Roma, 14 settembre, 4:30 del mattino. L’intero quartiere della Magliana viene svegliato da uno spiegamento di polizia degno di quello messo in campo per arrestare Provenzano. Ci sono addirittura gli elicotteri. Stavolta però le forze dell’ordine non devono arrestare un pericoloso latitante. Stavolta il bersaglio è la scuola “8 marzo”.
La ex-scuola “8 marzo” è un edificio, di proprietà comunale, che da più di due anni è occupato da circa 40 famiglie, molte delle quali con bambini piccoli. Dopo un lungo periodo di abbandono e incuria, durante il quale il palazzo è stato meta di tossicodipendenti e traffici vari, gli occupanti, ovviamente a loro spese, lo hanno ristrutturato e restituito all’uso, realizzandoci, oltre alle proprie abitazioni, una serie di spazi comuni fruibili da tutti.
Che tante amministrazioni comunali italiane preferiscano lasciare abbandonate le proprie proprietà piuttosto che concederle a chi si trova a dover affrontare un’emergenza abitativa non è, ahimè, cosa nuova.
Tutto è cominciato il 10 settembre, quando il Messaggero, di proprietà del noto palazzinaro Caltagirone, ha utilizzato uno spazio della propria edizione nazionale per garantire particolare risalto ad una voce secondo la quale le persone che vivono nella scuola “8 marzo” non sono individui che hanno deciso di riappropiarsi di un diritto fondamentale attraverso l’unico mezzo rimasto per farlo, ma vittime di una specie di racket: dietro all’occupazione della scuola ci sarebbe una sorta di mafia che costringe chi vive nello stabile a pagare un pizzo.
Il risultato dell’operazione è pesantissimo: tutti i presenti vengono identificati, e cinque compagni vengono arrestati con l’accusa di associazione a delinquere.
http://www.infoaut.org/articolo/la-magliana-resiste
http://www.ilmanifesto.it/l’attacco ai senza casa