Comitati di sostegno agli arrestati e alle arrestate del primo maggio berlinese

Riceviamo e pubblichiamo: La notte tra il Primo e il 2 di Maggio, in seguito alla manifestazione anticapitalista tenutasi a Berlino, sono stati arrestati – a distanza di ore dal termine del corteo – 250 tra compagne e compagni, quasi tutti tedeschi, tra cui erano però presenti un compagno italiano, uno polacco, uno greco e uno turco. Alla fine del fermo di polizia, la maggior parte sono stati rilasciati, 25 sono stati processati per direttissima, e 17 sono rimasti in carcere in attesa di giudizio.
 
Da quel momento in poi, per loro è iniziato l’inferno.
In virtù delle cosiddette “leggi antiterrorismo”, in vigore in Germania come in Francia, e che ora iniziano ad essere introdotte in Italia attraverso il “pacchetto sicurezza”, è stata negata agli arrestati, per i primi sette giorni, la possibilità di contattare chiunque, compreso i loro avvocati. Una volta terminato questo primo periodo di reclusione, essi sono stati posti in un regime di detenzione così organizzato: un’ora d’aria al giorno, seguita da 23 di isolamento, con la possibilità di avere un colloquio di mezz’ora ogni due settimane, a cui possono partecipare massimo tre persone. A ognuno di questi colloqui deve essere presente un interprete-traduttore giurato, che – danno oltre alla beffa di essere controllato in ogni momento – è completamente a loro spese.
 
Questo stato di cose potrebbe durare per altri sei mesi, il tempo “necessario” a giudici e procuratori a visionare foto e filmati della manifestazione. Solo allora si aprirebbe il processo, ed è evidente che per gli arrestati del Primo Maggio berlinese, le autorità hanno in serbo un lungo periodo di reclusione forzata nelle condizioni sopra citate.
Gli arrestati sono accusati di aver partecipato agli scontri del Primo Maggio, e la pena prevista per i reati imputati loro va dai 2 agli 8 anni. Tre di quei diciassette compagni (di cui due minorenni) sono stati addirittura accusati di tentato omicidio, e non sappiamo cosa dobbiamo temere per il compagno turco, che probabilmente rischierà ancora di più, in un’Europa che prevede la libera circolazione delle merci e reprime con la violenza più dura la libera circolazione delle persone.
Questo è soltanto l’ultimo degli innumerevoli casi di repressione nei confronti dei movimenti sociali, in Germania come nel resto d’Europa.
 
Le leggi antiterrorismo francesi che hanno portato all’arresto dei “Nove di Tarnac”, il pacchetto sicurezza italiano che blinda, filma e registra chi partecipa a una manifestazione, e tutti i deliri securitari esplosi negli ultimi tempi hanno la stessa origine, e soprattutto, lo stesso fine.
Reprimere il dissenso, privare della libertà chi lotta per un mondo diverso, rinchiudere dietro le sbarre di una galera o di un CPT tutti coloro che non accettano la barbarie del capitalismo e di questa società, terrorizzare chi assiste a tutto questo per soffocare la scintilla della loro autodeterminazione e della loro rabbia.
Ma noi non abbiamo paura. Noi non resteremo in silenzio.
 
Abbiamo dato vita – e invitiamo a dare vita – a differenti Comitati di Sostegno agli Arrestati del Primo Maggio berlinese, in Italia, in Francia e in Germania, per non permettere che questa ennesima ondata di violenza istituzionale colpisca nell’indifferenza generale. Abbiamo dato vita a questi Comitati per chiedere l’immediata scarcerazione di tutti gli arrestati del Primo Maggio, l’immediata cessazione del regime duro di isolamento a cui loro e gli altri detenuti sono sottoposti, e per denunciare pubblicamente l’assurdità della repressione contro i movimenti sociali condotta in nome di un presunto “antiterrorismo”, fine soltanto agli interessi di Stato e capitalismo.
 
COSTRUIRE LA SOLIDARIETÀ, ABBATTERE LE CARCERI! LIBER* TUTT*!
 
Comitato di Sostegno agli Arrestati del Primo Maggio berlinese
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