“È la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente.”

Il sistema di comunicazione italiano è già da tempo considerato da istituzioni internazionali come Freedom House, parzialmente a rischio, in particolare per i problemi che il conflitto d’interesse e la concentrazione esistente determinano. Ma negli ultimi mesi abbiamo assistito a un crescendo impressionante di iniziative contro una libera informazione. Pensiamo, solo per rimanere ai giorni scorsi, alla querela e il tentativo di zittire il quotidiano La Repubblica, alla vendetta contro Avvenire, agli interventi autoritari messi in atto sul palinsesto Rai.
 
Sta partendo l’epurazione di RaiTre: gli attuali direttori di Tg3 e RaiTre, Antonio Di Bella e Paolo Ruffini, sono ritenuti da tutti ottimi professionisti, fra i migliori della Rai.
Danno però fastidio. Devono perciò essere sostituiti per arrivare a eliminare dalla rete un gruppo di programmi per Berlusconi pericolosi. Si tratta anzitutto di "Che tempo che fa" di Fabio Fazio e di "Report" di Milena Gabanelli (la Rai minaccia di non garantire più ai giornalisti di Report la copertura legale per le loro inchieste), quindi dei salotti di Serena Dandini e di Daria Bignardi, "Parla con me" e "L´era glaciale".
L’inizio di AnnoZero viene rimandato di settimana in settimana perché i contratti per la redazione del programma non sono pronti; il Tg1 di Minzolini viene continuamente accusato di strizzare l’occhio alla maggioranza, nascondendo gli scandali che hanno travolto il Premier.
 
Le recenti azioni giudiziarie del Presidente del Consiglio contro Repubblica e Unità, nonché quelle minacciate a giornali esteri quali El Pais e Nouvel Observateur, in realtà, sono solo la punta dell’iceberg dell’emergenza: dalle pressioni sugli operatori dell’informazione alle norme sulle intercettazioni, dai tagli all’editoria a quelli al sistema culturale e dello spettacolo, dall’uso delle risorse pubblicitarie ai meccanismi di nomina Rai: sembrano tanti tasselli di un unico disegno che punta a eliminare qualsiasi forma di dissenso alla linea del governo.
E si interviene sulla libertà d’informazione non solo distorcendo la realtà con una verità di parte presentata come realtà dei fatti, ma anche con il silenzio sui temi più sgraditi. Siamo di fronte all’evidente non rispetto del fondamentale concetto di obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell’informazione.
 
Di fronte a tutto ciò, la Federazione nazionale della stampa ha promosso una manifestazione che doveva svolgersi sabato 19 a Roma. La Fnsi ha però comunicato il rinvio della manifestazione al 3 Ottobre a causa della morte dei sei militari italiani in Afghanistan, nella "permanente volontà di pace quale condizione indispensabile di una informazione libera e plurale".
 
La Fnsi ha rivolto un appello a tutte le forze sociali, sindacali, associative e a tutte le cittadine e i cittadini, affinché senza distinzione di parte o di schieramento, vogliano raccogliere questo invito e partecipare a questa grande iniziativa. La manifestazione si propone, in primo luogo, di rafforzare e di tutelare i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione (quello riservato alla libertà di stampa) e il diritto inalienabile di ogni cittadino alla conoscenza, alla informazione completa e plurale e alla comunicazione, che per essere tale non può subire forma alcuna di bavaglio.
Molte, moltissime le adesioni (vedi le adesioni aggiornate).
 
Gustavo Zagrebelsky (ex Presidente della Corte Costituzionale), con Franco Cordero e Stefano Rodotà, ha lanciato l’appello contro "il tentativo ridurre al silenzio la libera stampa" che ha già raccolto quasi 300 mila firme, tra cui direttori di grandi periodici e quotidiani europei come Guardian, Independent, The Times, El Pais, Die Zeit, Libération, il settimanale Le Nouvel Observateur.
Anche la stampa cattolica si schiera a favore della manifestazione di sabato prossimo. L’Avvenire in un editoriale scrive: "Il dubbio è che qualcosa stia vacillando nella informazione in Italia e in questo senso la manifestazione di sabato prossimo non è un appuntamento retorico, né formale".
 
Come l’approccio alla libertà di stampa, tutte le attuali politiche governative – in materia di diritto del lavoro, sicurezza, immigrazione, giustizia e istruzione pubblica – sottopongono il nostro sistema costituzionale a forte e intollerabile instabilità.  Quello accennato – vedremo come sarà messo in pratica e come proseguirà – sembra essere un passo molto importante, ma pensando all’articolarsi dell’intero contesto italiano viene solo da dirsi “era l’ora!”.
 
Zeliha P.
 
La frase del titolo è di Humphrey Bogart in L’ultima minaccia, 1952.
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