Stamani presidio davanti al Rettorato e irruzione in Senato accademico, l’Onda non si arresta

Galleria foto. Pisa_Stamani nonostante il periodo ultra estivo, gli studenti dell’Onda si sono dati appuntamento davanti al Rettorato. All’interno il Senato Accademico, fuori caldo e afa, oltre al solito gruppo di digossini in perlustrazione con macchine fotografiche al seguito.

Dopo un paio d’ore dal momento del concentramento, quando il numero dei presidianti era soddisfacente e il Senato aveva finito le comunicazioni, gli studenti hanno fatto irruzione dentro la sala dei Cherubini dove i senatori stavano iniziando a discutere dei primi punti all’ordine del giorno.

É stato così letto un documento che vi riportiamo integralmente di seguito. La prima reazione del Senato non è stata delle migliori, nonostante dopo la lettura, gli studenti e i precari, si siano diretti verso l’uscita, i senatori con a capo il Rettore si sono alzati senza rispondere a nessuna delle domande presenti nel documento e facendo pensare ad un annullamento della seduta. Era invece l’ora della merenda.
In seguito ci è stato detto che all’interno del Senato già nelle comunicazioni uno dei rappresentanti degli studenti aveva evidenziato la necessità che il Senato si esprimesse in merito agli arresti della giornata di ieri e in merito all’intera azione repressiva e intimidatoria portata avanti dalla procura di Torino. La risposta del Rettore è stata quella da copione. Pasquali preferisce non prendere posizione. Niente di nuovo sotto al sole.

Vinz

STASERA SI SVOLGERà UN’ ASSEMBLEA DELL’ONDA, ALLE 21.30 C/O PALAZZO MATTEUCCI IN PIAZZA TORRICELLI (ANGOLO PIAZZA DANTE) PER DISCUTERE DELLE PROSSIME AZIONI DI PROTESTA.


Di seguito il documento letto dagli studenti dentro il Senato Accademico:

Gli arresti e le perquisizioni di ieri mattina rispondono ad un preciso disegno del governo che mira a reprimere in maniera vendicativa il movimento dell’onda. Sono stati colpiti per ora ventuno ragazzi che hanno partecipato alle giornate di contestazione contro il G8 sull’università, ma noi rivendichiamo ogni gesto di quella giornata come pratica collettiva e condivisa.
Per tutto ciò ieri abbiamo occupato il rettorato: in solidarietà agli arrestati e contro le intimidazioni. Ma questa azione significa anche riaffermare una pratica che consideriamo legittima e mettere il dito nelle contraddizioni emergenti tra le istituzioni del nostro ateneo. L’onda è un movimento di massa, che anche a luglio riesce a dare una risposta nazionale ad un avvenimento improvviso quanto grave. L’onda continua a portare avanti istanze condivise, le stesse che da ottobre vedono d’accordo la stragrande maggioranza delle componenti universitarie. Ogni gesto compiuto dagli arrestati nasce nell’onda e ci sentiamo complici, perchè dopo mesi continuiamo ad affermare una scelta di parte contro questo governo e non ci accontentiamo delle dichiarazioni propagandistiche pronunciate una tantum da un alto scranno di questo ateneo. Noi non ci siamo arresi ad ottobre, abbiamo continuato a vivere dignitosamente per tutti i mesi a seguire.

Crediamo invece che questo consesso, forse perchè debole nell’opporsi alle scelte del rettore, ma non per questo meno complice, abbia negli ultimi mesi avvallato l’instaurarsi di uno stato di eccezione permanente, abbandonando ogni forma di mediazione verso i movimenti universitari e delegandola al governo ed alle forze dell’ordine. Le istituzioni di questo ateneo, come di molti altri, scegliendo di non prendere mai una posizione netta nei confronti del governo, sono di fatto servite da sponda per il piano distruttivo che questo aveva nei confronti dell’università ed ora per il piano repressivo verso quei movimenti che cercano in tutti i modi di continuare ad esprimere un opposizione concreta.

Gli esempi non mancano: si inizia con l’approvazione del bilancio a novembre, in cui prima il rettore negò ogni confronto pubblico sul tema e poi militarizzò il rettorato durante l’approvazione, impedendo ad un consigliere di amministrazione rappresentante degli studenti di partecipare alla votazione, sequestrato dalla digos presente all’interno della seduta. Si è passati poi per le cariche della celere a dei manifestanti che pacificamente contestavano la visita di marcello pera in sapienza, dopo le quali il rettore non ha speso una parola. Infine si giunti a ieri, giornata nella quale alla richiesta di un confronto col rettore, ci è stato risposto indirettamente, ma malcelatamente, con una richiesta di intervento alla digos. Ancora una volta: silenzio da parte del rettore e passaggio della gestione politica alle forze dell’ordine.

Noi oggi chiediamo per quanto tempo ancora si vuole rimanere sospesi in questi meccanismi. Per quanto tempo e soprattutto perchè si vuole continuare a navigare a vista, senza nessun reale progetto, tra le macerie di questa università. Chiediamo al senato e al rettore se sono dalla parte dell’onda o dalla parte del governo. Non basta dirsi contro la legge 133 ad ottobre se poi se ne applicano i dettami non solo economici ma soprattutto politici: chiediamo perchè per far fronte alla diminuzione dell’ffo si è scelto di tagliare sulle biblioteche; chiediamo perchè si è tentato di aumentare le tasse per i fuori corso senza cercare di risolvere i problemi della didattica; chiediamo perchè si interpretano creativamente le leggi sui contratti per la didattica, per svalutare il lavoro dei ricercatori e togliere loro qualsiasi dignità obbligandoli a lavorare gratuitamente; chiediamo perchè si riducono le borse di dottorato; chiediamo perchè si sbarrano gli accessi alle lauree magistrali e perchè si aumentano immotivatamente le tasse di iscrizione ai test d’ingresso e nelle facoltà aleggia sempre più spesso lo spettro dei numeri chiusi.
D’altra parte chiediamo perchè si continua a speculare in edilizia e si accendono mutui di euro, per costruire strutture per le quali mancheranno i soldi per la gestione e la manutenzione; si sprecano soldi in cerimonie inutili; si mantengono altissime le spese per le indennità di carica e per i gettoni di presenza, retaggio di un regime feudale.

Per giustificare le vostre scelte non siete mai andati oltre il piagnisteo, ma verso le vittime dei provvedimenti non avete esitato ad abusare della vostra posizione.

Noi ieri, oggi e soprattutto domani, continueremo invece a distinguerci, rimanendo legati ad un’altra idea di università, che difenderemo in tutti i modi possibili e con tutte le pratiche. Il piagnisteo non ci piace: staremo ogni giorno a vigilare e ad agire.

Oggi da voi esigiamo che vi esprimiate finalmente in merito alle manovre del governo, non importa se positivamente o negativamente: vogliamo semplicemente aver chiaro cosa pensate.

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