Nuove condanne internazionali ai respingimenti in Libia

Human Rights Watch, forse la più importante organizzazione indipendente di monitoraggio dei diritti umani, ha pubblicato oggi un rapporto dal titolo "Pushed Back, Pushed Around" che analizza, attraverso i racconti di 91 testimoni, il meccanismo dei respingimenti di immigrati in Libia e le sue conseguenze. La descrizione è un susseguirsi senza fine di violazioni dei diritti più basilari, un dipinto di torture e violenze che la mente fatica a collegare a nazioni europee.
 
Per chi in Italia ha già avuto occasione di vedere i reportages "Come un Uomo sulla Terra" (Riccardo Biadene, Andrea Segre, Dagmawi Yimer) o "Noi difendiamo l’Europa" (Roman Herzog), le situazioni descritte non sono nuove. La forza e la fama di Human Rigths Watch potrebbero però raggiungere un pubblico più ampio e internazionale, almeno tra gli addetti ai lavori.
All’organizzazione non è permesso di visitare i campi di detenzione in Libia e molte delle informazioni a cui è pervenuta sono state raccolte al di fuori dei confini libici.
 
Questo perché, dichiara il rapporto, "il rischio di ritorsioni in Libia è troppo grande…. un uomo da noi intervistato fu arrestato subito dopo".
Le testimonianze riportate in "Pushed Back, Pushed Around" raccontano di pratiche agghiaccianti anche da parte degli agenti della nostra Guardia di Finanza: percosse e uso di scariche elettriche per costringere i richiedenti asilo a sbarcare dalle motovedette.
Nel mirino anche le autorità maltesi, ritenute colpevoli di lasciar passare le imbarcazioni in difficoltà nelle acque sotto il loro controllo per lasciare all’Italia l’incombenza di soccorrerli. Calcoli sulle mappe delle acque territoriali che non tengono conto delle richieste di soccorso.
 
Human Rights Watch si schiera dunque con l’Alto Commissariato per i rifugiati (Unhcr), il commissario europeo per la giustizia, libertà e sicurezza Jaques Barrot e con tutti coloro che denunciano le connivenze tra governo italiano e quello libico suggellate dal loro "Patto di amicizia e cooperazione". Le misure contenute nel patto sono finanziate per il 50 per cento dall’Italia e per il 50 per cento dall’Ue.
Il presidente dell’Unhcr, Antonio Guterrez, ha divulgato lunedì una nota in cui si chiede con forza all’Italia di smettere di respingere i migranti verso la Libia: "La nostra posizione è molto chiara. In Libia non esistono le condizioni necessarie per garantire la protezione dei richiedenti asilo". I
 
l problema principale rimane che la Libia non riconosce l’autorità dell’Unhcr, non è firmataria della convenzione sui rifugiati e che lo stesso direttore dell’Ufficio Immigrazione libico lancia affermazioni come "non ci sono rifugiati in Libia, ci sono solo immigrati illegali che non possono essere descritti come rifugiati".
 
Gli appelli alla Libia rimarranno quindi probabilmente inascoltati, ma l’Italia vorrà ascoltare le istituzioni internazionali di cui è membro e di cui riconosce l’autorità?
 
scritto da Marcello Brecciaroli. Tratto da Peacereporter
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