Rebeldia: “questo è un paese per vecchi (e burocrati)”.

Riceviamo e pubblichiamo: Da quasi un anno, ormai, continuiamo a chiedere che venga convocato il
tavolo tecnico con
i rappresentati delle istituzioni per trovare una soluzione alla sede delle
attività del Progetto
Rebeldía. Una soluzione definitiva, che riconosca l’utilità sociale di un
luogo democratico e
orizzontale, basato sull’autogestione e aperto a tutti. Era stato un
preciso impegno della Giunta
Fontanelli.

Siamo venuti a sapere dai giornali locali che l’Amministrazione ha fissato
un colloquio con
Rebeldía, venerdì 16 ottobre in Sala delle Baleari. Si tratterebbe di un
incontro relativo al
percorso interistituzionale finalizzato alla ricerca di spazi idonei alle
politiche giovanili.
Andremo venerdì prossimo in Comune. Siamo sempre stati a favore di un
dialogo pubblico
e trasparente: per questo è giusto che l’opinione pubblica sia informata
dell’operazione che sta
dietro a questo invito.

Il Comune ha proposto un protocollo d’intesa che coinvolge la Provincia,
l’Università e
l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario: ovvero i
quattro soggetti che
partecipano insieme a Rebeldía al Tavolo interistituzionale aperto ormai
da due anni e mezzo
(per approfondire si vada a
http://www.rebeldia.net/upload/dossier_trattativa.pdf).

Prendiamo dunque atto che il Comune ha aperto un nuovo Tavolo, senza
Rebeldía ma con
gli Enti istituzionali: l’obiettivo stavolta è quello di «individuare gli
spazi da destinare ad
attività socio-culturali studentesche e giovanili», da assegnare tramite
bando a una
associazione o un gruppo di associazioni per la creazione di un
«laboratorio di cittadinanza
attiva, aperto alla città, ai giovani e migranti, nell’ottica di
favorirne l’integrazione culturale
nel rispetto dei principi di legalità, sicurezza, sostenibilità sociale e
dei valori di pace».

Tutte
cose molto belle e nobili, che ci trovano d’accordo anche perché avvengono
già,
quotidianamente, attraverso le attività del Progetto Rebeldía.
Ora però i nostri 4 Enti hanno deciso di investire una somma pari a
300.000 euro (15.000
euro l’anno ognuno, per 5 anni), per l’affitto di uno spazio da trovare sul
mercato immobiliare,
dove fare tutte queste cose. In realtà gli Enti sanno perfettamente dove
andranno questi soldi:
nel protocollo non viene detto, ma lo spazio è già stato individuato in
una palazzina in via
Saragat, di proprietà delle Ferrovie dello Stato.

Si tratta di una
struttura che ci era stata
segnalata come una possibile soluzione per Rebeldía, riscontrando un
nostro interesse, ma
sulla quale il Comune non ha mai inteso fare una progettazione seria e
partecipata.
Nel luogo oggetto del protocollo, per espresso divieto, non si potranno
svolgere attività di
spettacolo pubblico e si dovrà pagare un affitto. È previsto a proposito
un bando che funziona
come una asta al rialzo: in pratica, l’associazione (o il gruppo di
associazioni) che offre di più
ha buone probabilità di vincere.
Si tratta di una maniera bizzarra di intendere il sociale, in cui si
confonde il volontariato
con un centro erogatore di servizi, il terzo settore con l’impresa. Fa
effetto che proprio Enti
come il Comune o la Provincia di Pisa rivelino questa concezione
burocratica e miope delle
«attività socio-culturali studentesche e giovanili».

Ma ci sono anche altri punti che non convincono. Proviamo ad elencarli,
convinti di dare un
contributo utile alla discussione:

– nel protocollo gli Enti sostengono di non avere propri spazi da impiegare
e per questo
devono ricorrere al mercato immobiliare: affermazione che non è supportata
da alcuna
relazione o studio al riguardo, segno di una mancanza di progettazione e
utilizzo delle risorse
interne;

– si vuole offrire uno spazio per le attività sociali alla città, ma a
breve termine: dopo 5 anni
dovrebbe tornare al proprietario, con buona pace dei 300.000 euro presi dai
contribuenti;

– nel protocollo gli amministratori investono soldi pubblici per uno spazio
ancora da
individuare, mentre sanno che si parla di via Saragat: perché allora non
avviare una trattativa
con le Ferrovie invece di buttare soldi per un affitto con un’operazione
poco trasparente?

– si considerano le attività sociali come se fossero una merce da stoccare
in un magazzino
qualsiasi: manca una qualunque considerazione complessiva della zona in cui
si va a operare,
senza la minima progettualità urbanistica sui bisogni e i caratteri del
quartiere;

– si arriva al paradosso di imporre una ‘scatola chiusa’, pretendendo
l’attività sociale senza
momenti di socialità; si parla di cultura ma la si amputa della musica,
del teatro, dei
cineforum, dei dibattiti, dello sport e di qualsiasi attività di carattere
pubblico: cose di cui la
città ha un gran bisogno (si veda il dibattito sulla ‘movida’ nel centro
storico);

– l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario e
l’Università stornano fondi
destinati alle borse di studio e alle attività degli studenti, mentre
sarebbero altri i capitoli della
spesa universitaria da alleggerire in un momento di difficoltà economica
(indennità di carica,
spese di rappresentanza, ecc.).

Aggiungiamo una considerazione generale che riteniamo importante in questa
sede. Pisa è
una città d’arte e come tale dovrebbe valorizzare la cultura in ogni sua
forma.

La musica è
forse la forma d’arte più popolare: sicuramente la cultura musicale è
parte integrante della
Cultura con la C maiuscola. L’atteggiamento di attacco e chiusura rispetto
al mondo della
musica è quindi contrario ad una politica di sostegno e incentivazione
della cultura stessa,
fatto questo che risulta particolarmente incomprensibile quando sia messo
in atto da
un’Amministrazione che si trova, appunto, a gestire una città d’arte.
Per questi motivi riteniamo che il protocollo d’intesa tra il Comune, la
Provincia,
l’Università e il Dsu sia l’espressione di un approccio poco adatto ad
affrontare le questioni
relative ad attività sociali e giovanili.

Diamo dunque la disponibilità alle istituzioni per cercare insieme altre
maniere di intendere
tali questioni. Ci riserviamo di comunicare loro una data di convocazione
per illustrare le
modalità di gestione del Progetto Rebeldía, che si potrebbe estendere
anche al funzionamento
di altre realtà cittadine autogestite che producono integrazione,
socialità e cultura. Siamo
fiduciosi che l’Amministrazione saprà cogliere questa opportunità:
potrebbe essere un utile
momento formativo e di scambio di idee per gli amministratori e per noi.

Rebeldia
via Battisti 51/633
56125PISA
www.rebeldia.net

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