Trent’anni di cultura libertaria: La Biblioteca Franco Serantini di Pisa

La storia della Biblioteca Franco Serantini ha inizio alla fine degli anni ’70, nei locali della Federazione anarchica pisana. In quasi trent’anni di attività, grazie all’impegno collettivo dei curatori, al sostegno di amici, collaboratori e lettori, la biblioteca è riuscita a caratterizzarsi come un importante centro specializzato in storia sociale e contemporanea, con una particolare attenzione dedicata alla storia dell’antifascimo, della Resistenza e dei movimenti antiautoritari e studenteschi.
La “Serantini” nasce come biblioteca a impostazione militante, non dissimile da altre esperienze che si sviluppano in Italia nel corso degli anni ’70 e ’80. Anche tra gli anarchici infatti, sull’onda della “stagione dei movimenti” e del ciclo di lotte che segna una significativa ripresa dell’intervento politico, si assiste alla nascita di istituti culturali, per lo più limitati ad una funzione interna al movimento, deputati alla raccolta di materiali archivistici e bibliografici al fine di approfondire una conoscenza critica del proprio passato e di radicarsi con consapevolezza nel presente. In altre parole, gli anni ’70 portano, da un lato, l’esigenza di salvare da futura e probabile dispersione quanto prodotto nell’ambito delle lotte quotidiane, dall’altro, quella di conservare la propria memoria, testimonianza di una presenza attiva degli anarchici nella storia dei movimenti di emancipazione. Due bisogni, questi, a lungo colpevolmente ignorati da un movimento tutto proteso verso l’avvenire, che fin dalle sue origini ha mostrato una scarsa – se non nulla – accortezza verso la conservazione della memoria storica, come se le “carte” possano rappresentare un’inutile zavorra piuttosto che un prezioso bagaglio.

Il progetto e le raccolte
Il primo nucleo librario presente nella sede degli anarchici pisani è il materiale donato già nel 1976 da Gino Giannotti, militante di Santa Croce sull’Arno: circa 1.500 libri e opuscoli stampati a partire dal 1840, di interesse non solo strettamente politico, ma anche storico, filosofico, economico e letterario, in grado di offrire uno spaccato delle letture e quindi della crescita culturale e politica di un militante autodidatta nella prima metà del Novecento. L’idea di valorizzare questa donazione si coniuga, nella proposta avanzata da Franco Bertolucci, al desiderio di mantenere vivo il ricordo dell’anarchico Franco Serantini, ucciso a Pisa dalla polizia nel corso di una manifestazione antifascista nel 1972. Al suo nome viene dunque intitolata la biblioteca che a partire dal 1982 si dota di un proprio Statuto e apre le porte agli studiosi e al dialogo con la cittadinanza. Il progetto culturale delineato dai promotori mira a costruire un istituto non solo di raccolta delle fonti, bensì di stimolo e supporto alla ricerca storica sul movimento operaio e socialista, con una particolare attenzione all’istanza libertaria. Una scelta “militante” ben precisa, ma coniugata ad un metodo di indagine storiografica critico e scientificamente fondato: «per noi la “storia militante” – sostiene Bertolucci, fondatore e attuale direttore della biblioteca – non è una storia subalterna all’ideologia, come in passato lo sono state diverse scuole storiografiche, bensì una storia critica costruita dal basso con passione e serietà, perché per noi la storia è un continuo processo di interazione tra lo storico e i fatti storici, un dialogo senza fine tra il presente e il passato, i fatti e la loro interpretazione. Inoltre, siamo sempre stati convinti che la storia del socialismo, nelle sue due correnti antiautoritaria e autoritaria, debba uscire dal campo della sacralità e della retorica per approdare alle problematiche della storia sociale, perché il movimento socialista nel suo insieme non poteva essere considerato una categoria a sé stante dall’evoluzione della società contemporanea ma è in essa che è nata la sua azione ed in essa è il suo divenire». [Intervista a Franco Bertolucci, Pisa, 30 giugno 2006, in Luigi Balsamini, Una biblioteca tra storia e memoria. La “Franco Serantini” (1979-2005), Pisa, BFS, 2006, p. 75.]


Accanto al lascito di Gino Giannotti crescono negli anni un fondo “di aggiornamento”, collocato a scaffale in base alla classificazione Dewey, e un “Fondo storico”, ospitante edizioni ottocentesche e delle prima metà del Novecento, alcune significative per la loro rarità. Negli anni non è mai venuto meno l’ingresso di singole unità bibliografiche o di piccole raccolte, scelte in genere con cognizione di causa, ma le acquisizioni più sostanziose e significative sono le raccolte personali – espressione di percorsi culturali e intellettuali – di studiosi, cultori della materia e militanti donate dal proprietario o dai suoi eredi per garantirne la conservazione unitaria e permetterne la fruizione pubblica.
La “Serantini” riesce inoltre ad attrarre, conservare e gestire adeguatamente donazioni ricevute dai militanti e dalle organizzazioni protagonisti della scena extraparlamentare italiana, non solo anarchica, degli anni ’60 e ’70, che evidentemente vedono nella biblioteca un luogo sicuro cui affidare con fiducia le testimonianze della propria vita politica e sociale. Tra le carte, pervenute in genere non ordinate, è abitualmente presente una vasta tipologia di materiali: manoscritti, dattiloscritti, ciclostilati, documenti a stampa e fotografici, nonché grandi quantità di cosiddetta “letteratura grigia” (volantini, circolari, bollettini, relazioni interne ecc.), inoltre, il più delle volte, si trovano frammisti documenti privati del donatore e documenti appartenenti più propriamente all’archivio del gruppo in cui aveva militato

I fondi di Joseph Cono e Pier Carlo Masini
Accogliere libri o altri documenti in dono va quasi sempre al di là di una semplice incombenza gestionale, rappresentando piuttosto la testimonianza di un rapporto di fiducia instaurato con il donatore. Oltre ad accrescere il patrimonio bibliografico il dono è anche, soprattutto, simbolo della ricchezza dei rapporti umani, delle relazioni personali tra responsabili della biblioteca e donatori, che a volte nascono, a volte si consolidano, attorno all’oggetto libro e al suo passaggio di mano: “la storia delle donazioni è una storia di viaggi e di incontri” – racconta Franco Bertolucci –, che si svolge sullo scenario di molte città italiane, europee e perfino oltreoceano. Basti ricordare il viaggio effettuato nel 2004 a Los Gatos, nel sud della Baia di San Francisco, per organizzare la spedizione in Italia dell’intera biblioteca di Joseph Cono, anarchico di origine calabrese emigrato negli Stati Uniti nel secondo dopoguerra. Nel corso degli anni “Joe” era diventato il custode di libri, riviste, documenti, fotografie e ricordi affidatigli dai militanti libertari più anziani; i curatori della “Serantini” hanno deciso di non selezionare solo le opere strettamente politiche, ma di preservare l’integrità di una biblioteca specchio della conquistata formazione di questi militanti per lo più autodidatti, partiti semianalfabeti dall’Italia e orgogliosi della crescita culturale che si erano saputi costruire da emigrati. Alla fine saranno oltre cinquanta gli scatoloni che viaggeranno via nave alla volta della biblioteca pisana, scelta da Cono per assicurare conservazione e fruizione di questo spaccato di memoria dell’anarchismo italo-americano. Dal punto di vista qualitativo il fondo librario di maggior rilevanza rimane la donazione di Pier Carlo Masini, il principale storico italiano dell’anarchismo, scomparso nel 1998, legato alla “Serantini” da un consolidato rapporto di collaborazione e amicizia determinante anche per la nascita della «Rivista storica dell’anarchismo»: strumento di lavoro capace di affrontare con rigore scientifico un ampio ventaglio di tematiche e di far dialogare liberi ricercatori con studiosi interni al mondo accademico, segnando per almeno un decennio (1994-2004) l’evoluzione della storiografia sui movimenti libertari. Il fondo è composto da un migliaio di monografie e circa 400 periodici e numeri unici, in gran parte provenienti dalla sua Biblioteca Max Nettlau, specializzata in storia dei movimenti di emancipazione sociale e ospitante pezzi scelti uno ad uno, attentamente selezionati sia sotto il profilo bibliografico che bibliologico. Insieme ai libri, Masini ha affidato alla “Serantini” anche il proprio archivio privato comprendente l’epistolario personale (oltre 700 corrispondenti per il periodo 1945-1998), il materiale di preparazione delle sue ricerche storiche e della militanza politica, documenti sulla storia del movimento operaio dal 1870 al 1970 e l’archivio dei Gruppi anarchici di azione proletaria (GAAP: un tentativo della prima metà degli anni ’50 di valorizzare la natura classista dell’anarchismo in un quadro di strutturata organizzazione politica).

Produzione editoriale e iniziative culturali
Considerando le attività di raccolta, ordinamento e conservazione strettamente connesse alla ricerca storica e alla promozione di una cultura libertaria nel dibattito contemporaneo, la biblioteca “Serantini” si è adoperata sia sul versante della produzione editoriale sia nell’organizzazione di convegni, seminari e giornate di studio.
La casa editrice BFS, dopo aver oltrepassato i quindici anni di attività con oltre 200 titoli in catalogo, ha recentemente rilanciato la propria presenza sul mercato della piccola editoria, affrontando con coraggio un complessivo rinnovamento della veste grafica e dell’organizzazione delle collane. Nel tradizionale filone di interesse storiografico una delle ultime fatiche editoriali è stata la pubblicazione del Dizionario biografico degli anarchici italiani, che ha coinvolto per circa tre anni un centinaio di studiosi.[Dizionario biografico degli anarchici italiani, diretto da Maurizio Antonioli, Giampietro Berti, Santi Fedele e Pasquale Iuso, v. 1: A-G; v. 2: I-Z, Pisa, BFS, 2003-2004.]

La stesura dei duemila lemmi si è avvalsa di tutte le fonti disponibili: carte di polizia, memorialistica, pubblicistica, stampa periodica, fonti orali, riuscendo ad offrire una panoramica della variegata realtà del movimento anarchico, nell’arco temporale compreso tra metà Ottocento e gli anni ’60 del Novecento, con alcuni prolungamenti successivi. Ne emerge il quadro di un movimento diffuso sul territorio nazionale, anche se con una certa preponderanza delle regioni centro-settentrionali, saldamente inserito nelle lotte del proletariato, sia sotto il profilo dell’azione politica, sia, a dispetto della tesi che vede negli anarchici l’espressione dei ceti artigianali e piccolo borghesi, sotto quello della composizione sociale.
Sul versante della promozione culturale, convegni e incontri organizzati dalla “Serantini” formano un nutrito elenco. Ciascuno di essi cerca di non limitarsi ad inseguire la tematica o l’anniversario del momento, ma di rappresentare, piuttosto, il culmine di un quotidiano lavoro di costruzione di percorsi di ricerca e salvaguardia delle fonti, elementi portanti della biblioteca e, dal 1995, anche dell’Associazione Amici della BFS. I membri di quest’ultima costituiscono un supporto essenziale di impegno volontario e sostegno economico, di varia estrazione politico-culturale sono distribuiti sull’intero territorio nazionale ed anche all’estero.
Tra le più significative iniziative culturali si possono segnalare i seguenti convegni: “L’antifascismo rivoluzionario: l’azione e la critica degli anarchici nella lotta al fascismo” (1992), “Giovanni Rossi (Cardias) 1856-1943: e la comunità sperimentale antiautoritaria” (1993), “Il ’94: rivolte e solidarietà popolari nella crisi di fine secolo” (1994), “Pietro Gori e i profeti del liberato mondo” (1996), “Maschera e rivoluzione: visioni di un teatro di ricerca” (1997), “Il pensiero e l’azione di Aldo Capitini nel trentennale della morte, 1968-1998” (1998), “Galileo Galilei e Giordano Bruno nell’immaginario sociale dei movimenti popolari fra Otto e Novecento” (1999), “Carlo Rosselli, Camillo Berneri, la guerra di Spagna e l’anarchismo iberico” (2001), “L’età della rivolta: società di massa, movimenti di protesta e idee di rivoluzione negli anni ’60 e ’70” (2002), “Il confino di polizia, 1926-1943: la repressione del dissenso sociale e politico nell’Italia fascista” (2004), “Luigi Fabbri: vita e idee di un intellettuale anarchico e antifascista” (Fabriano, 2005) e “Un’idea di libertà : la stampa periodica indipendente in Toscana dalla caduta del fascismo alla nascita della repubblica (Pisa, 2006).

Un percorso ad ostacoli
La storia della biblioteca “Serantini” è la storia di un impegno collettivo e volontario, che ha ottenuto gratificanti riconoscimenti – come la notifica del “notevole interesse storico” dei suoi fondi e l’ingresso nella rete nazionale degli istituti storici della Resistenza, in qualità di ente collegato – ma ha anche dovuto affrontare situazioni di difficoltà, a partire dalla mancanza di una sede stabile e adeguata.
I primi locali, sede storica della Federazione anarchica pisana in via San Martino 48, vengono abbandonati nel 1986, a causa del mancato rinnovo del contratto di locazione. Costretti a denunciare l’assoluta mancanza di spazi sociali per l’associazionismo di base, i curatori della “Serantini” occupano quindi l’ottocentesco Palazzo Cevoli, di proprietà comunale, condividendolo insieme a molte altre associazioni cittadine. La risposta da parte dell’amministrazione è un’ingiunzione di sfratto, presto diventata esecutiva, e solo nel 1992 si prospetta finalmente una via d’uscita al problema, grazie alla firma di una convenzione con la Provincia di Pisa. L’amministrazione provinciale assume infatti l’impegno di tutelare e valorizzare il patrimonio della biblioteca e individua dei locali autonomi all’interno del complesso scolastico Concetto Marchesi, dove la “Serantini” si trasferisce nel 1993. I successivi rinnovi della convenzione, che attualmente vede impegnati anche il Comune e l’Azienda regionale per il diritto allo studio, sono però giunti in porto solo dopo lunghe trattative, a testimoniare, se ancora ce ne fosse bisogno, la scarsa considerazione riservata da molti amministratori – non solo a Pisa – verso le pur basilari richieste provenienti dagli istituti culturali. Nel frattempo, l’Associazione Amici della BFS ha deciso di puntare in alto, aprendo una sottoscrizione per l’acquisto di un immobile da adibire a nuova sede dell’istituto. Il patrimonio complessivo è giunto a contare oltre 32.000 monografie (libri e opuscoli), 4.200 testate di periodici e numeri unici di cui 170 in corso di pubblicazione, 6.000 fotografie e cartoline illustrate, 5.000 manifesti, oltre 50.000 volantini, 120 fondi d’archivio, di persone e organizzazioni, alcune centinaia di registrazioni sonore e video e, ancora, quadri, gessi, litografie e testimonianze materiali come cimeli, bandiere, stendardi, striscioni e simili. Agli inizi del 2008, dopo alcuni incontri con i rappresentanti dell’Università, la biblioteca ha ottenuto la possibilità di stoccare presso l’archivio dell’Ateneo alcuni materiali, concedendo così momentaneo respiro a una raccolta in continua espansione. In particolare, i curatori della “Serantini” stanno puntando a rafforzare in maniera considerevole le raccolte di saggistica anarchica e libertaria in lingua straniera e a tal fine hanno consolidato un’estesa rete di relazioni con case editrici delle aree linguistiche francesi, inglesi, tedesche, spagnole, portoghesi e greche. La biblioteca partecipa inoltre alla rete della FICEDL (Fédération internationale des centres d’études et de documentation libertaires) e nel settembre 2009 ospiterà a Pisa il prossimo incontro internazionale.

Luigi Balsamini

Questa voce è stata pubblicata in Editoriali. Contrassegna il permalink.