Sgomberi e rimpatri: il modello di integrazione del Comune di Pisa

Dopo tanti annunci, proclami e false notizie diffuse ad arte, la Giunta Comunale di Pisa è venuta allo scoperto, mostrando senza alcuna ambiguità il vero volto della politica delle ordinanze. Da ieri è infatti in corso lo sgombero e la distruzione di due campi abusivi che si trovavano sul territorio pisano, quello sull’Aurelia e quello di Cisanello. In parallelo, è iniziato il progetto di rimpatrio assistito e volontario messo in campo dal Comune per tentare di parare eventuali critiche rispetto a scelte che fanno invidia alla Lega.

I giornali cittadini di oggi mostrano tutta l’imponenza di un’operazione mediatica, oltre che politica, orchestrata fin nei minimi particolari: sgomberi e ruspe da una parte, qualche spicciolo per i rimpatri dall’altra; destra che applaude sostenendo che loro da anni parlavano di cacciare i rom dal territorio pisano (un po’ meno applaudita invece la scelta di destinare qualche soldo al rimpatrio), e sinistra che si autoproclama modello di gestione delle politiche sull’immigrazione.

Sulla Nazione c’è persino un trafiletto che spiega come l’attuazione della stessa soluzione per i “vu’cumprà” non sarà altrettanto facile. È proprio questo trafiletto che, nella sua becera semplicità, coglie al meglio, al di là di una cortina fumogena fatta di proclami e sciocchezze varie, lo spirito di ciò che sta succedendo.

Nonostante l’apparato mediatico scomodato, è infatti chiara la brutale e cinica logica che sta dietro la politica del Comune: come annunciato mesi fa in seguito all’approvazione del pacchetto di ordinanze di cui fa parte anche quella relativa ai campi Rom, il Comune ha raso al suolo le abitazioni di fortuna in cui numerose famiglie vivevano spesso da anni. Per “ammorbidire” l’operazione ha architettato poi l’operazione-rimpatrio.

Più che di una proposta innovativa, si tratta da una parte di un ricatto disumano, e dall’altro di un provvedimento assolutamente inutile. Ricatto, perchè i Rom sono stati semplicemente messi di fronte all’alternativa di tornare in Romania – con un piccolo bonus, così da rendere più appetibile la proposta – o vedere distrutte le proprie baracche. Inutile, perché a parte il fatto che niente impedisce a chi è partito di tornare a Pisa, quella dei rimpatri non è certo una politica attuabile nei confronti di tutti i migranti che in futuro, in seguito a dinamiche indipendenti dal Comune, giungeranno a Pisa.

Qualche tempo fa un articolo del Tirreno spiegava che l’ "innovativa" idea dei rimpatri assistiti era figlia legittima del pacchetto di ordinanze approvate. Pare che questo, purtroppo, sia vero.

Le foto sono tratte da Pisanotizie.it

J. Bonnot

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