di D.O.
Migliaia di docenti precari della scuola sono disperati, e protestano in tutta Italia. A pochi giorni dalla ripresa delle lezioni, i tagli del governo hanno come effetto il mancato rinnovo dei contratti per i docenti non di ruolo, tanto che la rivista di settore Tuttoscuola (vedi sotto) stima che 110 mila insegnanti precari non troveranno una collocazione nel nuovo anno scolastico.
Questa mattina in redazione (1 settembre) è arrivata la mail di Paola, “un’insegnante – ci scrive – vittima come migliaia di persone dei tagli irresponsabili alla scuola. Bisogna dar voce alle varie forme di protesta che stanno prendendo voce in tutta Italia. Abbandonati e dimenticati da tutti, anche noi (alcuni fortemente) stiamo vivendo un dramma sociale che si aggiunge a quello causato dalla crisi economica”.
Paola condivide la sua denuncia con migliaia di altre persone, vittime, da un anno all’altro, della scure impugnata da un lato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti (artefice dei tagli al bilancio) e dall’altro dalla ministra dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, piuttosto insensibile – denunciano insegnanti e sindacati – al dramma di questi giorni. E’ sempre Tuttoscuola a ricordare che nell’anno scolastico passato gli insegnanti con contratto a tempo determinato furono oltre 131 mila. E che di questi solo 8 mila hanno firmato, negli scorsi giorni, un contratto a tempo indeterminato. Per tutti gli altri, secondo Tuttoscuola, “sarà molto difficile che venga confermata la nomina a tempo determinato come è quasi sempre avvenuto in questi anni”.
La protesta monta. Solo in Campania sono 8 mila i posti a rischio, e oggi (31 agosto) a Napoli una cinquantina di precari ha bloccato per diverse ore le operazioni di immissione in ruolo e le nomine annuali degli insegnanti, manifestando nella sala d’attesa dell’ufficio scolastico regionale. Ci sono stati gli inevitabili “momenti di tensione” (come li battezzano le agenzie) seguiti dall’intervento della polizia e, addirittura, della Digos (riferisce l’Agi). Un’altra protesta si è svolta a Cosenza davanti al Provveditorato degli studi, che ha tagliato 450 posti di lavoro nella provincia. Ancora in Campania, a Benevento, sette precarie in attesa del ruolo da oltre dieci anni e iscritte al `Comitato insegnanti precari’, si sono recate sul punto più alto dell’ex provveditorato: chiedono garanzie sul proprio futuro e su quello dei 500 colleghi sanniti che rischiano di rimanere disoccupati. A Caserta, due giorni fa, un marito e una moglie, amministrativi senza lavoro, hanno minacciato per ore di lanciarsi giù da una finestra dell’ufficio Scolastico provinciale.
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In Sardegna l’anno scolastico si aprirà con la protesta degli insegnanti e del personale amministrativo. La Flc Cgil dell’isola ha infatti organizzato per il 17 settembre prossimo, primo giorno di scuola, un sit-in davanti alla direzione scolastica regionale, ai vari uffici provinciali e all’assessorato regionale della Pubblica istruzione. “Complessivamente – osserva il segretario regionale della Flc Cgil, Peppino Loddo – sono a rischio 2.448 posti nell’organico di diritto (di cui 1.839 docenti, soprattutto delle scuole medie e superiori), 121 in più rispetto ai tagli preventivati dal ministero”.
Anche al Nord, analoghe preoccupazioni. A titolo d’esempio, basti la denuncia della Flc Cgil di Bergamo: “Nella nostra provincia – dice il segretario bergamasco Tobia Sertori – rispetto all’anno scolastico scorso, circa 500 persone (molti con famiglia a carico) non avranno più la cosiddetta supplenza annuale, dopo anni di lavoro come precari nella scuola”.
Se quanti più posti possibile non verranno assegnati, diventa fondamentale la copertura degli ammortizzatori sociali. E’ quanto sottolinea la Flc Cgil nazionale segnalando che “le proteste di questi giorni, la disperazione, come nel caso di Caserta, di lavoratori che rimangono senza lavoro segnalano tensioni sociali sempre più ampie e che rischiano di essere ingovernabili. Fino ad ora – denuncia il segretario generale Mimmo Pantaleo – non ci sono state risposte concrete da parte del ministro Gelmini che invece si diletta a parlare d’altro quasi che la questione non la interessi. Non si può continuare a discutere sui tavoli tecnici senza passi in avanti nel mettere in campo soluzioni concrete, a partire dagli ammortizzatori sociali e dalla copertura di tutti i posti vacanti, rivedendo i tagli che sono incompatibili per garantire qualità formativa e occupazione”. Secondo il sindacato della conoscenza “servono interventi rapidi e senza il solito balletto delle responsabilità tra i diversi ministri”, altrimenti “in autunno sarà inevitabile lo sciopero generale”.