata, riscritta, reinventata, rivista, revisionata dall’opera dei governi locali e nazionali.
La tesi proibizionista, secondo la quale una libera discussione sulle sostanze equivale a pubblicità per le sostanze illegali ed un incentivo alla loro diffusione, ha dato vita a imponenti, capillari e costose campagne d’informazione sulle droghe con il fine di terrorizzare i più giovani. Il risultato: aumento della produzione e dei consumi di sostanze illecite. Ma conseguenza ancora più grave di questa orgia oscurantista è il freno posto alla ricerca, allo sviluppo delle conoscenze in materia e alla libera circolazione del sapere insieme alla negazione delle libertà individuali, sino ad arrivare a a quelle più intime, anche quando queste rientrano nella logica del rispetto degli altri e soprattutto non ledono le libertà altrui.
Basta con le menzogne.
 
Non si può rimanere a guardare. Bisogna creare e sperimentare pratiche ispirate all’antiproibizioni smo e alla c.
Se le istituzioni non sanno, non vogliono o non possono intervenire in maniera sensata per superare il problema droga è necessaria un’azione autonoma degli stessi consumatori (users) che si organizzano per la salvaguardia della loro salute e della loro libertà, in altre parole della loro stessa vita ed esistenza. Il compito di chi si sente coinvolto in prima persona nella questione non può che essere quello di favorire l’informazione, la nascita e la diffusione di una cultura dell’uso critico e consapevole, capace di neutralizzare i disastri causati dall’ignoranza provocata dal proibizionismo.
 

Per adesioni: 
canapisa@inventati.org

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